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LA BOTTEGA DI LEONARDO DA VINCI

LA BOTTEGA DI LEONARDO DA VINCI

Quante botteghe vi erano nel Rinascimento?

 

Il Rinascimento italiano, come abbiamo precedentemente indicato nella pagina dedicata, era un periodo di grande fermento artistico-culturale e ogni città vedeva nascere allievi di bottega che diventavano maestri e aprivano a loro volta, una loro bottega per poi ricercare altri allievi che potessero imparare e cosi via. In quel periodo storico, diciamo dal 1450 al 1500, non si conoscono i numeri esatti di quante erano le botteghe "famose" di artisti  sul territorio, ma possiamo avere un quadro generale prendendo in considerazione quelle che si ritenevano le città di riferimento più importanti.

 

Firenze 

In quel periodo era uno dei centri più importanti per l'arte rinascimentale. La città ospitava numerose botteghe, tra cui quelle di artisti famosi come Andrea del Verrocchio, Sandro Botticelli e Filippo Lippi. Le botteghe di pittura e più in generale delle arti e dei mestieri a Firenze potevano contarsi a decine, soprattutto nel periodo di massimo splendore del Rinascimento.

 

Venezia 

Anche Venezia aveva una scena artistica molto vivace con botteghe di artisti come Giovanni Bellini, Tiziano e Tintoretto. 

La Serenissima era famosa per la sua produzione di opere d'arte, e le botteghe di pittura erano un punto focale della città.

 

Roma 

Con il supporto del papato e delle famiglie nobiliari, Roma attrasse molti artisti rinomati come Michelangelo e Raffaello. 

Anche qui, le botteghe di pittura erano numerose e se ne contavano circa 600, specialmente durante il periodo della costruzione e decorazione della Cappella Sistina e di altri importanti edifici ecclesiastici.

 

Milano 

Sotto il mecenatismo degli Sforza, Milano divenne un importante centro artistico con botteghe come quella di Leonardo da Vinci, che vi lavorò per molti anni, ma vi erano all'incirca almeno altre 50 di artisti minori.

 

Napoli 

Anche Napoli aveva una scena artistica significativa, con numerose botteghe che contribuivano alla vivacità culturale della città.

Le botteghe potevano variare notevolmente in dimensioni, da piccole botteghe artigiane a grandi laboratori con molti apprendisti e collaboratori. Non erano solo luoghi di produzione artistica, ma anche centri di insegnamento e formazione per giovani artisti.

Spesso lavoravano in collaborazione con altre botteghe o artisti per completare grandi commissioni.

 

Essere allievi di bottega nel Rinascimento

 

 

Il guadagno di un allievo di bottega nel Rinascimento variava considerevolmente a seconda della loro esperienza, abilità e del tipo di lavoro che svolgevano. Gli apprendisti generalmente non ricevevano un vero e proprio stipendio come intendiamo oggi, ma piuttosto vitto, alloggio e un'educazione nell'arte e nel mestiere del maestro. Tuttavia, col tempo e l'esperienza, gli apprendisti potevano iniziare a ricevere pagamenti per i lavori commissionati.

La loro retribuzione variava probabilmente a seconda del progetto e del ruolo specifico svolto.

 

Nei primi anni di apprendistato, i giovani artisti di solito non venivano pagati in denaro. Ricevevano invece vitto, alloggio e materiale necessario per il lavoro. Questo periodo serviva principalmente per imparare le basi del mestiere e assistere nei lavori più semplici. Man mano che acquisivano abilità e dimostravano il loro valore, potevano iniziare a ricevere piccole somme di denaro per i lavori eseguiti. Questi pagamenti erano spesso modesti e destinati a coprire spese personali.

Una volta raggiunto un certo livello di competenza, un allievo poteva diventare un assistente esperto o un artigiano nella bottega. A questo livello, era più probabile che ricevesse una parte dei proventi delle commissioni ottenute dal maestro. L'importo dipendeva dalla complessità del lavoro e dalla generosità del maestro.

Alla fine del loro apprendistato, alcuni allievi potevano decidere di aprire una propria bottega o continuare a lavorare come artisti indipendenti, guadagnando direttamente dalle commissioni ricevute ma, la concorrenza in quel periodo era molto forte e per fare il salto di qualità ed emergere, bisognava essere davvero bravi.

 

 

Lavorare e imparare da Leonardo da Vinci

 

 

Nel caso specifico della bottega di Leonardo da Vinci, il maestro era noto per i suoi alti standard e per il suo coinvolgimento in progetti prestigiosi, il che poteva portare ad opportunità di guadagno più elevate per gli apprendisti più capaci e fidati. 

 

Da quello che oramai sappiamo, Leonardo era un perfezionista e si soffermava spesso a rivedere le opere in corso di  Tuttavia, non ci sono registrazioni precise dei guadagni esatti degli apprendisti di Leonardo.  Leonardo era un perfezionista e lavorava con grande attenzione ai dettagli. Questo lo portava spesso a dedicare molto tempo a ogni progetto, cercando di rendere ogni aspetto il più perfetto possibile. Questo approccio minuzioso significava che alcuni progetti potevano richiedere anni per essere completati, se mai lo fossero.

Leonardo era un grande sperimentatore e non aveva paura di abbandonare un progetto se riteneva di aver appreso tutto ciò che poteva da esso. Questo lo portava talvolta a interrompere i lavori prima che fossero completati.

 

 

 

Di cosa si occupavano i suoi allievi?

 

 

 

E' molto probabile che gli allievi, come quando lo stesso Leonardo lo era nella bottega del Verrocchio, si occupassero un pò di tutto.

Va detto che la bottega di Leonardo era un vero gruppo di lavoro, dove tutto veniva creato e rivisto fino all'ultimo dettaglio. Era importante infatti che il buon nome della bottega risultasse sempre agli occhi di chi aveva commissionato le opere ma anche dei mecenati sempre attenti a frequentarle e a vedere come gli artisti già noti, davano dissosizioni e come guidavano l'andamento dei lavori. Era noto infatti che prima di commissionare un'opera, il cliente andasse a conoscere il pittore e che volesse vedere il suo locale, rendersi conto di come lavorasse e informarsi circa le commesse precedenti di altri committenti

 

Chiunque entrava in bottega a Leonardo per apprendere, doveva fare la “gavetta”: non si partiva certamente dal dipingere direttamente, piuttosto si cominciava a tendere pulito il luogo di lavoro, a comprendere quali erano gli strumenti di lavoro e a conoscerli alla perfezione, uno per uno. Poi occorreva preparare le terre e saperle miscelare, imparare le tecniche per lavorare con i fondali e molto altro ancora.

Arrivare a “pennellare” era dunque un percorso che era costellato da tante conoscenze, forse anche ovvie, ma certamente necessarie per il buon nome della bottega stessa.

 

Essendo un ambiente chiamato "De vapori", cioè esposto alle polveri del legno, del marmo e delle terre, proprio la polvere era uno degli elementi che poteva condizionare un dipinto e spesso nelle botteghe era considerata pericolosa.

