PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Leonardo, le soddisfazioni materiali e i riconoscimenti
Spesso la mancanza di tempestività fra l‟invenzione e il suo sfruttamento dipendono da una serie infinita di fattori. Comprenderla. Capirne le applicazioni pratiche. Le implicazioni per lo sfruttamento. La ricerca dello Sponsor (allora si chiamava “mentore”), che, con il suo denaro, il coraggio del rischio e il suo attivismo la mettano in pratica, remunerando adeguatamente l‟inventore.
Tenendo presente soprattutto l‟epoca in cui è nata. Leonardo ne ha sofferto molto sia dal punto di vista dei riconoscimenti che del guadagno in denaro. Nel lungo periodo milanese sollecitava spesso Ludovico il Moro per avere il rimborso di spese sostenute per l‟adempimento sia di suoi ordini che per coprire le spese sue, dei collaboratori e dei servi. Era sempre alla ricerca di moneta.
Tuttora, anche se le start up cominciano ad essere osservate speciali ed i rapporti fra i ricercatori, le università e le imprese si fanno sempre più vicini e si comprende il valore delle innovazioni, sorgono difficoltà. La impressionante inventiva di Leonardo da Vinci, anche se spesso solo teorica, intuitiva, e senza seguito. Le sue invenzioni pratiche, i suoi modelli, le sue proposte tecniche non gli hanno dato le soddisfazioni che meritavano e nelle quali sperava e contava. Notava cose che ad altri sfuggivano.
Ne vedeva le migliorie e le applicazioni pratiche in favore dell‟Uomo. Erano troppo avanzate per quei tempi.
L‟America era stata appena scoperta.
L‟oscurantismo medioevale, le pestilenze, la fame, la differenza abissale fra povertà e ricchezza, fra nobili e vassalli erano ancora un fermo potente. L‟immobilismo teologico della Chiesa, l‟inquisizione, il freno alla Scienza con la S maiuscola erano un argine fondamentale e lui eccelleva nelle innovazioni a tal punto da essere definito “divino” dal Vasari e non solo per il suo eccellente aspetto, ma soprattutto per la sua immensa conoscenza del mondo. Questo ha reso Leonardo sempre alla ricerca di danaro, di riconoscimenti e di quella fama a cui aveva ampiamente diritto. La sua inesauribile curiosità, il suo desiderio di sperimentare per conoscere, per superare ostacoli a rischio persino di essere tacciato di negromanzia, di stregoneria, perché usava metodi nuovi e sconosciuti e metteva in dubbio gli assunti apodittici di grandi come Aristole, e di spiegazioni della Bibbia sulla Natura della Terra.
Per una mente che indagava tutto ciò, che andasse principalmente a vantaggio dell‟Uomo. Fino a sottovalutare inizialmente quegli aspetti per i quali era molto apprezzato ma che forse non considerava il massimo delle sue possibilità. Mi riferisco alla pittura. Il trascurare il risul-
tato artistico per sperimentare tecniche nuove come l‟Encausto. Rischiando anche di perdere opere come “la battaglia di Anghiari” che avrebbe rappresentato il massimo, nella Firenze di allora, mettendolo a confronto con un immenso Michelangelo, che era certo di battere.
Oppure non voler dedicarsi alla tecnica dell‟affresco per la rapidità richiesta da quel tipo di arte che non consente ripensamenti né variazioni, mentre il suo desiderio di perfezione gli faceva ritardare la consegna delle opere e la “Gioconda” ha continuato a studiarla e, probabilmente, a modificarne lo sfumato per oltre quindici anni. Il “Cenacolo”, purtroppo, è l‟esempio più lampante di questo rifiuto dell‟affresco. Il numero delle opere pittoriche che gli vengono riconosciute come sue è ridicolmente limitato. C‟è chi dice quindici, chi venti. Alcune sono ancora sotto esame, questo anche perché non le firmava. Come era frequente in quei tempi. Anche oggi – dopo 500 anni dalla sua morte – in cui molte delle 26 materie da lui investigate, hanno avuto molte esaurienti risposte soprattutto nel diciottesimo, diciannovesimo e ventesimo secolo, le sue invenzioni hanno anticipato l‟oggi.
