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LEONARDO DA VINCI: PROCESSO PER SODOMIA

Il Tribunale del Sant’Uffizio , noto anche come l'Inquisizione, era un tribunale ecclesiastico istituito dalla Chiesa cattolica per indagare e perseguire l'eresia e altri reati religiosi. Fondato nel XII secolo, l'Inquisizione divenne particolarmente attiva durante il Rinascimento e continuò a operare in varie forme fino al XIX secolo.

Il Tribunale del Sant'Uffizio aveva l'autorità di indagare sulle accuse di eresia, stregoneria, apostasia, sodomia e altri crimini religiosi. Utilizzava metodi investigativi, spesso coercitivi e violenti, per ottenere confessioni dagli imputati. Una volta condannati, gli eretici e coloro che venivano trovati colpevoli di altri reati religiosi affrontavano pene che potevano includere la tortura, la prigione, la confisca dei beni o la condanna a morte tramite l'esecuzione pubblica.

L'attività del Tribunale del Sant'Uffizio era sottoposta all'autorità del Papa e dei suoi rappresentanti, e operava in stretta collaborazione con i governi civili. Le sue azioni spesso riflettevano gli interessi politici e religiosi dell'epoca, e contribuirono a mantenere l'ortodossia religiosa e il controllo sociale.

non perseguiva crimini effettivi, ma si muoveva sulla scorta della notitia criminis. 

 

Cosa sinificava notitia criminis? 

"Notitia criminis" era ed è ancora oggi un termine giuridico latino che si riferisce alla conoscenza di un crimine o di un reato. 

La "notitia criminis" poteva derivare da diverse fonti, tra cui segnalazioni di cittadini, denunce ufficiali da parte delle autorità, indagini  o semplici osservazioni di eventi sospetti da parte di testimoni oculari. Una volta che la notizia di un crimine viene portata all'attenzione dell'inquisizione, queste avviavano un'indagine per determinare se esistevano sufficienti evidenze per giustificare l'avvio di un procedimento penale.

Per questa ragione, le carte del Sant’Uffizio non sono le più attendibili per ricostruire la vita di chi finiva sotto processo: gli atti degli interrogatori non riproducevano «solamente tutte le risposte del reo, ma anco tutti i ragionamenti che farà e tutte le parole che egli proferirà ne’ tormenti, anzi tutti i sospiri, tutti i lamenti e le lagrime che manderà», come riassumeva il Sacro arsenale.

 

 

Cos'era il Sacro arsenale? 

Il "Sacro Arsenale, overo Pratica dell'ufficio della Santa Inquisizione" è un testo storico che trattava delle pratiche e delle procedure dell'Inquisizione. Questo manuale, scritto durante il periodo dell'Inquisizione spagnola, forniva istruzioni dettagliate su come condurre le indagini, i processi e le condanne per presunte eresie e altri crimini religiosi.

il "Sacro Arsenale" era uno strumento potente nelle mani dell'Inquisizione per affrontare i presunti eretici e difendere l'ortodossia religiosa. Il testo avrebbe potuto includere informazioni su come condurre interrogatori, utilizzare la tortura per ottenere confessioni, valutare le prove e emettere sentenze.

Durante il periodo dell'Inquisizione, i testi come il "Sacro Arsenale" erano spesso utilizzati come guide pratiche per coloro che lavoravano per l'Inquisizione, compresi gli inquisitori e i loro assistenti. Questi manuali riflettevano le credenze e le pratiche dell'epoca e spesso hanno generato controversie e critiche da parte di coloro che si opponevano alle tattiche e alle azioni dell'Inquisizione.

 

Eliseo Masini era un frate domenicano e un inquisitore attivo durante il XVII secolo nell'ambito dell'Inquisizione. Pochi dettagli biografici precisi su di lui sono disponibili, ma è noto per il suo coinvolgimento in alcuni processi di eresia e persecuzione religiosa in Italia durante il suo periodo di attività.

Come membro dell'ordine domenicano, Masini avrebbe lavorato per l'Inquisizione, contribuendo alle indagini, agli interrogatori e ai processi dei presunti eretici. Le sue azioni e il suo coinvolgimento nei processi dell'Inquisizione potrebbero essere state influenzate dalle credenze e dalle pratiche dell'epoca, che includevano spesso l'uso della tortura per ottenere confessioni e l'imposizione di severe condanne per presunte eresie.

