PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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1493
Il foglio 1v del Ms. I di Madrid reca la data «1 gennaio 1493»;
il foglio 151v del Ms. II di Madrid, nel quaderno aggiunto, relativo alla fusione del Monumento Sforza, quella del «21 dicembre». Inizia la terza parte del Ms. H di Parigi, comprendente studi d'intrecci, idraulica, meccanica, tecnologia, architettura e grammatica latina, e il Codice Forster III del Victoria and Albert Museum. In quest'ultimo manoscritto, che raccoglie scritti fino al 1496, si trovano note di architettura, urbanistica, tecnologia e geometria, "ricette" per la fusione e brani letterari.
Annota nel Codice Forster III:
«a dì 16 di luglio Catelina venne a dì 16 di luglio 1493»
(è molto probabile che faccia riferimentio a sua madre, notevole la doppia data come per la morte del padre) e, ancora,
«venne Iulio tedesco a stare meco addì 6 ottobre».
1493, 30 novembre
Leonardo è immerso nel progetto del modello fatto in creta per creare il monumentale cavallo in bronzo per gli Sforza e in questa data lo porta a termine.
1493, 20 dicembre
Leonardo una volta eseguito il modello, prende una decisione che sarà quella di «gettar il cavallo senza coda a diacere»
( significa che aveva messo il suo cavallo a riposare, cioè accantonarlo probabilmente in modo definitivo), cosi come indicato nel Manoscritto II del Codice di Madrid.
1493
Studia l'orologio di Chiaravalle (Codice Atlantico e Ms. I di Madrid), Il "Codice Atlantico" e il "Manoscritto I" di Madrid sono due dei numerosi manoscritti e quaderni lasciati da Leonardo da Vinci che contengono schizzi, disegni e appunti su una vasta gamma di argomenti, comprese le sue invenzioni e le sue osservazioni scientifiche.
1493
Sono di questo periodo diversi studi di Leonardo da Vinci, uno su tutti quello sul moto perpetuo prodotto da ingegneria idraulica
Cos'era lo studio di Leonardo sul moto perpetuo?
Il moto perpetuo è un concetto in fisica che si riferisce a un sistema che continua a muoversi indefinitamente senza bisogno di una fonte esterna di energia. In teoria, un moto perpetuo potrebbe operare in modo continuo senza fermarsi o senza necessità di input energetici aggiuntivi.
Fin dal Medioevo si studiava la possibilità di replicare attraverso modelli teorici e dinamici costituiti da dispositivi in metallo e e legno, di riprodurre quella spinta "perenne e costante all'infinito" del movimento meccanico che ripetesse se stesso mantenendo costante la velocità. Un nodo fondamentale di questa storia plurisecolare è rappresentato dagli studi nei quali Leonardo cercò di stabilire se fosse davvero possibile realizzare macchine a moto perpetuo.
Tuttavia, secondo i principi della termodinamica, il moto perpetuo non è possibile. La legge di conservazione dell'energia afferma che l'energia non può essere creata né distrutta, ma solo trasformata da una forma all'altra. In un sistema reale, sempre ci saranno perdite di energia sotto forma di attrito, resistenza dell'aria o altre forme di dissipazione energetica. Queste perdite gradualmente rallenteranno e alla fine fermeranno il movimento del sistema.
Nonostante ciò, nel corso della storia, molte persone hanno cercato di creare dispositivi che potessero funzionare come moto perpetuo, ma nessuno è stato mai riuscito a realizzare un vero e proprio moto perpetuo che violasse le leggi della fisica.
Tuttavia, alcune macchine possono sembrare funzionare come moto perpetuo per un certo periodo di tempo, ma alla fine si esauriscono a causa delle perdite di energia. Queste macchine sono spesso chiamate "motori perpetui" o "motori a energia libera", ma in realtà non producono energia infinita e non violano le leggi della termodinamica.
Leonardo sperimentò, probabilmente con flussi di idrodinamica e meccanica applicata, i principi del moto perpetuo e, secondo i suoi appunti , sembrerebbe giunto a conclusione che il moto perpetuo , quel movimento ciclico e costante nel tempo che continua indefinitamente senza alcuna fonte esterna di energia, era solo una teoria e che non si sarebbe mai messo in pratica a causa dell'attrito. Probabilmente giunse a questo ragionamento anche per il fatto che si rese conto che in nessuna forma di flora e fauna, si poteva riscontrare tale fenomeno e, di conseguenza, arrivò a conclusione che il moto perpetuo non potesse esistere.
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