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LEONARDO DA VINCI E LA MADONNA DEI FUSI

Madonna dei Fusi di Leonardo da Vinci

Titolo dell'opera: madonna dei Fusi - versione 1

Data di produzione: 1501 circa

Dimensioni: 50,2×36,4 cm

Conservata presso:  galleria privata

Soggetto: madonna con bambino, Maria e Gesù

Tecnica: olio su tavola trasferito su tela e incollato su tavola

Attribuzione: probabile Leonardo da Vinci

Descrizione dell'opera

 

Noto da una lettera di Pietro da Novellara a Isabella d'Este del 1501, questo quadro viene descritto come "Madonna che siede come se volesse inaspare fusi" mentre il Bambino gioca con l'aspo che suggerisce la forma della croce. Se ne conoscono tre versioni; questa, che si trova a New York in una collezione privata, sembra essere quella di Leonardo. Alcuni sostengono che già in questo quadro siano numerosi gli interventi degli allievi di Leonardo a cui comunque è attribuito il quadro.

 

La Madonna dei Fusi, conosciuta anche come Madonna dell'Aspo, è anch'essa un'opera non autografa di Leonardo da Vinci. In questo caso dobbiamo considerare il fatto che esistono diverse “Madonna dei Fusi”: una risulta essere parte di una collezione privata negli U.S.A. della quale non si hanno informazioni attendibili, la seconda, quella che indichiamo un questa pagina.

Va detto per correttezza che l'opera in questione non è stata eseguita completamente da Leonardo, piuttosto gli studiosi concordano in buona percentuale, che vi si stato un suo “intervento pittorico” ma che sia stata ultimata dai suoi allievi di bottega. Stabilirne quindi la paternità, stando ai documenti ufficiali circa la sua storia, non è possibile. 

 

 

La Madonna

l dipinto mostra la Madonna seduta su una roccia in una sciolta posizione con le gambe verso sinistra, il busto frontale e la testa voltata verso destra, dove si trova il 

 

Bambino 

che, pure semisdraiato lungo la diagonale, gioca sorridente con un aspo.  

Tenendolo e fissandolo con intensità come se fosse una croce. Nonostante il tema che prefigura la Passione, Leonardo, rinnovando la tradizione iconografica, inserì nel soggetto una certa serenità, che sottintende la piena accettazione di Gesù del suo futuro sacrificio. Inediti sono i rapporti espressivi tra madre e figlio, con un gesto a metà tra la sorpresa e la protettività rappresentato dalla mano di Maria che, come in altri celebri capolavori vinciani, è proiettata in avanti con un ardito scorcio, quasi come a uscire dal dipinto. Il volume dei protagonisti (il "modellato") e reso grazie ai delicati trapassi di luci e ombre, tipici del morbido stile "sfumato" di Leonardo.

 

Sfondo

Straordinaria è poi la fusione atmosferica tra le figure in primo piano e l'amplissimo paesaggio sullo sfondo, in cui si intravedono un fiume e una serie di picchi rocciosi in sequenza, da alcuni identificati con i Calanchi del Basso Valdarno, vicino alla zona di origine del pittore. Nella versione in collezione privata a New York, lo sfondo assomiglia alla valle dell'Adda, da Lecco a Vaprio.

Leonardo da Vinci e la Madonna dei Fusi
disegno della madonna dei fusi

Leonardo, Studio per la Madonna dei Fusi, Gallerie dell'Accademia (Venezia)

La storia

 

Isabella d'Este si interessò sempre molto a Leonardo da Vinci, prima e dopo il suo breve soggiorno a Mantova nel 1499-1500. Cercando di ottenere i suoi servigi per il suo studiolo e per un ritratto, aveva inviato un suo agente, il carmelitano Pietro da Novellara, a informarsi su quello che l'artista faceva.

Proprio in una lettera del frate inviata ad Isabella e datata 14 aprile 1501, si comunicava che Leonardo, carico di impegni a Firenze, stava eseguendo un "quadrettino" per il segretario del re di Francia Florimond Robertet, che raffigurava la Vergine nell'atto di "inaspare i fusi" e il Bambino mentre afferra l'aspo come se fosse una croce.

