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LEONARDO DA VINCI: IL CODICE ROMANOFF

Il “famoso ” Codex Romanoff, all'alba del 2024, si porta con sè ancora molte questioni irrisolte.

Crediamo sia giusto fare un minimo di chiarezza circa gli accadimenti.

 

Partiamo dalla famiglia Romanoff: chi era?

 

La dinastia dei Romanov è stata la famiglia imperiale che ha governato la Russia dal 1613 fino alla Rivoluzione Russa del 1917. Ecco una panoramica della storia della famiglia imperiale russa dei Romanov

 

Codice Romanoff Leonardo da Vinci

1481 - 1500

Secondo i fautori del codice Ropmanoff, Leonardo in questo periodo  avrebbe scritto i “famosi” appunti, quelli che verranno indentificati dal mondo Codex Romanoff. 

 

1613 

Michele Romanoff I, dopo un periodo di turbolenza politica noto come il Tempo dei Torbidi, fu eletto zar di Russia dai boiardi, ponendo così fine alla crisi di governo. Questo evento segnò l'inizio della dinastia dei Romanov.

Durante il regno dei primi zar Romanov, la Russia continuò a espandersi verso est e verso ovest, conquistando nuove terre e sottomettendo popoli indigeni.

 

1682 - 1725

Pietro Romanov, detto il Grande, trasformò la Russia in una grande potenza europea, modernizzando l'esercito, la marina e l'amministrazione, e fondando la nuova capitale, San Pietroburgo.

Caterina la Grande consolidò ulteriormente il potere degli zar, estendendo i confini dell'impero e promuovendo l'illuminismo e la cultura.

 

1812

Durante il regno di Alessandro I, la Russia affrontò Napoleone e giocò un ruolo chiave nella sconfitta di Napoleone Bonaparte nella campagna di Russia del 1812.

 

1865

In Russia emerge un manoscritto ( attuale codice Romanoff) scritto in italiano, che riporta ricette. Secondo diversi studiosi che avrebbero esaminato il testo ( ricordiamo che si tratta di una copia redatta da Pasquale Pisapia e non l'originale) lo stile di scrittura. Il testo tratterebbe specificatamente di tipologie di cibo e di ricette piuttosto popolari nel rinascimento italiano. Vio sono anche declinazioni circa la nuova cucina o “Nouvelle cuisine”.  

 

1917

La Russia fu sconvolta dalla Rivoluzione di Febbraio, che portò all'abdicazione dello zar Nicola II (regno: 1894-1917). Successivamente, la Rivoluzione d'Ottobre portò al potere i bolscevichi guidati da Lenin, mettendo così fine alla monarchia e alla dinastia dei Romanov.

 

1918 

lo zar Nicola II, insieme alla sua famiglia, fu giustiziato dai bolscevichi, ponendo così definitivamente fine alla dinastia dei Romanov.

 

2000

la Chiesa ortodossa russa canonizzò la famiglia imperiale come martiri e santi, riconoscendo ufficialmente il loro status di vittime della repressione politica.

La dinastia dei Romanov ha lasciato un'impronta indelebile sulla storia russa e mondiale, con il loro regno caratterizzato da grandi conquiste, ma anche da sfide e conflitti che hanno portato alla fine dell'antico regime monarchico in Russia.

 

2000-2021

Il museo Hermitage viene continuamente sollecitato da diversi esperti a produrre il manoscritto senza che questi ultimi ricevano risposte soddisfacenti. 

Successivamente sarà proprio lo stesso Museo dell'Hermitage a dichiarare di non essere in possesso dell'opera e che non si troverebbe neppure nelle biblioteche o nelle stanze del museo.

Ad oggi, 2024, il museo nega di aver mai ottenuto o conservato il Codice Romanoff.

 

Esiste davvero il Codex Romanoff?

Per capirlo occorre fare un passo indietro e cercare informazioni su Pasquale Pisapia, colui che avrebbe affermato la copiatura, dunque la sua esistenza.

 

Il XIX secolo vide l'emergere di numerosi antiquari di rilievo che contribuirono significativamente alla raccolta, conservazione e studio delle antichità, delle opere d'arte e dei manoscritti storici. Alcuni dei maggiori antiquari del XIX secolo e nessuno ebbe mai avuto un incontro con Pasquale Pisapia:

 

Giovanni Battista Cavalcaselle (1819-1897) 

Storico dell'arte e antiquario italiano, noto per il suo lavoro pionieristico nella documentazione e catalogazione delle opere d'arte rinascimentali italiane.Collaborò con il critico d'arte inglese Joseph Archer Crowe, con cui scrisse importanti opere come "A New History of Painting in Italy".