 

Il lavoro dei garzoni (si occupavano della preparazione dei colori, terre e pulizia dei materiali) era proprio quello di tenere continuamente pulito l'ambiente. Dobbiamo immaginare che in bottega potevano lavorare da 5 a 30 persone in un continuo viavai che causava inevitabilmente confusione;  tra allievi che si spostavano da una parte all'altra, colori e terre che venivano spostare e usate, attrezzi appoggiati e poi ripresi, lavati e asciugati, insomma… era una vera e propria incubatrice di sporcizia e odori.

 

Chi erano gli allievi di bottega da Leonardo

 

 

La bottega di Leonardo da Vinci era un luogo di grande attività e innovazione, frequentata da diversi apprendisti e collaboratori. Spesso gli stessi clienti che commissionavano i lavori a Leonardo, tendevano a “raccomandare” il figlio che amava la pittura, piuttosto che la scultura, ben sapendo l'importanza che avrebbe avuto l'insegamento dello stesso maestro toscano.

 

Gian Giacomo Caprotti, detto Salai 

Salai entrò nella bottega di Leonardo intorno al 1490 all'età di dieci anni e vi rimase per circa 25 anni. Salai fu uno dei più fidati e longevi collaboratori di Leonardo, nonostante la sua reputazione di essere un po' ribelle.

 

Francesco Melzi

Melzi entrò nella bottega di Leonardo intorno al 1506 e divenne uno degli allievi prediletti. Dopo la morte di Leonardo, Melzi si occupò dell'eredità artistica e degli scritti del maestro, assicurandosi che fossero preservati.

 

Marco d'Oggiono

Un altro degli allievi di Leonardo, Marco d'Oggiono era noto per le sue copie dei dipinti del maestro. Ha realizzato diverse opere ispirate direttamente dalle creazioni di Leonardo.

 

Giovanni Antonio Boltraffio

Boltraffio era un artista di talento che lavorò con Leonardo e sviluppò uno stile influenzato dal suo maestro. Era noto per la sua abilità nel ritrarre figure umane con grande realismo.

 

Cesare da Sesto

Un altro allievo di Leonardo, Cesare da Sesto era particolarmente influenzato dalle tecniche e dallo stile del maestro, e le sue opere mostrano una chiara impronta leonardesca.

 

Andrea Solari

Solari, sebbene non un allievo diretto, fu influenzato da Leonardo e lavorò nella sua cerchia. Era noto per la sua abilità nel ritratto e per l'adozione di tecniche leonardesche.

 

Questi artisti e assistenti contribuirono a diffondere lo stile e le innovazioni di Leonardo, portando avanti il suo legato artistico e tecnico. La bottega di Leonardo era un centro di scambio intellettuale e sperimentazione, e molti di questi collaboratori divennero a loro volta artisti di fama.

bottega artisti del rinascimento

Cosa si poteva trovare nella bottega di Leonardo?

 

 

Leonardo era un uomo di molti interessi e talenti, dall'arte alla scienza, dall'ingegneria alla anatomia. Questo lo portava ad avviare molti progetti contemporaneamente, spesso passando da uno all'altro senza completarli pienamente.

Alcuni dei progetti di Leonardo furono interrotti a causa di circostanze esterne, come la perdita del patrocinio dei suoi mecenati o eventi politici che cambiarono il corso della sua vita.

Leonardo viaggiava spesso e si spostava tra diverse città in cerca di opportunità di lavoro e di patroni. Questo stile di vita nomade può aver contribuito al fatto che alcuni dei suoi progetti fossero rimasti incompiuti.

Nonostante ciò, il lavoro di Leonardo ha avuto un impatto duraturo sull'arte, la scienza e l'ingegneria, e molte delle sue opere incomplete o abbozzate sono ancora studiate e ammirate oggi. Il suo genio e la sua curiosità senza limiti lo rendono una delle figure più affascinanti e influenti della storia.

 

La bottega di Leonardo da Vinci, come quelle di molti artisti del Rinascimento, era un luogo di intensa attività creativa e di sperimentazione. 

Le botteghe erano spesso anche “casa”, nel senso che molti artisti vi trascorrevano quasi tutto il loro tempo. Non era difficile infatti che vi si potevano trovare anche piccoli angoli dove veniva riscaldato il cibo ( talvolta si usava lo stesso forno utilizzato per “caldare” e lavorare le terrecotte o i metalli grezzi). L'igiene quindi si collocava al secondo piano nella scala dei valori.

 

Strumenti di disegno e pittura

Se fossimo entrati nella bottega di Leonardo avremmo inevitabilmente visto i pennelli, pigmenti, tavolozze, tele, e vari tipi di carta erano essenziali per il lavoro di Leonardo. I pigmenti venivano spesso mescolati in loco, utilizzando ricette e tecniche specifiche.

 

Penna d'oca

Le penne d'oca erano realizzate tradizionalmente con le piume delle oche, tagliate e preparate in modo da creare una punta affilata e flessibile, adatta per scrivere.

Nota anche come "nib" o "becco", era caratterizzata dalla sua flessibilità. Questa flessibilità consentiva agli scribi di variare lo spessore dei tratti in base alla pressione esercitata sulla penna durante la scrittura.

Potevano essere utilizzate con diversi tipi di inchiostro e su vari tipi di superfici, rendendole uno strumento versatile per la scrittura in diversi contesti. Leonardo ne possedeva diversi tipi e sempre disponibili ad ogni evenienza.

 

Bozzetti e schizzi

Leonardo era famoso per i suoi numerosi schizzi e disegni preparatori. Questi venivano utilizzati per studiare composizioni, dettagli anatomici, e persino invenzioni meccaniche. La bottega avrebbe potuto essere piena di fogli e taccuini con disegni a penna e inchiostro.

 

Modelli in argilla e cera

Non sarebbe stato difficile osservare eventuali modelli tridimensionali per studiare meglio le forme e le proporzioni. Questi modelli gli servivano come guida per la creazione di sculture o dipinti.

 

 

 

Attrezzature per la scultura

 

 

Sappiamo che Leonardo non prediligeva la scultura ma sappiamo che gli scultori suoi contemporanei utilizzavano specificatamente alcuni strumenti che, probabilmente Leonardo stesso conosceva e aveva in bottega. Tra questi avremmo potuto vedere scalpelli, martelli e altre attrezzature per scolpire legno, la pietra e altri materiali erano comuni in una bottega rinascimentale.

 

Scalpelli

Durante il Rinascimento, gli scalpelli erano strumenti fondamentali utilizzati dagli artisti per scolpire in varie forme e materiali, tra cui marmo, legno e bronzo. Gli scalpelli venivano realizzati da artigiani specializzati, spesso da fabbri o da scultori stessi. Erano costituiti da una lama affilata montata su un manico robusto, che consentiva agli artisti di intagliare e modellare i loro lavori con precisione.