È importante notare che l'attività dell'Inquisizione e dei suoi membri, compresi figure come Eliseo Masini, è stata oggetto di dibattito e controversia nel corso dei secoli. Mentre alcuni vedono l'Inquisizione come una forza che ha contribuito a mantenere l'ortodossia religiosa e l'ordine sociale, altri la criticano per i suoi metodi brutali e per la sua persecuzione delle minoranze religiose e culturali.

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1476, 9 aprile

L'unico documento storico sulla vita sessuale del giovane Leonardo è un'accusa di sodomia nel 1476, quando aveva cioè 24 anni ed era ancora lavorante presso la bottega di Andrea del Verrocchio.

 

Gli Ufficiali di notte e de’ monasteri ricevettero infatti una denuncia anonima inserita nel “tamburo”, molto simile ad una cassetta per le lettere attaccata, posizionata all'esterno dell'ingresso di Palazzo della Signoria di Firenze.

 

Cos'era la denuncia anonima?

All'epoca e non solo a Firenze, era in vigore già dal 1280, una norma legislativa che permetteva a chiunque fosse cittadino libero da giudizi e da condanne ( anche se in realtà il fenomeno del “pentitismo” per efferati crimini consentiva ai condannati egualmente la validità della denucia contro terzi), fosse diligente e avvisasse per tempo l'autorità del luogo nel caso a fosse venuto a conoscenza, diretta o indiretta, di fatti che potessero pregiudicare la vita morale o politica dell'individuo. Nel caso il soggetto destinatario della denuncia veniva imputato, e non ancora condannato, il denunciante poteva riscuotere una piccola quota della multa, nella maggior parte dei casi veniva calcolata su un terzo dell'importo che il “condannato” era stato obbligato a pagare.  prevista per e di che i cittadini tenessero gli occhi aperti e denunciassero alle autorità i casi di mancato rispetto delle norme. 

 

Cosa c'è scritto nella lettera? 

L'anonimo indica che un giovine ragazzo di 17 anni, tale Jacopo Saltarelli (a volte indicato anche come modello di artisti) di essere "parte di cose assai miserabili compiute per compiacere le persone che ne fanno richiesta"; si faceva quindi il nome di quattro persone che avrebbero commesso atti di sesso anale col ragazzo:  Baccino, Bartolomeo di Pasquino, Leonardo Tornabuoni e Leonardo da Vinci, all'epoca ventiquattrenne. 

 

Gli imputati

Vengono imputati di Sodomia ai danni di Jacopo Saltarelli, all'epoca diciasettenne risultava essere dedito alla prostituzione maschile. Descritto come ragazzo falso e ingiurioso, fu accusato in seguito di un episodio simile ai danni di altre persone.

 

1. Leonardo Tornabuoni

Leonardo Tornabuoni era  figlio di Giovanni Tornabuoni e fratello di Lucrezia Tornabuoni, che era la madre di Lorenzo de' Medici, noto come Lorenzo il Magnifico. La sua famiglia era coinvolta nelle attività bancarie e commerciali e aveva legami stretti con le famiglie Medici e Rucellai, che erano potenti famiglie fiorentine.

 

2. Giovanna degli Albizi

Giovanna degli Albizi,  Appartenente alla famiglia Albizi, una delle famiglie più influenti della città,  Giovanna sposò Lorenzo Tornabuoni, facendo di lei la cognata di Giovanni Tornabuoni e la zia di Lorenzo de' Medici, il futuro Lorenzo il Magnifico. Attraverso il suo matrimonio, Giovanna divenne parte di una rete familiare che comprendeva alcune delle famiglie più potenti e influenti di Firenze.

 

3. Bartolomeo di Pasquino

di professione orefice

 

4. il Baccino

indicato come ragazzo di bottega in una sartoria ma non si hanno informazioni attendibili

 

5. e infine Leonardo da Vinci, all'epoca ventiquattrenne

 

 

Sodomia: il reato contestato

Nonostante l’accusa di sodomia fosse a quel tempo considerata un grave reato, punibile con la morte, raramente poteva essere dimostrata. Ciò detto, la Firenze rinascimentale era più tollerante di quanto si possa pensare, e la denuncia venne presto archiviata, anche perché non provvista di firma e non dimostrabile.

Quindi a Firenze, cosi come in altre città, era possibile denunciare di malfatti chicchessia, spesso anche per invidia, e attendere di essere chiamati a confermare le accuse senza alcuna documentazione di supporto, bastava la parola!

Trattandosi di un vero e proprio processo inquisitorio e in quel caso erano gli imputati a dover dimostrare davanti agli inquisitori la loro innocenza.