 

John Ruskin (1819-1900) 

Sebbene principalmente noto come critico d'arte e scrittore, Ruskin era anche un collezionista e sostenitore della preservazione delle antichità.Le sue opere, tra cui "The Stones of Venice" e "Modern Painters", influenzarono profondamente la percezione dell'arte e dell'architettura medievale e rinascimentale.

 

Sir Austen Henry Layard (1817-1894)

Archeologo e diplomatico inglese, famoso per le sue scoperte a Ninive e Nimrud (Mesopotamia).

Le sue esplorazioni portarono alla scoperta di numerosi reperti assiri, molti dei quali sono ora esposti al British Museum.

 

Wilhelm von Bode (1845-1929)

Storico dell'arte e direttore di musei tedesco, svolse un ruolo chiave nello sviluppo del Museo Kaiser Friedrich (ora Museo Bode) a Berlino. Fu un importante collezionista e studioso di arte rinascimentale e barocca.

 

Luigi Lanzi (1732-1810)

Sebbene sia vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, Lanzi è conosciuto per la sua "Storia pittorica della Italia", un'opera fondamentale per la storia dell'arte italiana.I suoi scritti hanno influenzato profondamente la comprensione e la valorizzazione dell'arte italiana.

 

Eugène Piot (1812-1890)

Antiquario e collezionista francese, noto per la sua rivista "Le Cabinet de l'amateur et de l'antiquaire", che documentava oggetti d'arte e antichità. Piot fu uno dei pionieri nel campo dell'antiquariato e della divulgazione delle scoperte archeologiche.

 

Charles Newton (1816-1894) Archeologo britannico noto per i suoi scavi a Cnido e Alicarnasso.

Le sue scoperte includevano importanti reperti dell'antica Grecia, ora esposti al British Museum.

 

Bernard Berenson (1865-1959) Sebbene il suo periodo di maggiore attività sia stato nel XX secolo, Berenson iniziò la sua carriera alla fine del XIX secolo. Fu un critico d'arte e consulente per collezionisti d'arte, noto per la sua expertise sull'arte rinascimentale italiana.

 

Wilhelm Froehner (1834-1925)

 Archeologo e storico dell'arte francese, noto per il suo lavoro con le collezioni di antichità greche e romane al Louvre e in altre istituzioni europee.

 

James Millingen (1774-1845): 

Antiquario e numismatico britannico, noto per le sue pubblicazioni sulle antichità greche e romane e per le sue collezioni di monete antiche.

 

Chi era Pasquale Pisapia?

 

Il dubbio che Pasquale Pisapia fosse realmente un antiquario nasce dal fatto che secondo documentazione presso le case d'aste e le gallerie della Campania nel XIX secolo,  ricche di antiquari e studiosi che contribuirono alla conservazione e allo studio delle antichità locali e internazionali, nessuno ebbe mai contatti con Pisapia, quantomeno riconoscendolo come “addetto del settore”.

 

A quell'epoca, intesa quella relativa alla copia che presumibilmente il Pisapia fece del Codice Romanoff, Leonardo era ampliamente conosciuto e chi trattava l'argomento,  sarebbe stato certamente a conoscenza sia del Pisapia che del Codice Romanoff da lui copiato e, probabilmente, avrebbe avuto modo di scriverne su qualche testo. 

Va ricordato che all'epoca di Pisapia vi erano antiquari campani ( origine del nome Pisapia ) molto noti in grado di sapere dell'esistenza o meno di un eventuale materiale relativo a Leonardo. 

 

Molti erano gli antiquari, ma tra i più noti, e tra questi, non solo non troviamo Pisapia, ma sappiamo che lo stesso Pisapia non ebbe mai avuto rapporti con loro, ne direttamente che indirettamente. 

 

Non abbiamo infatti  trovato nessuna traccia di Pasquale Pisapia nell'Archivio storico di Napoli, ne tantomeno in atti di vendita di beni e immobili tra il 1710 al 1900.

Non abbiamo trovato nessun atto di nascita riconducibile a questo nome e alla sua futura attività di antiquario o mercante in tutta la Regione Campania, e più precisamente nelle provincie di Napoli, Avellino, Caserta, sino a spingerci verso Isernia e Campobasso.

 

Abbiamo tracciato un elenco dei maggiori antiquari dell'epoca, conosciuti sino in Austria. 

Questi erano antiquari noti a tutti i galleristi, bibliografi, librari del periodo, antiquari che potessero aggiungere una testimonianza circa il Pisapia.

 

Di seguito elenchiamo gli antiquari:

 

Francesco Maria Avellino (1785-1850)  

Avellino fu un celebre antiquario e collezionista napoletano, noto per la sua vasta collezione di opere d'arte e antichità. Collaborò con numerosi studiosi e collezionisti dell'epoca.