Gli scalpelli venivano utilizzati per rimuovere il materiale in eccesso e per dare forma e dettaglio alle sculture. Durante il Rinascimento, artisti come Michelangelo, Donatello e Bernini hanno dimostrato maestria nell'uso degli scalpelli per creare opere d'arte iconiche che hanno definito l'estetica e lo stile dell'epoca. Gli scalpelli erano strumenti essenziali per gli scultori rinascimentali, che li utilizzavano per trasformare blocchi di pietra o legno in opere d'arte suggestive e di grande bellezza.

 

Martelli a testata 

usati per colpire gli scalpelli, avevano una base molto ampia ed erano leggeri e manovrabili. Spesso erano in uso solo agli allievi più capaci in quanto si utilizzavano per le rifiniture.

 

Raspe e Lime 

Le raspe e le lime erano strumenti comuni utilizzati dagli artisti, in particolare dagli scultori del legno, per rifinire e levigare le superfici delle loro opere.

Le raspe e le lime sono entrambe attrezzi per levigare e modellare i materiali, ma differiscono nella loro forma e nell'uso specifico. Le raspe hanno una superficie dentellata o abrasiva e sono ideali per rimuovere grandi quantità di materiale in eccesso o per dare forma grossolana a una scultura. Le lime, d'altra parte, hanno una superficie più liscia e sono utilizzate per rifinire i dettagli e per ottenere superfici più lisce e uniformi.

Si utilizzavano per raggiungere la precisione e la qualità richieste nelle sculture rinascimentali, consentendo agli artisti di creare opere d'arte che ancora oggi sono ammirate per la loro bellezza e maestria tecnica.

 

Trapano a mano 

Sì, i trapani a mano esistevano ancor prima del 1500. 

I trapani a mano sono uno strumento antico che è stato utilizzato per secoli per perforare fori in vari materiali come legno, metallo e pietra. Durante il Rinascimento, questi trapani venivano azionati manualmente e consistevano principalmente in una manovella collegata a una punta rotante. Gli artigiani e gli artisti del Rinascimento avrebbero potuto utilizzare trapani a mano per una serie di scopi, inclusi lavori di falegnameria, scultura e costruzione. Sebbene non fossero così sofisticati come gli strumenti di perforazione moderni, i trapani a mano erano efficaci per eseguire lavori di precisione nei tempi passati. Per forare e modellare il legno o la pietra.

 

Scalpello a punta

Per creare dettagli fini.

 

Mazzuolo

Martello di legno o gomma usato per battere delicatamente.

 

Sgorbie

È composto da una lama affilata montata su un manico, e viene impiegato per rimuovere il materiale in eccesso e dare forma alla scultura. La lama della sgorbia può avere diverse forme e dimensioni, a seconda delle esigenze dell'artista e del tipo di lavoro da eseguire. Esistono sgorbie piatte, curve, a V e a U, ciascuna adatta a un diverso tipo di incisione e rifinitura. Gli scultori utilizzano la sgorbia per creare dettagli fini, intagliare linee precise e scavare parti profonde della scultura. La precisione e la maestria nell'uso della sgorbia sono fondamentali per ottenere risultati di alta qualità nella scultura del legno.

la bottega di Leonardo da Vinci

 

Strumenti e materiali per il disegno 

 

 

Gli artisti nel Rinascimento utilizzavano diverse tecniche e strumenti per disegnare, a seconda delle loro preferenze personali e delle esigenze del progetto artistico.

 

Punte di metallo o argento

Si potevano trovare le punte di metallo o argento per disegnare su tavole di cera o per incidere su piastre di rame o legno. Questa tecnica, conosciuta come punta secca, produceva linee sottili e precise.

 

Carboncino e gessetti

Il carboncino e i gessetti venivano utilizzati per disegnare su carta o tavole preparate. Questi materiali permettevano di ottenere linee scure e audaci e di sfumare le tonalità con facilità.

 

Matita di grafite

Sebbene la matita di grafite non fosse ancora comunemente utilizzata nel suo formato moderno, gli artisti rinascimentali potevano utilizzare pezzi di grafite per tracciare le loro linee. Questo permetteva loro di ottenere linee morbide e sfumature più delicate rispetto al carboncino.

 

Sanguigna

Gessetto rosso utilizzato per schizzi e disegni. Leonardo utilizzava spesso questo “tipo di traccia”, in quanto riteneva che la sanguigna fosse ideale per evidenziare quelle aree del disegno sulle quali sarebbe dovuto eventualmente intervenire con la sua famosa tecnica de" lo sfumato". 

 

Pergamena

Pelle animale trattata e conciata per disegnare e scrivere.

Probabilmente la pergamena non rientrava nei materiali utilizzati da Leonardo e questo ce lo dimostrava la sua storia pittorica o di scrittura, ma sarebbe stata necessaria per l'apprendistato dei suoi allievi che dovevano conoscere l meglio i formati e le tipologie di supporti da utilizzare.

 

Inchiostro e penna

Si potevano trovare penne di metallo o canne intagliate per disegnare con inchiostro su carta o per preparare bozzetti per dipinti successivi. Gli studiosi concordano che Leonardo utilizzasse una sua “penna personale”, probabilmente in argento e rifinita nei dettagli che solo lui utilizzava. 

 

Pennello e inchiostro

Pennelli fini per disegnare con inchiostro o vernice su carta o per preparare schizzi per opere d'arte più complesse.

 

Stilo

strumento appuntito utilizzato fin dall'antichità per scrivere, disegnare o incidere su superfici preparate. Le superfici su cui veniva utilizzato lo stilo potevano variare, ma erano solitamente materiali come cera, argilla, pergamena o carta. 

Con l'avvento del Rinascimento e l'aumento della produzione di libri, lo stilo continuò ad essere utilizzato per tracciare disegni e bozze su vari tipi di carta e pergamena.

 

Stilo in Metallo

Realizzato in metalli come il bronzo, il ferro o l'argento, usato per la sua durabilità. Era comune tra i Romani.

 

Stilo in Legno

Più economico e accessibile, spesso utilizzato per tracciare disegni su carta.

la bottega di Leonardo da vinci a Milano

Strumenti e materiali per la pittura

 

 

Spatole 

Per mescolare e applicare vernici e gesso.

 

Storte 

Contenitori in legno o rame per preparare leganti e miscele.

 

Boccette e Fiale

Per contenere liquidi come oli e vernici necessari per le miscelaioni delle terre. 

 

Pennelli 

Durante il Rinascimento, i pennelli venivano realizzati artigianalmente dagli artisti stessi o da artigiani specializzati. Di solito, i pennelli erano composti da tre elementi principali: la maniglia, la virola e le setole.

La parte più lunga del pennello, generalmente realizzata in legno, era progettata per essere tenuta comodamente durante la pittura.

la Virola del pennello, solitamente realizzata in metallo, era una bocchetta cilindrica che teneva insieme le setole e le fissava alla maniglia. Le setole, spesso fatte di peli di animali come maiale, bue o capra, costituivano la parte del pennello utilizzata per applicare la vernice o il colore sulla superficie di lavoro.

