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Titolo dell'opera: uomo vitruviano
Data di produzione: 1490 -1495
Dimensioni: 34,4X 24,5 cm
Conservata presso: Galleria di Venezia
Soggetto: uomo vitruviano
Tecnica: olio su tavola
Attribuzione: Leonardo da Vinci
Marco Vitruvio Pollione (in latino Marcus Vitruvius Pollio; Formia, 80 a.C. circa – dopo il 15 a.C. circa) è stato un architetto e scrittore romano, attivo nella seconda metà del I secolo a.C., considerato il più famoso teorico dell'architettura di tutti i tempi. Il suo trattato De Architectura è stato il fondamento dell'architettura occidentale fino alla fine del XIX secolo.
L'importanza di Vitruvio è dovuta al suo trattato De architectura (Sull'architettura), in 10 libri, dedicato ad Augusto (che gli aveva concesso una pensione), scritto probabilmente tra il 29 e il 23 a.C. La stesura dell'opera avvenne negli stessi anni in cui Augusto aveva in mente un rinnovamento generale dell'edilizia pubblica e mirava probabilmente a ingraziarsi l'imperatore, a cui l'autore si rivolge direttamente in ciascuna delle introduzioni preposte ad ogni libro.
L'"uomo vitruviano" nell'edizione illustrata da Cesare Cesariano, 1521.
Il “De Architectura libri decem”
E' l’opera letteraria enciclopedica che ha consegnato Vitruvio a perenne memoria.
La sua redazione definitiva occupò probabilmente gli ultimi anni della carriera professionale di Vitruvio, tra la fine del secondo triumvirato e i primissimi anni del principato, all’incirca tra il 35 e il 25 a.C.
L’intera cronologia della composizione dell’opera appare però molto complessa e al suo interno va considerata la lunga fase preparatoria (appartenente al periodo repubblicano), di accumulo di esperienze e conoscenze teoriche, la compilazione di schede, ecc., e, probabilmente, il susseguirsi di almeno due fasi redazionali (benché numerose cesure, più o meno evidenti, facciano pensare ad una redazione alquanto caotica, costituita da supplementi o collages successivi).
La discontinuità tematica esistente tra i primi sette libri dell’aedificatio e i libri VIII, IX e X, infatti induce a ritenere alcuni studiosi (ma l’ipotesi non è unanimemente condivisa) che Vitruvio abbia in un primo momento concepito un’opera che trattava esclusivamente della costruzione di edifici pubblici e privati, per poi realizzare il corpus completo, che copriva l’insieme delle attività che alla sua epoca erano ancora di competenza dell’architetto.
Gli argomenti dei dieci libri, sempre introdotti da una prefazione, sono così ripartiti:
Libro I. Definizione dell’architettura e dell’architetto; nozioni di urbanistica.
Libro II. Evoluzione dell’umanità e nascita dell’edilizia; materiali, murature e tecniche edificatorie.
Libro III. Templi; ordine ionico.
Libro IV. Templi; evoluzione degli ordini greci; ordine dorico; tempio tuscanico; soluzioni ibride.
Libro V. Edifici pubblici: foro, basilica, erario, carcere, curia; teatri; bagni e palestre; porti e murature sommerse.
Libro VI. Edilizia privata (disposizione, misure, organizzazione, orientamento, tipologie).
Libro VII. Edilizia privata: rifiniture (rivestimenti e decorazione).
Libro VIII. Idraulica.
Libro IX. Astronomia; astrologia e meteorologia; orologi solari e ad acqua.
Libro X. Meccanica civile e militare.
Oggetto della trattazione è l’insieme dei saperi teorici e pratici acquisiti negli ultimi due secoli ellenistici nel campo dell’architettura e dell’ingegneria. Vitruvio si sente il rappresentante e il custode di una lunga tradizione, che ritiene ormai giunta al grado di perfezione, per cui avverte come una minaccia i segni dei rivolgimenti che stanno per investire l’architettura della prima età imperiale; attraverso la sistemazione e la codificazione dei saperi elaborati fino ad allora, egli intende salvare i risultati delle speculazioni e di quelle esperienze che le convalidarono, per metterle a disposizione dei responsabili politici e, in generale, dei notabili. Il suo senso del dovere lo spinge a creare un trattato il più completo possibile, in un momento in cui l’architettura è divenuta, più che mai, un programma di governo.