 

Giuseppe Fiorelli (1823-1896) 

Fiorelli fu un archeologo e funzionario italiano noto per la sua direzione degli scavi di Pompei dal 1860 al 1875. Contribuì significativamente alla comprensione e alla conservazione del sito archeologico.

 

Raffaele Gargiulo (1811-1886)  

fu un famoso antiquario e collezionista di Napoli, noto per la sua attività nel commercio di opere d'arte e antichità. La sua collezione divenne una delle più rinomate della città.

 

Michele Ruggiero (1809-1883) 

Ruggiero fu un noto archeologo e collezionista napoletano, attivo nel XIX secolo. Collaborò con vari studiosi e partecipò a importanti scavi archeologici nella regione della Campania.

 

Francesco De Bourcard (1822-1901) 

 De Bourcard fu un celebre antiquario e collezionista di origine francese attivo a Napoli nel XIX secolo. La sua collezione divenne una delle più importanti della città.

 

Giuseppe Maria Capocci (1815-1885)

Capocci fu un archeologo e collezionista napoletano noto per il suo lavoro nella documentazione e conservazione delle antichità della regione campana.

 

Giuseppe Longo (1815-1874) 

Longo fu un rinomato antiquario e collezionista napoletano, attivo nel commercio di opere d'arte e antichità nel XIX secolo. La sua attività contribuì a promuovere la cultura e l'arte della regione.

 

Francesco Longo (1808-1875)  

Fratello di Giuseppe Longo, Francesco fu anch'egli un antiquario e collezionista attivo a Napoli nel XIX secolo. La sua collezione divenne anch'essa rinomata in città.

 

Francesco Maria Avellino (1785-1850)

Avellino fu un celebre antiquario e collezionista napoletano, noto per la sua vasta collezione di opere d'arte e antichità. Collaborò con numerosi studiosi e collezionisti dell'epoca.

 

Domenico Monaco (1815-1895)

Fu un noto antiquario e collezionista napoletano, attivo nel commercio di opere d'arte e antichità nel XIX secolo. La sua attività contribuì alla diffusione e alla conservazione dell'arte della regione.

 

Bene, tutti questi antiquari non ebbero mai rapporti diretti o indiretti con il presunto Pisapia. 

A questo punto la domanda nasce spontanea: Pasquale Pisapia fu davvero un antiquario? Chi ha affermato con assoluta certezza che lo fosse? 

Secondo le nostre ricerche aggiornate al 2024, non vi sono documenti certi della sua esistenza in vita. Si tratterebbe dunque di uno pseudonimo? Non siamo in grado di confermarlo. 

Le ricette presenti sul codice Romanoff di chi sono?

Secondo quanto indicato nello stesso codice, sembrerebbe che Leonardo abbia scritto circa “la creanza ” della tavola e del ben comportarsi.

Per certo conosciamo l'attenzione al particolare che prestava lo stesso Leonardo per la cucina e per le presentazioni non solo dei piatti, ma anche per l'allestimento della tavola.

 

La cucina era la sintesi armonica di un lavoro meticoloso, fatto di attenzione al dettaglio che non doveva mai essere trascurato.

Leonardo che era solito presenziare ai pranzi di corte e ben sapeva cosa significava “l'estetica” dell'apparecchiamento, la scelta dei tessuti dove poggiare le pietanze, l'ordine di ogni cosa sopra un tavolo. Questo derivava  molto probabilmente anche dal suo senso geometrico e prospettico, dove sia il piatto, le posate, i canestrini e il vino, avevano una loro geometria ben studiata.

Per certo sappiamo che  odiava l'approssimazione ma soprattutto il disordine delle tavole e la loro sporcizia.

Nel rinascimento la tavola era un vero e proprio "campo di battaglia", dove sul terreno si lasciavano resti di sugo, macchine di vino e residui di cibo, ma anche usate per pulirsi la bocca, le mani e il viso.

 

 

Come nasce il libro di cucina?

 

“I quaderni da cucina di Leonardo” scritto da Shelagh Routh nel 1987, descriverebbero in vena umoristica quelli che sarebbero gli appunti di Leonardo tratti dal più famoso " Codex Romanoff ". 

 

Dobbiamo sempre ricordare che questo testo non ha una fonte originale, ma malgrado questo, molti studiosi hanno preso per vero quanto indicato dallo stesso Routh, a tal punto da farlo diventare un dato acquisito.

