PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Cos'era la lingua volgare?
La lingua volgare, nell'ambito linguistico medievale e rinascimentale, si riferiva alla lingua parlata comunemente dalle persone nel loro quotidiano, a differenza della lingua latina, che era utilizzata principalmente nei contesti formali, come la Chiesa, il governo e la letteratura classica.
Durante il Medioevo e il Rinascimento, la lingua volgare cominciò a guadagnare importanza anche nella letteratura e nella poesia, poiché gli scrittori e i poeti iniziarono a utilizzarla per esprimere le loro idee in modo più accessibile e vicino alla vita quotidiana delle persone comuni. Questo contribuì alla nascita di una ricca tradizione letteraria in lingua volgare, che include opere come la "Divina Commedia" di Dante Alighieri, scritta in toscano, e i sonetti di Francesco Petrarca, scritti in volgare fiorentino.
L'uso della lingua volgare nella letteratura e nella poesia contribuì anche allo sviluppo delle moderne lingue nazionali, poiché favorì la standardizzazione e la diffusione di determinati dialetti regionali come lingue ufficiali e letterarie. In questo modo, la lingua volgare giocò un ruolo cruciale nella formazione delle lingue moderne come l'italiano, il francese, lo spagnolo e l'inglese.
Nel 1450, in Italia si parlavano principalmente diverse varianti regionali della lingua volgare, che costituivano la lingua comune parlata dalla maggior parte della popolazione. Tuttavia, la lingua volgare non era uniforme in tutta la penisola, ma piuttosto variava da regione a regione e da città a città, influenzata dai diversi dialetti locali.
In alcune aree del nord, come la Lombardia e il Veneto, si parlavano dialetti influenzati dalle lingue gallo-italiche e germaniche. Alcuni esempi includono il milanese e il veneto.
Nel centro Italia, tra cui la Toscana, si parlavano dialetti toscani, tra cui il fiorentino, che sarebbe diventato la base della lingua italiana standard.
Nel sud, si parlavano dialetti influenzati dalle lingue romanze meridionali e greco-bizantine. Alcuni esempi includono il napoletano e il siciliano.
Va notato che la lingua italiana, nel senso moderno del termine, stava ancora sviluppandosi durante questo periodo e sarebbe diventata più uniforme e standardizzata nei secoli successivi, con il fiorentino come base linguistica principale, grazie anche al lavoro di poeti e scrittori come Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio.
Leonardo ha lasciato tracce della sua riflessione linguistica in varie pagine dei suoi manoscritti. Particolarmente significative sono due note, che corrispondono, secondo lo stile frammentario che lo caratterizza, a rapide pennellate che disegnano il contorno. La prima è quella, celebre, in cui traccia il suo profilo sociolinguistico con chiarezza e precisione estremamente moderne, dichiarando esplicitamente la sua appartenenza alla fascia culturale intermedia:
«So bene che per non essere io litterato, che alcuno presuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll’allegare io essere omo sanza lettere» (Leonardo da Vinci 1975-1980: c. 327v).
La seconda è quella in cui descrive il volgare evidenziando la sua potenzialità come strumento di comunicazione tecnico-scientifica:
I’ ho tanti vocavoli nella mia lingua materna, ch’io m’ho piuttosto da doler del bene intendere le cose che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia (Leonardo da Vinci 1980-1985: c. 62v).
In piena sintonia con quanto emerge dalle riflessioni metalinguistiche sparse nelle carte, la lingua di Leonardo coincide con il fiorentino del suo tempo (Manni 2008b: 16; Manni 2008a: 7-8), anche se non mancano intromissioni settentrionali legate al suo soggiorno milanese. Da un punto di vista sintattico si riscontrano alcune caratteristiche vicine all’oralità e un andamento spesso dialogico della trattazione, che si inserisce pienamente nella tradizione di questa tipologia di scrittura tecnica. I settori più interessanti sono però senza dubbio quelli del lessico e dell’organizzazione testuale.
Leonardo da Vinci scriveva principalmente in italiano, la lingua madre della sua regione, la Toscana. Tuttavia, essendo un poliedrico genio rinascimentale, era anche competente in latino, la lingua franca dell'epoca, e utilizzava quest'ultima per scambiare corrispondenza con studiosi e intellettuali dell'epoca.
Inoltre, si dice che avesse una conoscenza di base del francese, dato che trascorse parte della sua vita al servizio di vari sovrani francesi.
fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/leonardo-da-vinci_(Enciclopedia-dell'Italiano)
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