Le setole venivano selezionate e tagliate con cura per ottenere la forma desiderata del pennello e la scelta del tipo di setole e della forma del pennello dipendeva spesso dal tipo di pittura e dagli effetti desiderati realizzati con setole di animali come maiali, scoiattoli o zibellini.

 

Tavolozza 

Superficie piatta, solitamente di legno, su cui si mescolavano i colori.

 

Pigmenti

Erano sostanze coloranti utilizzate dagli artisti per dipingere opere d'arte. Questi pigmenti potevano essere di origine naturale, come minerali o terre, o potevano essere prodotti artificialmente attraverso processi chimici. Gli artisti del Rinascimento hanno fatto largo uso di una vasta gamma di pigmenti per creare i loro capolavori, sperimentando con combinazioni e tecniche per ottenere gli effetti cromatici desiderati. I pigmenti venivano macinati finemente e mescolati con leganti, come olii o medium acquosi, per creare vernici e colori utilizzabili sulla tela, sul legno o sul muro (per gli affreschi). La conoscenza dei pigmenti e delle loro proprietà era fondamentale per gli artisti rinascimentali per creare opere d'arte di alta qualità e durature nel tempo.

 

Blu oltremare

Il "Blu oltremare" è un pigmento blu scuro che veniva ottenuto principalmente dal lapislazzuli e molto spesso utilizzato da Leonardo. Il lapislazzuli è una pietra preziosa di colore blu intenso, composta principalmente da silicato di sodio e calcio con inclusioni di solfuro di ferro e solfuro di sodio, che veniva polverizzato e trasformato in pigmento. Questo pigmento era estremamente pregiato per la sua intensità e profondità di colore, ed era utilizzato dagli artisti per creare tonalità di blu vibranti e luminose nelle loro opere d'arte. Tuttavia, il processo di estrazione e preparazione del lapislazzuli era laborioso e costoso, rendendo il Blu oltremare uno dei pigmenti più costosi e ambiti dell'epoca.

 

Rosso vermiglio

Il cinabro è un minerale di mercurio, ma il rosso vermiglio nel Rinascimento era più comunemente ottenuto dal cinabro. Tuttavia, è importante notare che l'uso del cinabro nella produzione di pigmenti era in seguito limitato a causa della sua tossicità, poiché il mercurio è una sostanza estremamente nociva. In tempi più moderni, il rosso vermiglio è stato replicato con pigmenti meno tossici, come il cadmio rosso o pigmenti a base di ossidi di ferro

 

Bruno van Dyck

Il termine corretto è "Bruno van Dyck" e si riferisce ad una terra colorante marrone scura utilizzata dagli artisti durante il Rinascimento. Questo pigmento prende il nome da Anton van Dyck, un famoso pittore fiammingo del XVII secolo, anche se l'uso del pigmento risale ad epoche precedenti. La Bruno van Dyck è una varietà di terra d'ombra naturale, una categoria di pigmenti terrosi che venivano estratti da varie fonti geologiche e utilizzati per creare tonalità di marrone nelle opere d'arte. Questi pigmenti offrivano una gamma di tonalità marroni calde e terrose, ideali per creare sfumature e profondità nei dipinti. Leonardo non conobbe questo colore in vita, ma venne utilizzato da molti altri pittori successivamente alla sua morte.

 

Rosso cinabro

il cinabro è un minerale di mercurio solfuroso di colore rosso intenso, ed è stato utilizzato come pigmento rosso brillante nel corso della storia dell'arte. Il pigmento rosso ottenuto dal cinabro è noto come "rosso cinabro" ed è stato ampiamente utilizzato dagli artisti durante il Rinascimento e oltre per dipinti ad olio, affreschi e altre forme di arte. Tuttavia, è importante notare che il cinabro è tossico a causa del mercurio, e l'uso di questo pigmento è diminuito nel tempo a causa delle preoccupazioni per la salute. In tempi moderni, sono stati sviluppati sostituti più sicuri per il rosso cinabro, ma il suo colore e la sua storia lo rendono ancora importante nella storia dell'arte.

 

Giallo di Napoli

Si tratta di un pigmento giallo che in realtà è ottenuto principalmente dal piombo stannato. Questo pigmento è noto per la sua stabilità e luminosità, ed è stato utilizzato dagli artisti durante il Rinascimento e oltre per creare tonalità di giallo nelle loro opere d'arte. Il nome "Giallo di Napoli" deriva probabilmente dal fatto che i commercianti di pigmenti hanno iniziato a produrlo o venderlo a Napoli, anche se non è strettamente legato alla città stessa. Questo pigmento ha continuato ad essere utilizzato nel corso della storia dell'arte, sebbene sia stato in gran parte sostituito da pigmenti più sicuri e stabili nel tempo.

 

Marrone Terra di Siena

E' un pigmento bruno naturale che prende il nome dalla regione italiana di Siena, dove si trovavano le cave da cui veniva estratto. Questo pigmento, noto anche come "Terra di Siena naturale" o "Terra di Siena bruciata", era uno dei colori più popolari e ampiamente utilizzati dagli artisti durante il Rinascimento. Era ottenuto dalla macinazione di argille naturali, che contenevano ossidi di ferro e altri minerali, e veniva utilizzato per creare tonalità di marrone caldo e terroso nelle opere d'arte. 

 

Giallo ocra

Ottenuto dalla terra ocra, estratta da cave in varie parti del mondo, questo pigmento forniva una gamma di tonalità gialle, dal giallo chiaro al giallo più scuro e caldo. Gli artisti rinascimentali lo impiegavano ampiamente per creare variazioni di colore nelle loro opere d'arte, sia da solo che mescolato con altri pigmenti per ottenere sfumature e tonalità desiderate. Il giallo ocra era apprezzato non solo per la sua versatilità cromatica, ma anche per la sua stabilità nel tempo, contribuendo alla longevità delle opere dipinte con questo pigmento.

 

Bianco di piombo

Era ottenuto dalla macinazione del carbonato di piombo ed era ampiamente utilizzato dagli artisti per creare toni chiari nelle loro opere d'arte. Il bianco di piombo offriva una brillantezza e una copertura eccellenti, consentendo agli artisti di ottenere luminosità e profondità nei loro dipinti. Veniva impiegato per mescolarsi con altri pigmenti per creare tonalità pastello e per aggiungere riflessi luminosi. Tuttavia, è importante notare che il bianco di piombo è tossico e può causare problemi di salute se inalato o ingerito, un rischio che gli artisti del Rinascimento spesso correvano senza essere consapevoli dei pericoli.

 

Verde di Verderame

Un pigmento verde ottenuto dall'ossidazione del rame, spesso utilizzato nelle sfumature di verde.

 

Oro e argento in foglia

Non esattamente pigmenti, ma materiali preziosi utilizzati per aggiungere riflessi luminosi e decorazioni preziose a dipinti e opere d'arte.