Si tratta sicuramente della Madonna dei Fusi, della quale esistono molte versioni, nessuna pienamente autografa. Le più vicine alla mano leonardesca sono ritenute quella in una collezione privata a New York e quella (48,3x36,9 cm) nella collezione del duca di Buccleuch, nel Drumlaring Castle presso Edimburgo, in prestito alla National Gallery of Scotland(trafugata nel 2003 e ritrovata nel 2007), in entrambi i dipinti non è da escludersi qualche intervento diretto di Leonardo, la cui entità è tuttora in corso di approfondimento fra gli studiosi di riferimento. Entrambe le opere corrispondono a questa descrizione, sebbene divergano in un dettaglio: il piede del bambino si trovava in un cestino con i fusi. Sono note inoltre altre versioni esposte in musei, tutte provenienti dalla bottega di Leonardo da Vinci, la cui attribuzione a singoli allievi e collaboratori del maestro non è ancora pienamente definita. Fra di esse ricordiamo quella della National Gallery of Scotland di Edimburgo, quella del Musées des Beaux -Arts di Digione, quella del museo di Palazzo Costa a Piacenza, quella del Worcester Art Museum e quella del Louvre a Parigi (quest'ultima però realizzata da un tardo imitatore).

 

1501 , 3 aprile

 

In una lettera, pubblicata qui sotto, Pietro da Novellara descrive attraverso la meticolosa descrizione che del dipinto venne fatta dal carmelitano Pietro da Novellara – che aveva avuto occasione di vederlo in preparazione nello studio di Leonardo – in una lettera indirizzata alla collezionista rinascimentale Isabella d’Este, per la quale egli fungeva da colto segnalatore di opere d’arte, ma nessuna delle versioni di tale particolare tema pittorico leonardesco giunte fino a noi, fra le quali quella piacentina, può ritenersi autografa.molto accuratamente la Madonna dei Fusi  iniziata da Leonardo per il segretario del re di Francia Florimond Robertet, segretario della regina Anna di Bretagna, moglie di Carlo VIII, e poi ambasciatore del re.

La lettera del 14 aprile 1501 di Fra’ Novellara ad Isabella d’Este viene assunta dagli studiosi come punto di riferimento primario sulla commissione della “Madonna con bambino e aspo”, tuttavia essa non ha consentito finora corrispondenza univoca con un determinato quadro tra quelli a noi pervenuti.

 

La lettera, datata 14 aprile 1501, è indirizzata a Isabella d’Este, che aspettava con impazienza un suo ritratto da Leonardo, ma il maestro era assorbito da interessi matematici e scientifici e impegnato nella lavorazione di “un quadretino” – ovvero la Madonna dei fusi - per Florimont Robertet, segretario del re di Francia:

 

 “Illustrissima et excellentissima Domina nostra singular. Questa septimana santa ho inteso la inventione di Leonardo pictore per mezzo de Salai suo discepolo e di alcuni altri suoi affectionati, li quali per farmila più nota me lo menorno el merchordì santo.

 

 Insumma li suoi esperimenti mathematici l’hanno distracto tanto dal dipingere, che non può patire el pennello. 

 

Ma che ad ogni modo, fornito ch’egli avesse un quadretino che fa a uno Roberteto favorito del Re de Franza, farebe subito el retrato e lo manderebbe a vostra excellentia. 

 

El quadretino che fa è una Madona che siede como se volesse inaspare fusi, el Bambino posto el piede nel canestrino dei fusi, e ha preso l’aspo e mira attentamente que’ quattro raggi che sono in forma di Croce. 

 

E como desideroso d’essa Croce ride e tienla salda, non la volendo cedere a la Mama che pare gela volia torre”.

Pietro da Novellara, Lettera a Isabella d'Este, 3 aprile 1501, Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, E, XXVIII, 3. b. 1103, C. 272.