Nonostante alcuni limiti, spesso causati dalla tendenza all’eccessiva semplificazione, l’opera vitruviana non è solo una fonte per noi di preziosissime informazioni, ma resta indiscutibile il suo valore di originalità e di novità, almeno nel contesto romano, per cui l’autore non si accontenta più dei tradizionali schizzi e bozzetti per fornire un quadro normativo a coloro che dirigono i lavori edilizi, ma tenta di realizzare un’esposizione sistematica, un quadro normativo che soddisfi tutta la casistica. Il manoscritto originale prevedeva la presenza di alcune illustrazioni, andate perdute, la cui funzione tuttavia non era che secondaria, e cioè non si sostituivano al testo, se non in casi molto specifici in cui non era possibile chiarire con la parola le difficiles symmetriarum rationes (1, 1, 4) : “il passaggio dal grafismo alla scrittura è per Vitruvio uno dei mezzi – senza dubbio il principale – per far assurgere la praxis architettonica al livello di un’ars liberalis, ovvero di un’attività intellettuale che si basa su un corpus organico di conoscenze – doctrina o scientia– consapevole dei suoi precedenti storici e del proprio valore normativo”(P. Gros, Vitruvio e il suo tempo, in Vitruvio, De Architectura, ed. Einaudi 1997).
A causa dell’aspetto “utilitaristico” dell’opera, la trattazione è tesa a soddisfare le esigenze di completezza, brevità e accessibilità, mentre la prosa deve piegarsi alla creazione di un nuovo linguaggio tecnico. Infatti, quando Vitruvio comincia a scrivere il suo trattato, il linguaggio dell’architettura in pratica non esisteva. In passato notevoli critiche sono state mosse proprio al latino poco “letterario” adoperato dall’autore, neppure definibile un latino volgare, ma un cattivo latino, talvolta ritenuto specchio di una scarsa cultura letteraria.
Oggi il mito del “cattivo latino” di Vitruvio è superato, anche se rimane la difficoltà di definire la misura linguistica e la cifra stilistica della sua scrittura; i recenti studi hanno altresì mostrato come la lingua del De Architectura, “capace di muoversi fra le categorie teoriche e gli esempi pratici, di esprimere concetti astratti e indicazioni concrete, contenga le premesse per il linguaggio dell’architettura moderna.” (da E. Romano, Fra astratto e concreto, in Vitruvio, De Architectura, ed. Einaudi 1997).
Il testo non ci è pervenuto nella sua trascrizione originaria ma sotto forma di numerosi manoscritti (codici) conservati in molte biblioteche europee.
Al 1486 risale l’editio princeps, la prima edizione a stampa del De Architectura, curata a Roma per i tipi della Heralt. Da allora il testo vitruviano ha incontrato una straordinaria fortuna editoriale, potendo contare da allora quasi 200 edizioni. Edizioni rese preziose dai ricchissimi apparati grafici stimolati paradossalmente proprio dall’assenza dei pochi disegni originari che, probabilmente, dovevano corredare il testo. Tale imponente apparato grafico unitamente alla rilettura rinascimentale del testo vitruviano, magistralmente iconizzata nell’uomo vitruviano di Leonardo, ha costituito una delle più salde radici culturali del Rinascimento e di tutta la nostra Architettura e cultura classica.
Fonte: Paolo Clini
Descrizione dell'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci
L'"Uomo Vitruviano" è una delle opere più famose e iconiche di Leonardo da Vinci. Questo disegno, realizzato intorno al 1490, rappresenta un uomo nudo in due posizioni sovrapposte all'interno di un cerchio e di un quadrato. Questa figura è basata sulle proporzioni ideali dell'essere umano secondo i principi descritti dallo scrittore romano Vitruvio.
