PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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La forza e il moto
For. II 116v
La gravità, la forza e ’l moto accidentale insieme colla percussione son le quattro accidentali potenzie colle quali tutte l’evidenti opere de mortali hanno loro essere e loro morte.
Ar. 151v
La gravità, la forza, insieme col moto materiale e la percussione, sono le quattro potenzie accidentali, colle quali l'umana spezie nelle sue mirabili e varie operazioni pare in questo mondo dimostrarsi una seconda natura, imperoché con tali potenzie tutte l'evidenti opere de' mortali hanno loro essere e loro morte...
For. III 32
Colpe è termine di moto creato in tempo indivisibile, perché è causato nel punto termine della linia del moto fatto dal peso, causa del colpo.
K. 49r
La proporzione non solamente nelli numeri e misure fia ritrovata, ma etiam nelli suoni, pesi, tempi e siti, e qualunque potenzia sia.
B. 63r
Che cosa è forza. – Forza dico essere una potenza spirituale, incorporea e invisibile, la quale con breve vita si causa in quelli corpi che per accidentale violenza stanno fori di loro naturale essere e riposo: spirituale dissi, perché in essa forza è vita attiva; incorporea e invisibile dico, perché il corpo dove nasce non cresce in peso né in forma; di poca vita, perché sempre desidera vincere la sua cagion, e quella vinta, sé occide.
Ar. 151r
La forza dal moto spirituale ha origine; il quale moto, scorrendo per le membra degli animali sensibili, ingrossa i muscoli di quelle; onde, ingrossati, essi muscoli si vengano a raccortare, e tiransi dirieto i nerbi che con essi sono congiunti, e di qui si causa la forza per le membra umane.
Ar. 151r
Adunque il moto materiale nasce dallo spirituale.
Triv. 26r
Il moto violente, quanto più s'esercita, più s'indebolisce. Il naturale fa l'opposito.
A. 24r
Ogni corpo sperico di densa e resistente superfizie, mosso da pari potenzia farà tanto movimento con sua balzi causati da duro e solido smalto quanto a gittarlo libero per l'aria.
O mirabile giustizia di te, primo motore! Tu non hai voluto mancare a nessuna potenzia l'ordini e cqualità de' sua necessari effetti...
Ar. 151r
Ogni peso desidera cadere al centro per la via piú breve.
For. III 51r
Ogni corpo ponderoso libero cadente si dirizza visina al centro; e quella parte che più pesa, fia più visina al centro del mondo.
For. III 66v
Il desidèro d'ogni corpo grieve è che 'l suo centro della terra centro sia.
M. 59v
Perchè il moto naturale delle cose gravi in ogni grado di discenso acquista un grado di velocità.
E per questo tal moto si figura, nell’acquistare di potenzia, di figura piramidale, perché la piramide acquista similmente in ogni grado della sua lunghezza un grado di larghezza; e così tale proporzione d’acquisto si trova in proporzione aritmetica, perché li eccessi sempre sono equali.
M. 57v
Se molti corpi d'ugual peso e figura saranno l' un dopo l' altro, con egual tempo, lasciati cadere, li eccessi de' loro intervalli saranno infra loro equali...
La sperienza della predetta conclusione del moto si debbe fare in questa forma: cioè tolgasi 2 ballotte d'equal peso e figura e si faccino lasciare cadere di grande altezza, in modo che ne' lor principio di moto si tocchino l'una l'altra; e lo sperimentatore stia a terra a vedere se 'l loro cadere l'ha ancora mantenute in contatto o no; e questa sperienzia si faccia più volte, acciò che qualche accidente non impedissi o falsassi tale prova, che la sperienzia fossi falsa e ch'ella ingannassi o no il suo speculatore.
For. II a, 65v
Ogni grave che libero discende, al centro del mondo si dirizza; e quel che più pesa, più presto discende, più si fa veloce.
Tanto pesa l'acqua che si parte del suo sito per causa della nave, quanto il peso propio d'essa nave appunto.
C. A. 381v a
Tanta forza si fa colla cosa in contro all'aria, quanto l'aria contro alla cosa.
Vedi l'alie percosse contro all'aria fanno sostenere la pesante aquila sulla suprema sottile aria vicina all'elemento del fuoco. Ancora vedi la mossa aria sopr'al mare, ripercossa nelle gonfiate vele, far correr la carica e pesante nave; sì che per queste demostrative e assegnate ragioni potrai conoscere l'uomo colle sua congegnate e gradi ale, facciendo forza contro alla resistente aria, vincendo poterla soggiogare e legarsi sopra di lei.