Durante il Rinascimento, l'oro e l'argento in foglia erano materiali preziosi ampiamente utilizzati dagli artisti per aggiungere riflessi luminosi e decorazioni preziose alle loro opere d'arte. Questi materiali venivano applicati in fogli sottili sulla superficie della pittura o dell'affresco per creare effetti di luce e texture lussuose. L'oro in foglia, in particolare, era molto popolare per la sua brillantezza e per il suo simbolismo di ricchezza e divinità. L'argento in foglia, sebbene meno comune dell'oro, veniva utilizzato in modo simile per creare effetti luminosi e riflessi nelle opere d'arte. Entrambi questi materiali contribuivano a conferire un aspetto lussuoso e prestigioso alle opere d'arte del Rinascimento.

 

Mortaio e Pestello

Utilizzati per macinare i pigmenti in polvere fine.

l mortaio e il pestello erano strumenti comuni utilizzati durante il Rinascimento per macinare pigmenti e altre sostanze in polvere fine. Questo processo era fondamentale per la produzione di colori per la pittura e per la preparazione di medicinali e spezie. Leonardo da Vinci e altri artisti rinascimentali avrebbero sicuramente fatto largo uso di questi strumenti per la loro arte. Il pestello, un bastoncino con una base rotonda o appiattita, viene utilizzato per schiacciare e macinare le sostanze all'interno del mortaio, una ciotola solida e poco profonda. Questo metodo consentiva agli artisti di ottenere pigmenti finemente macinati per creare colori vividi e duraturi.

 

Tavola di legno (Pannello)

Durante il Rinascimento, le tavole di legno, chiamate anche pannelli, erano una delle superfici più comuni su cui dipingere opere d'arte. Questi pannelli venivano preparati con molta cura: il legno veniva levigato, sigillato con uno strato di gesso o altra sostanza per creare una superficie uniforme e preparata per la pittura. Questa tecnica, conosciuta come "tecnica a tempera su tavola", era molto diffusa tra gli artisti rinascimentali come Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello e molti altri. I pannelli di legno erano popolari per la loro stabilità e durabilità, e offrivano una superficie solida su cui applicare colori e pigmenti con precisione.

 

Tela

Durante il Rinascimento, l'uso della tela come supporto per dipinti divenne sempre più comune, specialmente per dipinti ad olio. La tela era un materiale più flessibile rispetto ai tradizionali pannelli di legno, consentendo agli artisti di creare opere di dimensioni più grandi e più facili da trasportare. Prima di dipingere, la tela veniva spesso preparata con una base di gesso o altro materiale per creare una superficie uniforme e adeguata per l'applicazione di pittura ad olio. Questa tecnica consentiva agli artisti di ottenere una gamma più ampia di effetti e di sfruttare al meglio le caratteristiche luminose e cromatiche degli olii. 

 

Spolvero

Lo spolvero, o anche chiamato "carta traforata", era una tecnica utilizzata anche da Leonardo per trasferire disegni o disegni preparatori su una superficie di lavoro, come una tela o un pannello. Consisteva nell'avere un disegno su carta forata, dove i contorni del disegno erano perforati con un ago o un punteruolo. Questa carta veniva quindi posizionata sopra la superficie di lavoro, e attraverso i buchi perforati veniva spolverata con un pigmento in polvere, come carbone o gesso, che si depositava sulla superficie sottostante seguendo i contorni del disegno. Questo metodo consentiva agli artisti di trasferire con precisione il disegno preparatorio sulla tela o sul pannello, fornendo una guida per la successiva fase di pittura. 

 

Sgomberatore

Strumento piuttosto comuni tra dai pittori, serviva per la realizzazione di dipinti ad olio su tela. 

Si trattava di un bastoncino lungo e sottile, di solito realizzato in legno, dotato di un cuscinetto o una palla morbida su un'estremità.

Il suo scopo principale era quello di fornire un supporto stabile per la mano dell'artista durante la pittura, in modo da evitare il contatto diretto con la superficie dipinta e di prevenire lo sbavamento o lo sfregamento accidentale delle pitture appena stese. L'artista appoggiava lo sgomberatore sulla superficie della tela mentre dipingeva, in modo che la mano che teneva il pennello potesse rimanere sollevata senza toccare la pittura ancora fresca.

La bottega di Leonardo da vinci a Firenze

 

Strumenti e materiali per la lavorazione del bronzo

 

 

 

Nelle botteghe rinascimentali, la lavorazione del bronzo era un'arte altamente specializzata e richiedeva competenze artigianali raffinate. Gli artisti e gli artigiani che lavoravano il bronzo, noti come "bronzisti", erano responsabili della creazione di opere d'arte in bronzo, come statue, sculture e oggetti d'arte.

Il processo di fusione del bronzo coinvolgeva diverse fasi:

 

Modellazione del modello

Gli artisti avrebbero creato un modello in cera o in argilla della loro opera d'arte desiderata. Questo modello serviva da base per la successiva fase di fusione.

 

Creazione del calco

Il modello veniva avvolto in uno stampo in gesso o altro materiale refrattario per creare un calco. Una volta che lo stampo si solidificava, veniva rimosso il modello, lasciando un'incavo che avrebbe ospitato il bronzo fuso.

 

Fusione del bronzo

Il bronzo veniva riscaldato fino a quando non diventava liquido e poi versato nello stampo preparato. Questo processo richiedeva una grande abilità per garantire che il bronzo fuso raggiungesse tutte le parti del calco senza creare bolle d'aria o altre imperfezioni.

 

Raffreddamento e rifinitura

Dopo che il bronzo si era solidificato, lo stampo veniva rotto e la scultura grezza veniva estratta. Gli artigiani avrebbero quindi lavorato la superficie della scultura con scalpelli, lime e altre attrezzature per rifinire i dettagli e rendere la scultura pronta per la finitura finale.

Questo processo richiedeva una stretta collaborazione tra artisti e artigiani specializzati e poteva richiedere settimane o mesi per essere completato. Le botteghe rinascimentali erano luoghi di grande creatività e innovazione, dove gli artisti esploravano nuove tecniche e idee per creare opere d'arte straordinarie in bronzo.

 

Cerchiai e Scalpelli

Utilizzati per scolpire il modello in argilla o cera prima della fusione.

 

Battagli e Ceselli

Strumenti utilizzati per rifinire la superficie del bronzo fuso e per definire dettagli.

 

Pinze e Tenaglie

Per maneggiare il metallo caldo durante il processo di fusione e per manipolare parti della scultura.

La bottega di Leonardo da vinci a Roma

Strumenti e materiali per la lavorazione del marmo

 

 

Nelle botteghe del Rinascimento, la lavorazione del marmo era un'arte altamente specializzata e richiedeva competenze artigianali raffinate. Gli scultori che lavoravano il marmo, noti come "marmorari" o "scalpellini", erano responsabili della creazione di sculture e statue in marmo, che spesso decoravano chiese, palazzi e ville dell'epoca.