Leonardo, basandosi sull'insegnamento di Vitruvio, stabilì le proporzioni ideali dell'uomo inscrivendone il corpo - rappresentato in due diverse posizioni - in un quadrato e in una circonferenza: combinazione considerata la massima espressione di perfezione.
Ciò che rende questa opera così significativa è il suo tentativo di rappresentare l'armonia e l'equilibrio del corpo umano secondo i principi matematici e geometrici. Leonardo ha studiato anatomicamente il corpo umano per creare un'immagine che illustra le proporzioni ideali, riflettendo l'antica convinzione che l'uomo sia il microcosmo dell'universo.
L'"Uomo Vitruviano" rappresenta quindi l'intersezione tra arte, scienza e filosofia nel lavoro di Leonardo da Vinci, evidenziando il suo interesse per la natura, l'anatomia e il rapporto tra l'uomo e l'universo.
L'Uomo Vitruviano mostra le proporzioni ideali del corpo umano, inserendole all'interno di due forme geometriche al tempo considerate perfette: il quadrato (simbolo della Terra) e il cerchio (rappresentazione del Cielo).
Queste due figure non sono scelte in modo casuale, ma hanno un significato ben preciso. Il cerchio nel Medioevo rappresentava il cielo, il macrocosmo e la dimensione divina, ideale e perfetta, mentre il quadrato rappresentava la terra, il microcosmo e la dimensione terrena.
Il Quadrato è la quarta delle figure geometriche fondamentali. Simbolo della Terra, in opposizione al Cielo, esso simboleggia anche l'Universo Creato, in opposizione al Non-Creato e al Creatore.
«Vetruvio, architetto, mette nella sua opera d'architectura, chelle misure dell'omo sono dalla natura
disstribuite in quessto modo cioè che 4 diti fa 1 palmo, et 4 palmi fa 1 pie, 6 palmi fa un chubito,
4 cubiti fa 1 homo, he 4 chubiti fa 1 passo, he 24 palmi fa 1 homo ecqueste misure son ne' sua edifiti.
Settu apri tanto le gambe chettu chali da chapo 1/14 di tua altez(z)a e apri e alza tanto le bracia che
cholle lunge dita tu tochi la linia della somita del chapo, sappi che 'l cientro delle stremita delle aperte
membra fia il bellicho. Ello spatio chessi truova infralle gambe fia triangolo equilatero»
Leonardo da Vinci, Uomo vitruviano, 1490 ca. Punta metallica, penna e inchiostro, tocchi di acquerello su carta bianca, 34,4 x 24,5 cm. Venezia, Gallerie dell’Accademia.
«Tanto apre l'omo nele braccia, quanto ella sua altezza.
Dal nasscimento de chapegli al fine di sotto del mento è il decimo dell'altez(z)a del(l)'uomo.
Dal di sotto del mento alla som(m)i-tà del chapo he l'octavo dell'altez(z)a dell'omo.
Dal di sopra del petto alla som(m)ità del chapo fia il sexto dell'omo.
Dal di so- pra del petto al nasscimento de chapegli fia la settima parte di tutto l'omo.
Dalle tette al di sopra del chapo fia la quarta parte dell'omo.
La mag(g)iore larg(h)ez(z)a delle spalli chontiene insè [la oct] la quarta parte dell'omo.
Dal go- mito alla punta della mano fia la quarta parte dell'omo, da esso gomito al termine della isspalla
fia la octava parte d'esso omo;
tutta la mano fia la decima parte dell'omo. Il membro virile nasscie nel mez(z)o dell'omo.
Il piè fia la sectima parte dell'omo. Dal di sotto del piè al di sotto del ginochio fia la quarta parte dell'omo.
Dal di sotto del ginochio al nasscime(n)to del membro fia la quarta parte dell'omo. Le parti chessi truovano infra il mento e 'l naso e 'l nasscimento de chapegli e quel de cigli ciasscuno spatio
perse essimile alloreche è 'l terzo del volto»
La storia
15 a.C.
Si presume sia questo l'anno nel quale De Architectura fu scritto da Vitruvio.
1390 circa
Altre copie sono documentate, anche in Italia, a fine Trecento.