 

Jonathan Routh
(1927-2008) è nato a Fareham, Inglese, diventato famoso nel 1964 quale regista e autore di un programma TV di  Candid Camera. Nel 1970 lascia tutto e si trasferisce in Giamaica, dando sfogo alla sua creatività di artista e di autore goliardico e irriverente quanto basta da creare negli stessi anni insieme a John Glashan, dei breviari di viaggio, piccole guide epr turisti in visita alle città, come ad esempio , "The Good Loo Guide e la più rinomata The Good Cuppa Guide, con gli itinerari più nascosti, ricercati e anonimi della città.

Un curioso episodio emergerà qualche anno dopo dove lo stesso autore spiegherà che nei luoghi da lui descritti nelle sue guide, in realtà non ci andò mai e non conosceva, se non solo per aver letto altri testi, le usanze e le consuetudini di quei luoghi.

  

Non pago di questo, qualche anno dopo decise di pubblicare The Guide Porcelaine to the Loos of Paris e The Better John Guide, una guida su parigi e l'altra su New York; bene, anche in questo caso fece valere il principio precedente: parlava di luoghi mai visitati personalmente. 

 

Lo stesso Routh, alla domanda se il suo famoso libro fosse realmente il contenuto del codice Romanoff, non diede mai una risposta esaustiva, lasciando ai posteri l'ardua risposta. 

Certamente Routh è stato geniale, creativo e irriverente, figlio di quell'umorismo tipico inglese nel raccontare anche in altri libri, episodi e circostanze immaginarie, cosi come prevedeva il suo stile goliardico e, tutto sommato, credibile.  

 

Chi era Shelagh Routh
Moglie di Jonathan per oltre trentadue anni, ha collaborato alle ricerche storico-gastronomiche per la realizzazione di Note di cucina di Leonardo da Vinci. Lei ebbe modo di essere sempre “la regia editoriale” dello stesso Routh, confermando l'autenticità degli scritti culinari leonardeschi, senza mai mostrare prove inconfutabili.

 

Il libro di ricette di Leonardo dei coniugi Shelagh Routh

Il testo fa una ricostruzione su quelli che sarebbero gli scritti di Leonardo presenti sul Codice Romanoff. 

Il libro ripercorre le usanze culinarie rinascimentali comprensivi di ricette piuttosto comuni, con qualche descrizione a volte surreale, della preparazione delle pietanze. 

Vi sono anche disegni e schizzi di probabili macchine da cucina che Leonardo avrebbe inventato o ipotizzato, al fine di rendere più semplice il lavoro dei “vivandai e dispensieri” della cucina.

Questo aspetto è certamente molto vicino a Leonardo in quanto proprio lui stesso ha sempre cercato soluzioni affinchè l'uomo potesse faticare il meno possibile per ottenere risultati, evitando inutili sforzi e preziose perdite di tempo.

Se prendiamo per vero questo testo, cioè se riteniamo che sia effettivamente ciò che Leonardo avrebbe originariamente scritto, poi ritrascritto da pasquale Pisapia, allora dobbiamo fare “un atto di fede”. Sull'atto di fede non si discute, si crede e basta.

 

A noi piace pensare che probabilmente molte delle ricette indicate, possano realmente essere parte del patrimonio culturale e sperimentale di Leonardo, cosi come diamo per verosimile la descrizione della locanda “Le tre lumache” in ponte vecchio. 

Va anche detto che in molte prove documentali, Leonardo risultava essere un vero cerimoniere per banchetti, sia presso la corte di Ludovico il Moro, sia presso il castello di Tortona e che abbia , come descritto dai testi, organizzato i banchetti tenendo conto di un protocollo rigido da lui stesso creato che indicava le procedure, le portate e le ricette da presentare ai commensali.

 

Ma i libri pubblicati sul “Codex Romanoff” sono attendibili?

Per quanto ci riguarda si tratta di trascrizione non autenticata di scritti attribuibili a Leonardo, proprio in mancanza di un originale documentato, non si può dire nulla di più.

E' nostro dovere comunque, riportare le ricette e le indicazioni attribuibili a Leonardo presenti nel “Codice Romanoff”, in quanto ad oggi non vi sono ancora certezze che facciano propendere gli studiosi verso l'una o l'altra teoria.

 

Abbiamo selezionato alcuni titoli che meriterebbero di essere letti, quantomeno per farsi un'idea generale di come era la cucina rinascimentale “Popolare e delle Signorie”, come si preparavano le ricette e quali erano le curiosità circa la loro preparazione. Ovviamente abbiamo incluso il “Famoso” testo che sarebbe l'eredità culturale e gastronomica di Leonardo.

 

Per concludere, non ci resta che attendere nuove “rivelazioni e scoperte” circa il famigerato Codice Romanoff e la cucina di Leonardo e, visto di chi stiamo parlando, non abbiamo dubbi che ciò avverrà molto presto!

 

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