Il processo di scolpitura del marmo coinvolgeva diverse fasi:

 

Progettazione e modellazione

Gli artisti avrebbero iniziato con uno schizzo o un modello in argilla o gesso della loro opera d'arte desiderata. Questo modello serviva come guida per la successiva fase di scolpitura.

 

Scelta del blocco di marmo

Una volta che il progetto era stato definito, gli artisti selezionavano un blocco di marmo appropriato per la scultura. Questi blocchi potevano provenire da cave locali o da altre regioni dove il marmo di alta qualità era disponibile.

 

Scolpitura

Utilizzando scalpelli, martelli e altre attrezzature, gli artisti avrebbero iniziato a rimuovere il materiale in eccesso dal blocco di marmo per dare forma alla loro opera d'arte. Questa fase richiedeva una grande abilità e precisione per creare forme e dettagli accurati.

 

Rifinitura

Dopo aver dato forma alla scultura grezza, gli artisti avrebbero utilizzato raspe, lime e abrasivi per rifinire la superficie del marmo e per rendere la scultura liscia e uniforme. Questa fase era essenziale per ottenere una finitura di alta qualità.

 

Finitura e lucidatura

Infine, la scultura completata veniva sottoposta a una fase finale di finitura e lucidatura per migliorare il suo aspetto e la sua lucentezza. Questo poteva includere l'applicazione di sostanze lucidanti o l'uso di lucidatrici a mano.

La lavorazione del marmo richiedeva una grande abilità e pazienza, e gli artisti rinascimentali erano noti per la loro maestria nell'utilizzo di questo materiale per creare opere d'arte straordinarie che ancora oggi sono ammirate per la loro bellezza e perfezione tecnica.

 

Martelli da Scultore 

Esistevano martelli di varie dimensioni e forme, utilizzati per incidere, sbucciare e modellare il marmo.

 

Ceselli

I ceselli erano punteruoli con punte affilate utilizzate per incidere dettagli fini e per rifinire superfici.

 

Gradine

Simili a scalpelli, ma con punte affilate su entrambi i lati, le gradine erano utilizzate per scolpire superfici ruvide e modellare contorni.

 

Tagliapietra

Uno strumento simile a un'ascia, utilizzato per rimuovere grandi blocchi di marmo e per dare forma generale alla scultura. 

 

Come sappiamo Leonardo non amava particolarmente la scultura e preferiva di bran lunga la rappresentazione pittorica, però abbiamo una testimonianza dell'unica scultura a lui attribuita, chiamata “L'Angelo di terracotta”.  

LA BOTTEGA NEL RINASCIMENTO

 

Strumenti e materiali per la lavorazione del legno

 

 

La lavorazione del legno nelle botteghe del Rinascimento era un'arte altamente sviluppata e sofisticata, che richiedeva abilità tecniche e artistiche. Ecco una panoramica dettagliata di come si lavorava il legno nelle botteghe rinascimentali:

 

Gli strumenti utilizzati nella lavorazione del legno

Gli strumenti non erano molti ma molto preziosi. Va ricordato che il legno era un elemento di base sul quale venivano realizzate molte cose: mobili e tavoli, supporti, basamenti di arredo, bauli e casse lavorate. La disponibilità del legno era sempre garantita nelle botteghe del rinascimento, in quanto era un elemento piuttosto comune di facile reperibilità e anche molto richiesto per piccoli lavori di arredamento. 

 

Seghe mobili

Quando parliamo di seghe mobili in realtà dobbiamo pensare che erno strumenti leggeri e facilmente intercambiabili con le lame. Ogni seghetto, spesso era munito di una lama metallica intercambiabile che poteva essere sostituita in funzione al tipo di intervento che doveva essere fatto. Esistevano seghetti ad arco fissi, cioè con le lame studiate per un taglio definito che potevano essere diversi, dal formato piccolo a quello più grande.

 

Scalpelli

lo scopo degli scalpelli era di incidere il legno per creare le rifiniture. Si poteva trattare di scalpelli scanalati, ovvero dotati di una curvatura che consentiva di asportare la parte superficiale sino ad arrivare agli scalpelli chiamati “a goccia o gocciati” o “Gonni” piuttosto che “guglie” a seconda della città italiana dove si trovava la bottega.  avevano il compito di intervenire con maggior profondità sul legno creando anche bassorilievi 

 

Pialle e Raspe

I “Piallacci” erano strumenti in grado di asportare con colpi vigorosi le imperfezioni superficiali del legno, al fine di arrivare, colpo dopo colpo, a raggiungere la superficie che si riteneva più corretta per la lavorazione. 

 

Seghe a Gattuccio

Chiamate anche “Gattuccini” in quanto erano di piccole dimensioni e servivano per tagliare il legno e rimuovere parti non necessarie. 

 

Mazzuoli

simili al martello classico erano calibrati in base alla tipologia del lavoro; vi erano quelli piccoli che servivano a “bolinare”, cioè a picchiare su un piccolo bolino, ovvero uno strumento appuntito che aveva il compito di incidere il legno per creare disegni e forme.

 

 

Tecniche di Lavorazione

 

Intaglio

L'arte di scolpire il legno per creare dettagli intricati e decorativi. Gli intagliatori rinascimentali erano noti per la loro capacità di creare motivi complessi e figure realistiche.

 

Incastro

Tecnica per unire pezzi di legno senza l'uso di chiodi, come nel caso delle giunture a coda di rondine o a tenone e mortasa.

 

Doratura 

Applicazione di foglie d'oro su superfici di legno, spesso usata per decorare mobili, cornici e altre opere d'arte.

 

 

Si utilizzavano vari tipi di legno a seconda della disponibilità e delle caratteristiche desiderate. Il noce, il rovere, il ciliegio e il tiglio erano tra i legni più comuni per la loro durabilità e bellezza.

 

Colla Animale

Usata come adesivo per unire pezzi di legno. Era ottenuta da tessuti animali e preparata nella bottega stessa.

 

Mobili

Armadi, sedie, tavoli e cassapanche erano costruiti con attenzione ai dettagli e spesso decorati con intagli e intarsi.

 

Pannelli Decorativi

I pannelli di legno intagliati decoravano interni di chiese e palazzi, presentando scene religiose, mitologiche o floreali.

 

Strumenti Musicali

Liutai come Antonio Stradivari creavano strumenti musicali in legno, come violini e liuti, usando tecniche avanzate di lavorazione del legno.

 

Uso delle Proporzioni e della Simmetria

Influenzati dalle idee classiche, gli artigiani rinascimentali prestavano particolare attenzione alle proporzioni e alla simmetria nei loro lavori.

 

Intarsio e Marqueterie

Tecniche di decorazione che prevedevano l'uso di pezzi di legno di colori diversi per creare motivi complessi.

 

 

materiali e oggetti di studio

 

 

Come sappiamo bene, Leonardo era anche un appassionato scienziato e inventore. Nella sua bottega erano certamente presenti strumenti di misurazione, come ad esempio compassi, calibri, e altri strumenti scientifici utilizzati per le sue ricerche.

