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LEONARDO DA VINCI: LA CAVERNA
Codice Arundel. Ns 263, foglio 155r - British Library, London
[La Caverna]
Ar. 155 r
Non fa sì gran muglia il tempestoso mare, quando il settantrionale aquilone lo ripercuote, colle schiumose onde fra Silla e Cariddi; né Stromboli o Mongibello quando le zolfure[e] fiamme, essendo rinchiuse, per forza rompendo e aprendo il gran monte, fu[l]minando per l'aria pietra, terra, insieme coll'uscita e vomitata fiamma; né quando le 'nfocate caverne di Mongibello renda[n i]l mal tenuto elemento, rivomitandolo e spingendolo alla sua regione con furia, cacciando innanzi qualunche ostacolo s'interpone alla sua impetuosa furia.
E tirato dalla mia bramosa voglia, vago di vedere la gran copia delle varie e strane forme fatte dalla artifiziosa natura, raggiratomi alquanto infra gli ombrosi scogli, pervenni all'entrata d'una gran caverna; dinanzi alla quale, restato alquanto stupefatto e ignorante di tal cosa, piegato le mie reni in arco, e ferma la stanca mano sopra il ginocchio e colla destra mi feci ten[ebre] alle abbassate e chiuse ciglia e spesso piegandomi in qua e in là per [ve]dere se dentro vi discernessi alcuna cosa; e questo vietatomi [per] la grande oscuri[t]à che là entro era.
E stato alquanto, subito sa[l]se in me due cose, paura e desidero: paura per la minac[cian]te e scura spilonca, desidero per vedere se là entro fusse alcu[na] miracolosa cosa.
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