1501, 14 aprile

14 aprile 1501, si comunicava che Leonardo, carico di impegni a Firenze, stava eseguendo un "quadrettino" per il segretario del re di Francia Florimond Robertet, che raffigurava la Vergine nell'atto di "inaspare i fusi" e il Bambino mentre afferra l'aspo come se fosse una croce.

 

Il termine "fusi" nel titolo "Madonna dei Fusi" si riferisce a degli attrezzi utilizzati per filare la lana. Nella pittura, questi fusi sono rappresentati come una sorta di metafora visiva, simboleggianti il passare del tempo e il destino. Nella "Madonna dei Fusi" di Leonardo da Vinci, i fusi sono spesso interpretati come simboli della Passione di Cristo, con la Madonna che gira il fuso simboleggiante la tessitura del destino del Figlio di Dio. Questo elemento simbolico aggiunge profondità e significato al dipinto, sottolineando il legame tra la figura della Madonna e la futura sofferenza di Gesù Cristo.

 

Nella "Madonna dei Fusi" di Leonardo da Vinci, il gesto della Madonna che afferra l'aspo (il supporto per il filato) è un dettaglio significativo. Il gesto può essere interpretato come un'espressione della consapevolezza della Madonna riguardo al destino del suo bambino, Gesù Cristo. Afferrando l'aspo, la Madonna sembra prefigurare il ruolo di Maria nel tessere il destino di Gesù attraverso la sua nascita, la sua vita e il suo sacrificio. Il gesto potrebbe anche simboleggiare la responsabilità e il legame materno che la Madonna ha nei confronti di Gesù, mostrando la sua accettazione del suo ruolo nel piano divino.

il furto della Madonna dei fusi di Veonardo da Vinci

( consigliamo la visita per vedere il percorso esatto della trafugazione dell'opera e la spiegazione da parte del personale del castello delle dinamiche del furto)

2023, agosto - il clamoroso furto dell'opera

 l’opera di Leonardo da Vinci venne rubato dalla residenza di famiglia del Duca di Buccleuc, dal Drumlanrig Castle, a Dumfries e Galloway in Scozia. L'attuale duca di Buccleuch, Richard Scott, il X duca, è il più grande proprietario terriero del Regno Unito ed è presidente del Buccleuch Group, una compagnia con interessi nel commercio di proprietà terriere e agricole, cibo e bevande. Il titolo ha origine nell'area delle Scottish Borders, presso Selkirk.La collezione d'arte del duca di Buccleuch è di grande importanza nel Regno Unito; tra i pezzi più significativi ricordiamo il dipinto "Madonna dei Fusi" di Leonardo da Vinci valutato 30.000.000 di sterline che è stato rubato e poi ritrovato.

furto della madonna dei fusi di Leonardo da Vinci
FURTO OPERA D'ARTE LEONARDO DA VINCI

Come avvenne in furto?

 

Secondo il racconto delle guide interne Sarah Skene e Alison Russell nella prima mattinata durante le normali visite vi erano molti turisti che contemplavano altre opere d'arte all'interno del salone, quando notarono un forte rumore e si diressero nella stanza latrerale al salone dove era esposta l'opera; a quel punto si accorsero di due uomini, uno che imbracciava un'ascia nell'intento di scardinare l'opera, mentre l'altro era intento ad immobilizzare la sua collega, dapprima impedendole di parlare con una mano sulla bocca, per poi costringerle a sdraiarsi a terra. Sono stati attimi! Mentre uno cercava di togliere dalla parete l'iopera, l'altro minacciava brandendo l'ascia. In quel momento l'allarme iniziò a suonare e i due ladri, impossessatisi dell'opera , si dirigevano verso la porta laterale, osservati dagli altri visitatori basiti, e si calavano dalla finestra del lato ets prendendo la via dei prati, verso il retro esterno del castello.  Immediata fu la chiamata alla polizia che nel giro di pochi minuti intervenne con alcune pattuglie, ma dei ladri non vi era più traccia.

Del furto vennero  informate sia scotland yard che l'interpool che attivarono le ricerche immediatamente. 