Si potevano trovare poggiati sul tavolino e sulle assi,  manoscritti e libri, spesso scritti in latino, sulle più diverse discipline, dalla anatomia alla geometria, dall'ingegneria alla botanica. Questi testi occupavano molto spazio fisico all'interno della bottega ed erano probabilmente messi in una zona del locale lontano dalla polvere.

 

Leonardo era noto per i suoi progetti di macchine e dispositivi innovativi. La bottega avrebbe potuto contenere modelli, disegni tecnici e componenti meccanici in legno o metallo.

Era noto per collezionare oggetti naturali, come conchiglie, fiori, animali impagliati, scheletri e resti anatomici, che utilizzava come riferimento per i suoi studi. 

La bottega di Leonardo era quindi un luogo dinamico e multidisciplinare, riflettendo la vasta gamma di interessi e competenze del maestro.

 

DOVE LAVORAVA LEONARDO DA VINCI

Le botteghe di Leonardo a Milano, Roma, Firenze e Clos-Lucè

 

Scoprire esattamente dove avesse sede la famigerata bottega di Leonardo, è stato motivo di grandi approfondimenti toponomastici e storici.

Da ogni parte del mondo gli studiosi sono giunti in Italia  per consultare gli Archivi di Stato, raccogliere informazioni che fossero le più attendibili possibile e, talvolta, si sono avuti alcuni riscontri, anche se minimi, che hanno fatto dire agli studiosi “Ecco, ci siamo!”, in altri casi l'individuazione esatta senza ombra di dubbio di dove Leonardo avesse il suo luogo di lavoro, è risultato essere assai difficoltoso e incerto.

Resta il fatto  che Leonardo da Vinci ha operato in alcune città molto più che in altre e il nord e centro Italia rimase il suo punto di riferimento. Fece diversi viaggi e passò in molti luoghi chiamato a valutare lavori e progetti, e tra questi luoghi dove ha maggiormente prestato la sua opera, troviamo Milano, Roma e Firenze.

 

La bottega di Leonardo a Milano

 

Dal 1482 al 1499, Leonardo lavorò al servizio di Ludovico Sforza a Milano. Durante questo periodo, la sua bottega si trovava presso la corte degli Sforza, dove creò opere come "L'Ultima Cena".

Leonardo trascorse molto tempo presso il Convento di Santa Maria delle Grazie per lavorare su "L'Ultima Cena", e probabilmente aveva una bottega nelle vicinanze per preparare i materiali e organizzare il lavoro.

La bottega di Leonardo da Vinci a Milano era situata presso il Castello Sforzesco, dove lavorava sotto il patronato di Ludovico il Moro, il duca di Milano. 

castello sforzesco di Milano - bottega di Leonardo da Vinci

Durante il suo soggiorno a Milano, Leonardo ebbe anche uno studio presso la Casa degli Atellani, un edificio storico situato nei pressi della chiesa di Santa Maria delle Grazie. Questo luogo è famoso perché vicino si trova anche il Cenacolo Vinciano, dove Leonardo dipinse il celebre affresco dell'Ultima Cena.

Quindi, i due principali luoghi associati alla bottega di Leonardo a Milano sono il Castello Sforzesco e la Casa degli Atellani. 

Casa degli Atellani e la bottega di Leonardo

La bottega di Leonardo a Firenze

 

All'età di 26 anni nel 1478, sembrerebbe che Leonardo avesse già la sua bottega in Firenze. 

Era il periodo nel quale aveva già abbandonato la bottega del Verrocchio per iniziare il suo percorso artistico. In questo periodo infatti Leonardo cominciò a ricevere le prime commissioni. Probabilmente si trattava dio piccoli lavori e non ancora di opere importanti, ma il fatto che “usciva da bottega del Cioni”, era già una forma di garanzia della sua arte.

 

Va ricordato che il verrocchio era considerato un maestro delle arti e a Firenze era molto conosciuto grazie anche al fatto che la famiglia dè Medici gli commissionava spesso dei lavori anche importanti. Lavorare dal Verrocchio quindi offriva a Leonardo una specie di “Lasciapassare” di garanzia.

Si presume che in questo periodo Leonardo non avesse organizzato in modo perfetto la sua bottega che ovviamente si trovava ancora agli inizi e molti strumenti e attrrezzi del mestiere non erano presenti. Sappiamo però che alcuni di questi erano necessariamente in uso a Leonardo e ch si trovava quasi certamente sul bancone all'internio della sua bottega. 

 

La “via dei Martelli” a Firenze è significativa per la vita di Leonardo da Vinci, poiché si ritiene che egli avesse una bottega in questa zona durante il periodo in cui operava autonomamente, dopo aver lasciato la bottega di Andrea del Verrocchio. Leonardo aprì la sua bottega a Firenze intorno al 1478, quando cominciò a ricevere commissioni indipendenti.

 

La via dei Martelli si trova nel centro storico di Firenze, vicino al Duomo. Questa area era una zona vivace e centrale per l'attività artistica e commerciale della città durante il Rinascimento, rendendola un luogo ideale per un artista della fama emergente di Leonardo.

Nella sua bottega in via dei Martelli, Leonardo realizzò alcuni dei suoi primi lavori indipendenti. Tra questi vi erano ritratti e opere religiose commissionate da varie istituzioni e privati. Purtroppo, molti dei lavori specifici di quel periodo sono andati perduti o rimangono incerti, ma è noto che questa fase fu cruciale per lo sviluppo del suo stile e delle sue tecniche.

Leonardo operava nella stessa zona di altri grandi artisti dell'epoca, il che facilitava lo scambio di idee e tecniche. La bottega in via dei Martelli rappresentò un punto di svolta nella carriera di Leonardo, segnando il passaggio da allievo a maestro autonomo, capace di attrarre e formare propri apprendisti e di stabilirsi come una delle figure più importanti dell'arte rinascimentale.

Via dei Martelli, la bottega di Leonardo da Vinci a Firenze

Alessandro Del Meglio, Roberto Manescalchi e Maria Carchi sono tre studiosi che hanno contribuito alla ricerca e allo studio di Leonardo da Vinci.

 

Del Meglio Alessandro

Storico dell'arte che ha lavorato su vari aspetti dell'arte rinascimentale italiana. Il suo lavoro si è concentrato particolarmente su Leonardo da Vinci, esplorando le tecniche artistiche e l'approccio scientifico del maestro.

 

Roberto Manescalchi

Esperto d'arte, conosciuto per le sue ricerche su Leonardo da Vinci e altri artisti rinascimentali. Ha contribuito a scoprire e documentare varie opere attribuite a Leonardo, spesso collaborando con altri studiosi per verificare l'autenticità e il contesto storico delle scoperte.

