PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Titolo dell'opera: Madonna del Garofano
Data di produzione: 1473 circa
Dimensioni: 62 x 48 cm
Conservata presso: Alte Pinakothek di Monaco
Soggetto: Madonna, Maria, Bambino Gesù, Madonna col Bambino
Tecnica: olio su tavola
Attribuzione: Leonardo da Vinci
Il bambino e la madonna sono raffigurate in primo piano, lasciando sullo sfondo in modo visibile, le due bifore ( finestre ad arco) dalle quali è ben visibile il paesaggio.
In una stanza scura, rischiarata da due bifore sullo sfondo aperte sul paesaggio, si trova Maria in piedi, rappresentata a mezzobusto, davanti a un parapetto su cui sono appoggiati sulla sua sinistra, un vaso vitreo con fiori, una parte del mantello della Vergine e, su un soffice cuscino, il piccolo Gesù Bambino nudo.
La vergine è ritratta con un leggero velo malinconico, e il bambino, seduto, allunga le mani verso il fiore, quasi contorcendosi, ma il suo sguardo è assente, verso il cielo, quasi a simboleggiare l'accettazione della sua tragica sorte e il rimettersi nelle mani del Padre.
La sua acconciatura è complessa, con balzi e disegni che fanno da cornice in contrandosi sulla fronte con lo scopo di mantenere il velo.
Descrizione dell'opera
il paesaggio
La "Madonna del Garofano" sembra sia stata realizzata da Leonardo da Vinci a Villa Monastero a Varenna sul Lago di Como, a soli due chilometri da Fiumelatta, narrato da Leonardo nel suo Codice Atlantico, le particolari forme delle arcate delle finestre in effetti sono identiche, quanto i dettagli dei paesaggi di sfondo.
In quest'opera si intravede un percorso di cambiamento di Leonardo che, con la madonna del garofano, accenna e sottolinea un nuovo stile che tende a prendere in prestito emozioni e prospettive dall'arte fiamminga.
la stanza
La Madonna e il bambino sono rappresentate emergere dallo stato di penombra della stanza, volutamente meno illuminata, fino ad emergere in piena luce sul piano prospettico, dando risalto e carattere sia alla tonalità dei colori, sia al tratto dei dettagli, anche se piccoli. Come si può notare dietro la madonna, sotto le bifore, viene accentuato da una luce sottile una scansia che sembra prendere luce dalla parte frontale ma, proprio per dare maggiore risalto ai protagonisti dell'opera, è leggermente accennata, risultando comunque nella sua profondità prospettica.
Il parapetto,
Visibile anche ne la bella Ferronnière e Il volto di Maria che ci riporta ai tratti nell'Annunciazione di cristo, diventa un elemento importante, quasi a sottolineare il distacco tra il soggetto stesso e ciò che si trova di fronte, creando di fatto, una forma di separazione con chi guarda, quasi a volesse sottolineare l'impossibilità del contatto.
Alcune evidenti derivazioni da Verrocchio confermano l'appartenenza dell'opera alla fase giovanile del pittore: l'impianto compositivo, la delicatezza quasi trasparente degli incarnati, la sobria ma realistica gestualità tra madre e figlio, nonché lo zoccolo su cui si trova il vaso, decorato da girali che ricordano l'ara nell'Annunciazione ispirata a sua volta alla tomba di Piero e Giovanni de' Medici di Verrocchio. l'acconciatura molto ricercata e pregna di particolari della Vergine che venne riutilizzata nella Leda con il cigno.
Il garofano
Maria affonda dolcemente la mano nel morbido corpo del Bambino e gli porge un garofano rosso, il fiore delicato e sconosciuto al mondo antico, importato dalla Tunisia intorno al '700 e che viene riportato anche in una leggenda cristiana che narra la prima apparizione dei garofani sulla terra risale a quando Gesù venne crocifisso.
Le lacrime versate dalla Beata Vergine Maria per i sacrificio di suo figlio, caddero al suolo trasformandosi in garofani rosa, simboleggiando l'amore sconfinato dell'amore di una madre verso il figlio, cosi grande da rappresentarne un fenomeno mistico tra il Cristo e la sua chiesa, appare nelle mani di Maria, al centro del quadro e, se prestate attenzione, estremamente vicino al rubino che porta al collo la stessa Maria.
