PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Cinquecento anni prima che il metodo scientifico venisse definito e descritto formalmente da filosofi e scienziati, Leonardo da Vinci elaborò e mise in pratica le sue caratteristiche essenziali:
1. studio della letteratura disponibile,
2. osservazioni sistematiche,
3. sperimentazione,
4. misurazioni accurate e ripetute,
5. formulazione di modelli teorici e frequenti tentativi di generalizzazione matematica.
Come Galileo, Newton e le successive generazioni di scienziati, anche Leonardo riteneva che l’universo fisico fosse intrinsecamente ordinato e che fosse possibile comprendere razionalmente ed esprimere i rapporti causali che lo caratterizzano in maniera matematica.
Leonardo era ben consapevole del ruolo fondamentale che la matematica assume nella formulazione delle idee scientifiche e nella registrazione e valutazione dei dati sperimentali. Tuttavia, il modo con cui Leonardo si accostava alla matematica era quello di uno scienziato, non di un matematico: egli intendeva utilizzare questa disciplina semplicemente per fornire coerenza e rigore alle descrizioni delle sue osservazioni scientifiche.
Leonardo utilizzò le sue abilità di visualizzazione e il suo grande intuito per sperimentare nuove tecniche che preannunciavano branche della matematica che sarebbero state sviluppate soltanto secoli dopo, segnatamente la topologia e, soprattutto, la teoria della complessità.
Fonte: Davide Fiscaletti, laureato in fisica all’Università di Bologna nel 1999, è membro ricercatore dello SpaceLife Institute, centro di ricerca che si propone di aprire nuove prospettive in campo scientifico. Si occupa di fondamenti della fisica teorica, segnatamente di questioni interpretative della meccanica quantistica, di relatività, di gravità quantistica e di consapevolezza.
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fonte: www.spacelife-institute.it/
Anche se la cosa può sembrare banale, gli appunti di Leonardo Da Vinci ci riservano sempre delle sorprese. Questa verità ha colpito ancora una volta gli scienziati come un fulmine a ciel sereno: in un nuovo studio, Ian Hutchings dell’università di Cambridge ha dimostrato nuovamente quanto Leonardo fosse avanti di secoli—con una scoperta che mette sotto scacco un fisico vissuto ben due secoli dopo di lui.
Lo sapevamo tutti che il genio toscano si era interessato dei principi fisici relativi all’attrito, ma quanto fosse andato in profondità lo abbiamo scoperto solo oggi.
La pagina di un quadernino, scritta nel 1493, anticipa di diversi decenni l’argomento di un dibattito accademico. Nella parte superiore del taccuino ingiallito, come vedete, c’è disegnata la testa di una donna con la scritta “cosa bella mortal passa e non dura”. Sotto, ci sono alcune cassette e dei trattini disegnati con il gesso rosso.
C’è anche stata una diatriba, se la testa di donna rappresentasse la figura invecchiata di Elena di Troia, ma la questione è stata archiviata abbastanza in fretta. In una conferenza stampa, il direttore del Victoria and Albert Museum di Londra aveva classificato la pagina come “appunti e diagrammi insignificanti scritti in gesso rosso”, e il quadernino è stato quindi messo nel dimenticatoio.
Il primo a ripescarlo è stato Hutchings, professore di ingegneria. Ciò che vi ha trovato era niente meno che la prima testimonianza scritta della legge dell’attrito. I modesti appunti dimostravano che Leonardo si era occupato dell’attrito non solo da un punto di vista sperimentale, ma che aveva anche capito i suoi fondamenti fisici e li aveva annotati. Questo, secoli prima che le relative leggi della fisica moderna fossero anche solo pensate e trascritte in formule.
Da Vinci aveva disegnato i modelli di diverse macchine complesse. E aveva collegato l’efficienza delle leve, degli assi e delle ruote con l’attrito. Hutchings è riuscito a elaborare una cronologia dettagliata delle sue ricerche e a capire i momenti chiave del suo genio. Come riporta lo studio, dopo questi primi schizzi, Leonardo si è cimentato in una ricerca ventennale che ha condotto a una soluzione dei problemi meccanici.
“I disegni e il testo dimostrano che Leonardo aveva capito le leggi dell’attrito già nel 1493. Sapeva che la forza d’attrito tra due superfici piane che scorrono l’una sull’altra è proporzionale alla forza peso che preme insieme le due superfici, e che l’attrito è indipendente dall’area di contatto tra di esse,” ha scritto Hutchings nel comunicato stampa dell’università di Cambridge. “Queste solo le leggi che oggi attribuiamo allo scienziato francese Guillaume Amontons, che le ha formulate due secoli dopo Leonardo”.
Chiaramente, Amontons non aveva nessuna conoscenza degli studi di Da Vinci sul tema, e la sua scoperta è stata indipendente. “Gli studi di Leonardo consolidano la sua posizione di pioniere eccezionale,” conclude Hutchings.
Ian Hutchings e lo studio applicato e sistemico eseguito dall’università di Cambridge
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