 

Maria Carchi

Ricercatrice che ha lavorato a diversi progetti legati a Leonardo da Vinci. Il suo lavoro include studi dettagliati su manoscritti, disegni e altri documenti storici che aiutano a comprendere meglio la vita e l'opera di Leonardo.

Secondo i loro preziosi studi la bottega di Leonardo si trovava presso la foresteria del convento dell'Ordine dei servi di Maria, vicino alla basilica della Santissima Annunziata.

 

Il Convento della SS. Annunziata di Firenze è uno dei luoghi storici più importanti della città e ha una lunga storia che risale al XIII secolo. Il convento trae le sue origini dalla fondazione dell'Ordine dei Servi di Maria nel 1234

 

L'Ordine dei Servi di Maria, anche conosciuti come Serviti, fu fondato da sette nobili fiorentini che decisero di dedicarsi alla vita religiosa, alla preghiera e alla carità. Il loro obiettivo era vivere secondo i precetti della Vergine Maria, servendola devotamente.

Nel corso degli anni, l'ordine crebbe in numero e importanza, e con esso il convento. 

I Servi di Maria iniziarono la costruzione di una piccola cappella nel luogo dove oggi sorge la Basilica della Santissima Annunziata. Questa cappella divenne il nucleo attorno al quale si sviluppò il convento.

Nel XV secolo, il convento subì significativi ampliamenti e abbellimenti grazie al sostegno di varie famiglie nobili fiorentine. La Basilica stessa fu ristrutturata e ampliata, diventando un importante luogo di culto e pellegrinaggio.

Durante il Rinascimento, la Basilica e il Convento della SS. Annunziata divennero un centro importante per l'arte e la cultura. Diversi artisti di fama, tra cui Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, e Pontormo, lavorarono alla decorazione della Basilica e delle sue cappelle.

Oltre alla sua funzione religiosa, il convento svolse anche un ruolo culturale significativo. Fu un luogo di incontro per teologi, studiosi e artisti, contribuendo allo sviluppo del pensiero e della cultura rinascimentale a Firenze.

L'Ordine dei Servi di Maria ha continuato a esistere e a operare nel corso dei secoli, adattandosi ai cambiamenti storici e sociali. Oggi, l'Ordine è presente in molte parti del mondo e continua a dedicarsi a opere di carità, educazione e servizio religioso, mantenendo vivi i valori e gli insegnamenti dei suoi fondatori.

 

Secondo le ricerche di Alessandro Del Meglio, Roberto Manescalchi e Maria Carchi  su una parete della stanza è raffigurato "un tripudio di uccelli che sovrasta una probabile vergine annunciata'', evidente citazione degli studi del maestro sul volo degli uccelli. Di cosa si tratta esattamente?

La parete descritta presenta "un tripudio di uccelli che sovrasta una probabile vergine annunciata". Questo suggerisce una scena ricca di simbolismo e significato religioso.

Gli uccelli sono spesso rappresentati nell'arte religiosa per rappresentare varie idee spirituali. Possono simboleggiare l'anima, la libertà spirituale e, in alcuni contesti, lo Spirito Santo. Un "tripudio" di uccelli potrebbe indicare una grande quantità di uccelli, volando in modo gioioso e dinamico, il che può essere interpretato come un'espressione di celebrazione o di benedizione divina.

Per quanto riguarda il riferimento a La Vergine Annunciata, ovvero la Madonna nell'atto di ricevere l'annuncio dell'Angelo Gabriele che le comunica che darà alla luce il Figlio di Dio, è un tema molto comune nell'arte cristiana. Questo momento è centrale nella narrazione cristiana dell'Incarnazione e della salvezza.

Ad una analisi attenta, dunque, la composizione potrebbe essere vista come un'espressione di gioia e di intervento divino, con gli uccelli che rappresentano forse lo Spirito Santo o altre forze celestiali che circondano e sovrastano la Vergine nel momento dell'Annunciazione.

Un'opera del genere si inserisce perfettamente nel contesto del Rinascimento italiano, dove l'arte religiosa era caratterizzata da un forte simbolismo e una grande attenzione ai dettagli naturalistici. Artisti come Fra Angelico, Leonardo da Vinci e Sandro Botticelli hanno spesso utilizzato simboli naturali per arricchire le loro composizioni religiose.

bottega di Leonardo da Vinci

La bottega di Leonardo a Roma

 

Dal 1514 al 1517, Leonardo da Vinci li trascorse a Roma, ospite del Papa Leone X, alloggiando negli appartamenti del Belvedere in Vaticano e compiendo i suoi studi di anatomia nel vicino ospedale di Santo Spirito in Sassia.Durante il suo soggiorno a Roma, Leonardo lavorò principalmente su studi scientifici e progetti tecnici piuttosto che su grandi opere artistiche. 

Continuò i suoi studi anatomici, dissezionando cadaveri e disegnando dettagliati studi del corpo umano.

Sviluppò ulteriori studi sull'ottica, la meccanica e l'idraulica.

Proseguì le sue osservazioni nel campo della geologia e della botanica, arricchendo i suoi taccuini con disegni e annotazioni.

A Roma, Leonardo non ebbe relazioni particolarmente amichevoli con altri artisti del periodo. Michelangelo e Raffaello erano le figure predominanti nella scena artistica romana, e Leonardo, che era più vecchio e aveva un approccio molto diverso, non trovò facile integrarsi. proprio durante il suo soggiorno romano ebbe modo di vedere “la grande cupola”, il grande lavoro che Michelangelo stava facendo e rimase stupito dalla bellezza; si trattava della Cappella Sistina.

 

Nel 1516, Leonardo lasciò Roma per trasferirsi in Francia, invitato da Francesco I, re di Francia, che lo accolse con grande onore. 

giardini del belvedere e la bottega di LEONARDO DA VINCI

La bottega di Leonardo in Francia

 

Arrivato ad Amboise, presso il Maniero di Clos -Lucè, casa Reale di Francesco I di Francia, Leonardo viene accolto con tutti gli onori riservati solo a personalità di alta levatura.

A Leonardo fu messo a disposizione una “dependance” adiacente alla torre del Maniero dove, con ogni probabilità, oltre che essere utilizzata come dimora, prevedeva anche il suo studio. Certo, dobbiamo non dobbiamo pensare alla classica bottega dei primi anni della sua gioventù  o a quella del Belvedere in Vaticano, piuttosto ad un luogo raccolto dove Leonardo potè continuare i suoi studi e dedicarsi a disegni con maggior tranquillità, vista anche l'età raggiunta e il suo precario stato di salute che già cominciava a da re i primi segnali di sofferenza.

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Leonardo trascorreva molte ore del giorno presso i giardini del Maniero, spesso solo raccolto nei suoi pensieri. 

Questa dimora fu per lui uno ,se non l'unico, momento fi profonda riflessione di tutta la sua vita; ebbe modo di approfondire oltre che le arti, anche il rapporto con Dio che forse, in modo indiretto, e quello che ricercò attraverso i suoi dipinti.

Fonte. CIS - Leonardo da Vinci ETS, Alberto Meloni


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