Il rubino
Questa è una delle tante pietre preziose amate da Leonardo e, insieme ai lapislazzuli e alle acquemarine, erano quelle pietre preziose molto utilizzate dalle donne di alto lignaggio facenti parte di caste di discendenza nobile. ostentare una pietra di questo tipo, sottolineava l'importanza di chi la indossava ed era dunque facilmente riconoscibile e identificabile. Il rubino, proprio per il suo colore caldo e le tonalità sprigionate a contatto con la luce, veniva identificata nel Rinascimento, am anche nelle epoche più antiche, quale rappresentazione del sole, in grado di trasformare la luce che lo penetrava in energia, fonte di forza e di lunga vita.
Il bambino Gesù
Riprodotto con un corpicino in abbondanza, rappresenta il seno della salute e del benessere. Gesù allunga le mani verso il fiore, il volto serio e presago del destino come malinconica e intensa è l'espressione nel volto della Madre.
Il suo sguardo non è verso la madre e neppure verso il garofano, piuttosto volge la sua attenzione verso una figura esterna alla scena, quasi fosse collaterale, ma in realtà, sembra essere attratto dal divino che osserva silente il gesto d'amore tra madre e figlio.
Le vesti della vergine
Il vestito si distingue per un continuo e armonico gioco di luci e di ombre in ogni suo dettaglio: dalle pieghe sulle spalle attentamente valorizzato nei suoi dettagli, sino al soppanno di quel giallo quasi luminescente che scende perpendicolarmente nella figura della madonna. L'abito rinascimentale classico ed elegante della Firenze dell'epoca, emerge sotto il delicato azzurro della sopravveste, serrata sul petto dalla spilla preziosa, probabilmente in oro incastonato da perle.
L'utilizzo di monili in perle era sinonimo di purezza assoluta e castità, ed è per questo motivo che venivano donate alle spose.
La storia
1806
Si racconta che prima la Madonna del garofano si trovasse dei frati cappuccini a Burgau, località portoghese di origine romane situata nel comune di Vila do Bispo, nella regione dell'Algarve in Portogallo.
1886
Sembrerebbe, ma non vi è documentazione certa, che la Madonna del garofano finisca all’asta.
1889
Un certo dottor Haug di Gtinzburg acquista l'opera e la rivende lo stesso anno al museo tedesco che la espone indicandola come opera di Leonardo eseguita in adolescenza. Secondo Bayersdorfer, storico dell'arte, scacchista e compositore di scacchi tedesco, quest'opera è “La Madonna della caraffa” della collezione di papa Clemente VII, e non la “Madonna del garofano”.
Lo stesso Vasari a riguardo scrisse:
«Fece poi Lionardo una Nostra Donna in un quadro, ch'era appresso papa Clemente VII, molto eccellente. E fra l'altre cose che v'erano fatte, contrafece una caraffa piena d'acqua con alcuni fiori dentro, dove oltra la maraviglia della vivezza, aveva imitato la rugiada dell'acqua sopra, sì che ella pareva più viva che la vivezza.»
(Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, Vita di Lionardo da Vinci pittore e scultore fiorentino (1568).)
1888
Vi furono in seguito le conferme di Arnold Wilhelm Bode, storico dell'arte tedesco. Gli scritti di Bode, su una vasta gamma di argomenti della storia dell'arte, in particolare sul Rinascimento italiano, sono stati ampiamente influenti, e rimangono testi chiave nel settore.
1889
Fabriczy Ingegnere e storico dell'arte ungherese. Visitò Parigi e Londra e nel 1880 si stabilì a Stoccarda. Fabriczy dedicò gran parte della sua vita allo studio dell'arte rinascimentale italiana, e in particolare fiorentina, confermandoche l'opera in questione era effettivamente la “Madonna del garofano” di Leonardo ad Vinci.
1890
Koopmann studiò più a fondo l’opera in esame ed escluse l’attribuzione ad altri allievi che frequentavano la bottega del Verrocchio, rilevando anche l’alterazione della stesura del colore.
Confronto del disegno del Louvre di Gesù Bambino (sinistra) e del Bambino nella Madonna del garofano (destra) - credits: Dario, arteword.it
Bibliografia
(EN) Adolf Bayersdorfer, su Dictionary of Art Historians, Lee Sorensen.
(EN) Opere di Adolf Bayersdorfer, su Open Library, Internet Archive.
(EN) Opere di Adolf Bayersdorfer, su Progetto Gutenberg.
Problemi di Adolf Bayersdorfer sul PDB Server
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