1414
Viene scoperto a Montecassino da parte di Giovanni Francesco Poggio Bracciolini, nome umanistico Poggius Florentinus, che comunque deve averne rinvenuta una copia nelle sue ricerche, forse in area tedesca, contribuendo comunque alla sua diffusione e riscoperta culturale.
Nel XV secolo, infatti, la conoscenza e l'interesse per Vitruvio crebbero sempre di più, soprattutto per merito di Lorenzo Ghiberti (che ne attinge per i suoi Commentari), Leon Battista Alberti (che ne fa una sorta di rilettura critica e creativa nel De re aedificatoria), Francesco di Giorgio Martini (a cui dobbiamo la prima, parziale, traduzione in lingua volgare, rimasta manoscritta), Raffaello (che la fece tradurre da Fabio Calvo per poterla studiare direttamente).
1500
Tra XV e XVI secolo il trattato fu pubblicato varie volte a cominciare dall'edizione principe curata da Sulpicio da Veroli detta "sulpiciana" (Roma, 1490 tipo di G. Herolt, 2 volumi in-folio).
1511
Grande importanza ebbe l'edizione di fra' Giovanni Giocondo che nel 1511 pubblicò a Venezia, per i tipi di Giovanni Tacuino, la prima edizione illustrata del trattato, poi ristampata in successive edizioni. Fra' Giocondo aggiunge 136 disegni, riprodotti in xilografia, che riguardano sia aspetti architettonici sia aspetti tecnici, come le macchine di cantiere, tentando di ricostruire le illustrazioni che dovevano probabilmente arricchire l'opera originaria e comunque importanti per interpretare il senso stesso di molte parti del trattato. La grande importanza di questa edizione, oltre all'accuratezza filologica e tecnica che solo la competenza di Giocondo, letteraria e tecnica allo stesso tempo, poteva avere, era dovuta all'apparato iconografico che per l'opera vitruvina rappresenta la chiave di lettura essenziale.
1521
Illustrata con numerose illustrazioni e commentata fu l'edizione curata da Cesare Cesariano che fu la prima tradotta in volgare italiano (1521).
1556
Un'altra importante edizione fu quella del 1556 curata da Daniele Barbaro con illustrazioni di Andrea Palladio. Il XVI secolo conta comunque ben quattro edizioni in latino e nove in italiano.
1810
dal collezionista milanese Giuseppe Bossi, lo stesso che lo pubblicò nel 1810, dopo secoli di oblio
1822
Il disegno è conservato alle Gallerie dell'Accademia fin dal 1822, quando il Governo austriaco l'acquistò, insieme ad altri venticinque straordinari disegni di Leonardo,
2002
l’immagine dell’Uomo vitruviano di Leonardo venne scelta da Carlo Azeglio Ciampi, all’epoca Ministro dell’Economia, per comparire sul dritto della moneta italiana da 1 euro (il design della moneta si deve invece a Laura Cretara) ancora oggi presente sulle nostre monete che maneggiamo quotidianamente.
Questo ha certamente contribuito a far sì che questo mirabile studio di Leonardo sia diventato uno dei disegni rinascimentali più popolari in Italia e in Europa.
Dove si può vedere l'opera?
per informazioni e visite: Calle della Carità, 1050, 30123 Venezia VE - 041 522 2247
Annalisa Perissa Torrini (cur.), Leonardo. L'Uomo vitruviano fra arte e scienza, Marsilio, 2009. ISBN 88-317-9900-2. ISBN 978-88-317-9900-3.
Franca Manenti Valli, Leonardo. Il sapere costruttivo nel disegno della figura umana, Silvana Editoriale, Milano, 2011. ISBN 88-366-2099-X
Paola Salvi (cur.), Approfondimenti sull'Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, CBEdizioni 2012 ISBN 978-88-97644-01-9
Marco Bussagli, A misura d'uomo. Leonardo e l'Uomo vitruviano (rubrica Dentro il quadro), in Art e Dossier, 146, giugno 1999, pp. 17-20.
Milena Magnano, Leonardo (collana I Geni dell'arte), Milano, Mondadori Arte, 2007. ISBN 88-370-6432-2. ISBN 978-88-370-6432-7.
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