La notizia che un parente dei medici fiorentini ( il Tornabuoni) fosse stato indicato come uno dei probabili colpevoli di sodomìa, fece ben presto il giro della Firenze-bene, sia agli oppositori che ai sostenitori della famiglia Medici che già dal 1434 sotto Cosimi dè Medici mantennero il controllo di Firenze fino al 1494. E' normale pensare che tutto questo avrebbe portato un certo disagio alla famiglia ed è pensabile, ma non ci sono prove in merito, che proprio la stessa sia intervenuta, magari in modo indiretto, al fine di “insabbiare” la vicenda.

 

Sentenza finale

Al termine del processo, presieduto dal tribunale cardinalizio, agli imputati venne lettera la formula “absoluti cum conditione ut retumburentur" ovvero "assolti con la condizione che si pentano". Quindi, per il reato commesso,  vennero “absoluti”, cioè “perdonati” con la formula piena. 

 

 

Denunce per sodomia contro Leonardo da Vinci e altri


Notifico a voi Signori Officiali come egli è vera  cosa che Jacopo Salterelli fratello carnale di  Giovanni Salterelli, 

sta co' lui all'orafo in  Vachereccia, dirimpetto al buco, veste nero,  d'età d'anni 17 o circa.

 

El quale Jacopo va dietro  a molte misserie et consente

compiacere a  quelle persone che lo richiegono di simili  tristizie.
 

E a questo modo ha avuto a fare di molte cose,  

cioè servito parechie dozine di persone, delle  quali ne so buon date, et al presente dirò  d'alcuno.

 

- Bartolomeo di Pasquino orafo sta in  Vachereccia.

- Lionardo di ser Piero da Vinci sta con Andrea  del Verrocchio.

- Baccino farsettaio sta da Orto San Michele in  quella via che v'è due botteghe grandi di cimatori, 

che va alla loggia de' Cerchi, ha aperto  bottega di nuovo di farsettaio.

 

 Lionardo Tornabuoni decto Teri, veste nero.

 

Questi hanno avuto a soddomitare decto  Jacopo,

et così vi fo fede.

absoluti cum conditione ut retamburentur

 

Da: Archivio di Stato di Firenze, 

"Uffiziali di Notte", XVIII (2), 

fol. 46v., 9 aprile 1476. Citato in: 

Giuseppina Fumagalli, Eros di Leonardo, Garzanti, Milano 1952, pp. 97-98.

 

 

 

 

Ma le cose andarono davvero cosi?

Per certo sappiamo che furono assolti, ma rimangono alcuni dubbi procedurali, per esempio:

 

1. Assoluzione: poteva avvenire nel caso in cui gli imputati avrebbero riconosciuto la loro colpa e condannati al pagamento di una ammenda che avrebbe "liberato in forma definitiva" la loro colpa. In questo caso non avrebbero rischiato un secondo processo per lo stesso reato in relazione alla stessa persona. 

 

2. Dichiarazione di colpevolezza e atto di pentimento: gli imputati avrebbero potuto essere "graziati" nel caso in cui non vi fossero stati a loro carico altre condanne o accuse precedenti per lo stesso reato. 

 

3. Reato grave: essendo all'epoca considerata la sodomìa un reato molto grave che poteva consistere in una condanna alla pena di morte ( anche se raramente) va aggiunto che nella maggior parte dei casi questo reato gravissimo reato, che poteva addirittura condurre alla pena di morte, ma la sua stessa gravità la rendeva altrettanto difficile da dimostrare, soprattutto per il fatto che la lettera era in forma anonima, e solo se fosse stata firmata il giudice avrebbe potuto sentenziare la pena di morte o una condanna severa nelle patrie galere.  va aggiunto che nella Firenze dell'epoca, la pena relativa veniva eseguita molto raramente e l'omosessualità era sufficientemente diffusa e tollerata. 

 

4. Influenza esterna:   all'epoca, come abbiamo già detto, la famiglia dè Medici esercitava un forte potere sulla città e lo stesso Leonardo era amico di famiglia e aveva rapporti molto stretti sia con Giuliano che con Lorenzo dè Medici. Questo sarebbe bastato per invalidare l'eventuale condanna? A nostro avviso, si.   

 

1476, 7 giugno

La stessa accusa riappare, sempre in forma anonima venendo ancora una volta respinta: il requisito legale per avviare il procedimento penale era difatti che fosse firmata.

 


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