 


Qualche giorno dopo arrivò una telefonata al castello con la richiesta di riscatto: “ vogliamo  4,25 milioni di sterline, altrimento l'opera verrà distrutta”. 

 

1^ ipotesi:

In realtà vi è un piccolo giallo: sembrerebbe, secondo una fonte del luogo attendibile, che la telefonata in realtà non ci sia mai stata e che la richiesta di riscatto fu fatta pervenire direttamente agli uffici di polizia, attraverso un foglio lasciato proprio davanti all'ingresso della stazione. Questa affermazione, però, non verrà mai portata al futuro processo sui presunti colpevoli e non verrà quindi messa agli atti.

 

Secondo gli inquirenti è che non si sarebbe trattato di professionisti: loro non avrebbero mai operato con un ascia rudimentale, non avrebbero minacciato e bloccato il personale e , tanto meno, non avrebbero cercato di fuggire da quella finestra, piuttosto sarebbe stato più sicuro scefliere un corrirdoio che li avrebbe portrati direttamente all'esterno, giungendo a pochi metri dal bosco. Insomma, una serie di considerazioni che non facevano certo pesnaare ad un “furto u commisione” ma piuttosto, ad una azione non studiata e messa in piedi da ladri comuni e non da specialisti.

Bisogna pensare che nel 2003 l'opera era già classificata come di Leonardo da Vinci e nel circuito mondiale dell'arte abveva già un suo precio e stimato valore che era indicato attorinbo ai 35 milioni di sterline. che èra assolutamente superiore al riscatto richiesto: questo conermò che il furto poteva tramitarsi in distruzione dell'opera in quanto , non professionisti, non avrebbero saputo come custodirla evitando danni.

 

2^ ipotesi

Secondo la famiglia sarebbero stati loro a ricevere la telefonata dei malviventi, trelefonata che arrivò direttamente al centralino del castello al quale l'addetta alla segreteria ripose e passò direttamente il proprietario. Fu proprio lui infatti che dichiarò alla polizia locale di aver parlato personalemnte con uno dei ladri che gli spiegò che si trattava proprio di loro, aggiungendo alcuni dettagli sulla dimanuica del furto che solo chi l'aveva eseguito poteva conoscere. Quando i ladri chiesero il riscatto, minacciarono di distruggere la Madonna dei Fusi nel caso in cui fosse stata avvisata la polizia.

 

Le indagini si svilupparono in modo approfondito e rapido: arrivò una soffiata alla Polizia. 

Sembrerebbe infatti che grazie a questa informazione le iondagini dapprima piuttosto farraginose e lente, presero velocità e portarono ad una cerchia ristrettissima di sospettati, fino a giungere a voloro che , secondo gli inquirenti, erano in possesso dell'opera: si trattava di un noto studio legale  di Glasgow e i soci erano Calum Jones, David Boyce,Graham e John Doyle . 

 

Processo di Edimburgo

 

Una volta chiusa  l'istruttoria Il caso è stato ritenuto non provato contro Marshall Ronald, Robert Graham e John Doyle, tutti del Lancashire.

Gli avvocati di Glasgow Calum Jones e David Boyce sono stati giudicati non colpevoli.

Gli uomini erano accusati di aver cercato i fondi per riportare indietro la Madonna dello Yarnwinder, rubata da un castello, vicino a Dumfries, nel 2003.

All'Alta Corte di Edimburgo, tutti e cinque gli uomini avevano negato le accuse sostenendo di voler ripristinare legalmente il dipinto e di essere stati ingannati dalla polizia sotto copertura.
I reati sarebbero avvenuti tra luglio e ottobre 2007.

Gli uomini furono accusati di aver complottato per estorcere il denaro per la restituzione dell'opera d'arte, che era stata prelevata dalla tenuta Drumlanrig del duca di Buccleuch, a nord di Dumfries, quattro anni prima.

Non sono stati accusati di aver effettuato quel raid.

 

Una giuria ha impiegato otto ore per emettere il verdetto dopo un processo durato più di sette settimane.