For. II 2, 92v
Qualunque peso sarà appiccato alla rota, il quale peso sia causa del moto d’essa rota, senza alcun dubbio il centro di tal peso si fermerà sotto il centro del suo polo; e nessuno instrumento che per umano ingegno fabbricar si possa, che col suo polo si volti, potrà a tale effetto riparare.
O speculatori del continuo moto, quanti vani ingegni in simile cerca avete creati! Accompagnatevi colli cercator dell’oro.
Triv. 43r
Della violenzia. – Dico onni corpo mosso o percosso ritiene in sé per alquanto spazio la natura d' essa percussione o movimento; e ritiella tanto più o meno, quanto sarà maggiore o minore la potenzia alla forza d' esso colpo o moto.
Esemplo. Vedi un colpo dato in una campana quanto riserva in sé il romore della percussione; vedi una pietra uscita della bombarda quanto riserva la natura del movimento. Il colpo dato in corpo denso, durerà più il sono che in corpo raro; e quello arà più durata, che fia in corpo sospeso e sottile. L' occhio riserva in sé le 'magine de' corpi luminosi per alquanto spazio.
A. 22v
Del colpo. – Il colpo nella campana lascia dopo di sé la sua similitudine impressa come il sol nell'occhio, o l'odore in nell'aria. Ma è da vedere se la similitudine d'esso colpo rimane inella campana o nell'aria, e questo conoscerai ponendo dopo esso colpo l'orecchio tuo alla superfizie della campana.
Il colpo dato nella campana risponderà e moverà alquanto un'altra campana simile a sé; e la corda sonata d'un liuto risponderà e moverà una altra simile corda di simil boce in un altro liuto; e questo vederai col porre un paglia sopra la corda simile alla sonata.
C. A. 332v a
Del sono che pare che resti nella campana dopo il botto. – Quel sono che resta, o pare che resti nella campana dopo il botto ricevuto, non è in essa campana, anzi è nello orecchio dello auditore, il quale orecchio reserva in sé la similitudine dello audito botto di campana, e appoco appoco lo va perdendo, a similitudine che fa la impessione del sole nell'occhio, che appoco appoco si va perdendo in modo più non si vede.
Pruova contraria. – Se la proposizione sopra detta avessi in sé verità, tu non termineresti di subito il sono d'essa col toccarla colla palma della mano, e massime nel prencipio della sua potentia, che veramente, dato il suo tocco, non varrebbe toccar la campana colla mano, chel'orecchio lo reserberebbe medesimamente; onde noi vediamo che, dato il botto e posta la mano alla cosa battuta, subito è cessato il sono.
Triv. 36r
Perchè la cosa non sospesa non sona; essendo sospesa ogni piccolo contatto le toglie il sono. – La campana battuta fa subito tremito, il subito batte la circumscrivente aria, la quale subito resona; essendo impedito con ogni piccolo contatto non triema e non batte e non risona l’aria.
H. 141r
Il moto è causa d'ogni vita.
A. 27v
Il moto è causato dalla forza e applicato ne' corpi remossi da' lor siti.
A. 4r
Il moto naturale fu prima accidentale, cioè¨ la pietra che cade fu prima portata o gittate in alto; accidentale si domanda quando andò in alto e naturale quando discese in basso.
A. 9v
Si come la pietra gittata nell'acqua si fa centro e causa di vari circuli, e1 sonso fatto inell'aria circularmente si spande; così ogni corpo posto infra l'aria luminosa circularmente sparge e empie le circumstanti parti d'infinite sue similitudine, e appare tutto per tutto e tutto in ogni parte.
H. 67r
De anima. – Il moto della terra contro alla terra, ricalcando quella, poco si move la parte percosse. L’acqua percossa dall’acqua fa circuli dintorno al loco percosso. Per lunga distanzia la voce infra l’aria. Più lunga infra ’l foco. Più la mente infra l’universo. Ma perchè l’è finita non s’astende infra lo 'nfinito.
C. A. 373r 8
Ogni corpo posto infra l'aria luminosa circularmente emplie le infinite parti d'essa aria della sua similitudine, ed è tutto per tutto e tutto inella parte, e vassi diminuendo le sue spezie per equidistante spazio circustante...
La pietra gittata ne l'acqua si fa centro di vari circuli, i quali hanno per centro il loco percosso. E l'aria similmente s'empie di circuli, de' quali i lor centro sono i soni e voce fatte in quella, come l'acqua con vari circuli circunda il loco percosso da la pietra.
La pietra, dove percuote la summità de l'acqua, causa circa sé circuli, i quali tanto fanno ampliando che si perdono; e anche l'aria, percossa da voce o da strepito, similmente, partendosi circularmente, se va perdendo, sì che el più vicino meglio intende e 'l più lontano manco ode.
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