Dopo l‟illuminismo, il risveglio delle coscienze e la rivolta contro l‟immobilismo. Dopo la rinascita della Scienza (grazie anche a Lui), l‟aver trovato molte delle cause da cui derivano gli effetti sulla terra (e nello Spazio) e risposte alle infinite domande che hanno sempre spinto l‟Uomo alla ricerca delle origini. Molte di quelle sue intuizioni, invenzioni, spiegazioni viste alla luce della conoscenza di oggi, sembrano quasi ovvie. Persino banali. Ma attualmente abbiamo l‟elettricità la televisione, la radio, internet, i satelliti, il 5g, i computer, i devices, i vaccini, gli antibiotici, il Servizio Sanitario Nazionale, l‟energia atomica e soprattutto quella rinnovabile da sole, vento e mare. La libertà di pensiero e d‟impresa.
Leggere delle invenzioni di Leonardo sembra talora quasi di vedere un film muto. Cose e invenzioni che paiono sorpassate. Ma alla luce di oggi.
Portiamo indietro le lancette dell‟orologio al Rinascimento ed esaminiamo il quindicesimo e sedicesimo secolo. Allora l‟energia proveniva pressoché solo dall‟acqua, dagli animali, dal vento, dalle braccia dell‟uomo. Quasi tutto era vietato dall‟immobilismo della Chiesa e chi lo proponeva o solo vi si applicava per trovarne le cause doveva essere coraggioso. Era bollato, esiliato e rischiava anche la vita. È importante comprendere che la sua epoca era più ignorante, più immediata, più istintiva, in una parola più semplice, mentre oggi abbiamo fatto passi enormi nel progresso. Siamo stati sulla Luna, stiamo pensando di vivere su Marte, abbiamo l‟Organizzazione Mondiale della Sanità, l‟Unesco, la F.A.O., l‟O.N.U. la NATO. In orbita naviga una nave spaziale abitata a turno da coloro che si facevano la guerra oltre ottanta anni or sono. l‟Europa di 27 paesi ha costretto i popoli a combattersi solo commercialmente. Viviamo di comunicazione, di big data, di algoritmi, bitcoin, blockchain, robot, intelligenza artificiale e tutto ci sembra ormai scoperto e conosciuto.
Da anticonformista ante litteram, frutto della variegata esperienza instillatagli dal Verrocchio, Leonardo da Vinci spaziava nei campi più diversi, preso dalla frenesia di accumulare quella conoscenza “vera” che gli proveniva probabilmente non solo dagli studi, ma soprattutto dalla esperienza e dalla verifica diretta. Nella sua ricerca del nuovo non aveva privilegiato quello che altri apprezzavano specialmente in lui. La sua pittura.
Anche se in vecchiaia si autoriconobbe la propria maestria al punto tale da mettere in ordine, col fido Melzi, la sua ponderosa opera didattica su questa arte. In un‟epoca in cui mancava la fotografia la ritrattistica era importante. Lasciare ai posteri il proprio volto, la propria statua, il proprio ritratto, era un punto di arrivo per le persone famose o solo ambiziose. Per lasciare una traccia di se. Il segno che si era “arrivati”. Che si era famosi in qualche campo. E Leonardo aveva fama di essere un ritrattista eccezionale. Ma il più delle volte o si rifiutava di farlo o ne tracciava appena i contorni, o non lo consegnava in tempo, anche se gli era stato già pagato.
L‟unico vero riconoscimento in valore e motivazione che Leonardo da Vinci ebbe in vita dal più importante datore di lavoro che aveva avuto, Ludovico il Moro (al quale aveva dedicato buona parte della sua vita attiva) fu una vigna in Milano. Da essa Leonardo ricavò quel buon vino che sapeva produrre ed apprezzare.
Solo nei suoi ultimi anni, quasi alla fine della sua esistenza, ebbe quei riconoscimenti in termini di incarico ufficiale all‟altezza delle sue conoscenze, di denaro e l‟apprezzamento sincero di un Imperatore, Francesco I° di Francia, che lo ammirava. Questi lo accolse, gli diede un alloggio principesco, vicino alla reggia, lo consultava spesso e gli riconobbe una pensione per lui, i suoi collaboratori e servitori. Lasciandolo libero di passare gli ultimi anni della sua vita, libero di esprimersi e di mettere ordine nei suoi numerosi scritti.
Fonte: Marco Biffani
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