 

Durante il processo, la corte ha ascoltato i dettagli di un'operazione di polizia sotto copertura per recuperare l'opera d'arte.

Si è sentito come questo sforzo sia entrato in azione dopo che il signor Ronald ha contattato un perito chiedendo una ricompensa per la restituzione del dipinto.

Era stato avvicinato da investigatori privati, il signor Graham e il signor Doyle, che dissero che potevano mettere le mani sull'opera d'arte. I pubblici ministri hanno elogiato gli sforzi della polizia, sostenendo che gli agenti coinvolti avevano "ribaltato la situazione" sugli imputati.

Hanno detto che un video prodotto dagli uomini che mostrava il prezioso dipinto accanto a una copia di un giornale era un "segno distintivo di rapimento ed estorsione".

Tali affermazioni sono state respinte dagli avvocati che rappresentano gli imputati.

 

    “Ciò che abbiamo fatto è stato riportare in vita un capolavoro culturalmente significativo, cosa che né la polizia né gli assicuratori avrebbero potuto fare” John Doyle


Hanno descritto l'affermazione secondo cui i loro clienti coinvolti in una cospirazione come una "storia pittoresca" e una "idea folle" che era "del tutto incredibile".

Hanno detto che un agente sotto copertura aveva gestito l'intera operazione come un "direttore di circo".

Parlando dopo il verdetto, Graham ha affermato che il caso non avrebbe mai dovuto andare in tribunale.

"Credo che abbiamo diritto a una ricompensa", ha aggiunto il suo socio in affari, il signor Doyle.

"Quello che abbiamo fatto è stato riportare in vita un capolavoro culturalmente significativo, cosa che né la né polizia gli assicuratori potevano fare.

"L'abbiamo riportato indietro e da allora abbiamo attraversato due anni e mezzo d'inferno."

 

Il figlio del duca, durante il processo, raccontò: “Il dipinto era emotivamente importante, speciale, per tutti noi in famiglia, ma penso che lo fosse in particolare per mio padre, che ha sentito in maniera più forte la sua perdita. Era chiaro a chiunque lo conoscesse che era sconvolto dallo smarrimento dell’opera e dai mancati tentativi di recuperarla”.

 

Una breve dichiarazione del Crown Office afferma di aver preso nota e rispettato il verdetto della giuria.

"Dopo aver considerato tutti i fatti e le circostanze, l'avvocato della corona ha ordinato che tutti e cinque gli accusati fossero incriminati per associazione a delinquere volta a estorcere denaro alla famiglia Buccleuch e ad altri per la restituzione della Madonna dello Yarnwinder tra luglio e ottobre 2007", si legge.

"Nel respingere il rifiuto di rispondere alle osservazioni, la corte ha ritenuto che esistessero dimostrarsi sufficienti per sottoporre il caso alla giuria nei confronti di ciascuno degli accusati".

Anche Dumfries e Galloway Constabulary hanno affermato di accettare la decisione della corte.

Il det Supt Kate Thomson ha aggiunto che il furto del dipinto rimane un'indagine in corso e ha lanciato un appello a chiunque abbia informazioni collegate alla rapina di contattarli.

 

BIOGRAFIA

Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Mondadori Arte, Milano 2007, pag. 110. ISBN 978-88-370-6432-7
Marco Horak, Il mistero della Madonna dei Fusi, in "Panorama Musei", anno XV, n. 3, dicembre 2010
M. Kemp – T. Wells, Leonardo da Vinci's Madonna of the Yarnwinder: A Historical and Scientific Detective Story, London 2011
Carlo Pedretti e M. Melani, La Madonna dei fusi di Leonardo da Vinci, tre versioni per la sua prima committenza francese, Poggio a Caiano (PO) 2014
Marco Horak, Piacenzia, è terra di passo come Fiorenza - Leonardo da Vinci, Codice Atlantico f.887r-v - Il Tondo di Botticelli e la Madonna dei fusi ambasciatori piacentini d'arte e cultura in Giappone, Piacenza 2015, ISBN 978-88-95153-53-7


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