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LEONARDO DA VINCI A SENIGALLIA

Nel 1500, Senigallia era sotto il dominio della famiglia Della Rovere. Questa famiglia nobiliare, originaria delle Marche, governava il Ducato di Urbino, al quale Senigallia apparteneva. Il capostipite più famoso dei Della Rovere fu papa Sisto IV, che ascese al soglio pontificio nel 1471. Durante il suo pontificato, la famiglia ottenne grande potere e influenza sia nella Chiesa che nella politica italiana.

Guidobaldo II Della Rovere, figlio di Federico da Montefeltro e Battista Sforza, divenne Duca di Urbino nel 1482, succedendo a suo padre. Fu sotto il suo governo che Senigallia continuò a prosperare come importante centro commerciale e culturale.I Della Rovere furono mecenati delle arti e delle scienze, sostenendo artisti, architetti e studiosi. Durante questo periodo, furono promossi progetti culturali e artistici che contribuirono alla bellezza e all'identità culturale della città.

 

Nel corso del XVI secolo, Senigallia visse un periodo di significativi sviluppi politici, economici e culturali, segnato dal governo della famiglia Della Rovere e dall'espansione del suo ruolo come centro commerciale e culturale nell'Italia centrale. 

Senigallia svolgeva un ruolo chiave nel Ducato di Urbino come porto commerciale e centro amministrativo della regione costiera delle Marche.

 

Durante il XVI secolo, la Fiera di Senigallia continuò a prosperare, attirando mercanti da tutto il Mediterraneo e l'Europa. Questo evento commerciale biannuale fu cruciale per l'economia della città, promuovendo lo scambio di merci e la crescita del commercio internazionale.

Il porto di Senigallia era una via di trasporto vitale per le merci che arrivavano e partivano dalla città. La navigazione nel Mar Adriatico contribuiva al commercio e alla ricchezza della città.

 

I Della Rovere furono mecenati delle arti e delle scienze, sostenendo artisti, architetti e studiosi. Durante questo periodo, furono promossi progetti culturali e artistici che contribuirono alla bellezza e all'identità culturale della città.

Nel XVI secolo, furono costruiti e ristrutturati numerosi edifici pubblici e residenziali, riflettendo lo stile architettonico rinascimentale dell'epoca. Questi includono la Rocca Roveresca e altri palazzi cittadini.

Nonostante le sfide politiche e militari dell'epoca, Senigallia godette generalmente di un periodo di stabilità relativa sotto il governo dei Della Rovere.

La Rocca Roveresca 

La costruzione della Rocca Roveresca risale al XV secolo, durante il dominio della famiglia Della Rovere, che governava il Ducato di Urbino. La sua costruzione fu commissionata da Giovanni della Rovere, fratello di papa Sisto IV, intorno al 1476.

Fu originariamente concepita come fortezza difensiva per proteggere la città e il suo porto dalle incursioni nemiche. 

La sua posizione strategica, vicino al mare e al centro della città, la rendeva un punto di controllo fondamentale.

 

 Leonardo da Vinci a Senigallia

Nel corso dei secoli, la Rocca subì varie modifiche e ampliamenti, riflettendo le esigenze militari e sociali dell'epoca. Fu rinforzata e ampliata nel XVI secolo, durante il governo di Francesco Maria II della Rovere, duca di Urbino.

 Nel corso dei secoli successivi, la Rocca perse la sua funzione militare e fu utilizzata per vari scopi, tra cui prigione e residenza del governatore della città. Oggi ospita il Museo Civico e Pinacoteca della città di Senigallia, mostrando una collezione di opere d'arte e reperti storici. La Rocca Roveresca è una imponente struttura fortificata, costruita in mattoni e pietra, con mura spesse e torri di difesa. La sua posizione elevata le conferisce un'impressionante presenza nella città. Una delle caratteristiche più distintive della Rocca è la Torre del Mastio, una torre di guardia alta che domina il complesso. Offre una vista panoramica sulla città e sul mare.

All'interno della Rocca, si trova un ampio cortile circondato da edifici residenziali e strutture di servizio. Questo cortile era il cuore della vita quotidiana della guarnigione e dei residenti della Rocca.

Nonostante la sua funzione difensiva, la Rocca presenta anche elementi decorativi, come stemmi delle famiglie Della Rovere e dei papi che hanno governato la città.

Oggi, la Rocca Roveresca non solo testimonia la storia militare di Senigallia, ma è anche un importante centro culturale e turistico. Il suo Museo Civico e Pinacoteca ospita mostre temporanee e permanenti che celebrano l'arte e la storia della regione marchigiana. Inoltre, la Rocca è spesso utilizzata per eventi culturali, concerti e manifestazioni.

Il manoscritto “L” di Leonardo da Vinci

È composto da fogli di piccole dimensioni, circa 12 x 8, Il manoscritto, composto di 94 pagine, fu scritto tra il 1497 e il 1502, quando Leonardo da Vinci fu assunto come architetto e ingegnere militare da Cesare Borgia, comandante delle forze pontificie. Contiene anche gli appunti sull'affresco dell'Ultima Cena. uno dei numerosi codici di Leonardo da Vinci, contenente una raccolta di appunti e schizzi di vario genere. Questo manoscritto è particolarmente rilevante per comprendere la poliedrica attività di Leonardo, spaziando dall'anatomia all'ingegneria, dall'arte alla scienza.

 

Il manoscritto L rappresenta una testimonianza significativa dell'approccio interdisciplinare di Leonardo da Vinci. È un esempio tangibile del suo metodo di studio basato sull'osservazione diretta e sulla sperimentazione pratica. Grazie ai suoi appunti e disegni, oggi possiamo comprendere meglio non solo le sue scoperte scientifiche e tecniche, ma anche il suo pensiero e il suo metodo di lavoro. Il manoscritto L è conservato presso la Biblioteca dell'Istituto di Francia a Parigi.

 

Le scoperte di Amelio Fara 

Amelio Fara scrive nelle sue ricerche circa l'identificazione di un disegno eseguiti da Leonardo da Vinci, in merito alla rocca.

Va ricordato che Amelio Fara è stato un noto allievo di Cesare Brandi, un importante critico d'arte italiano del XX secolo. Brandi è stato una figura influente nel campo della critica artistica e della teoria dell'arte, noto soprattutto per il suo lavoro sulla restaurazione e la conservazione dei beni culturali.

Si presume che lo stesso Fara, avendo studiato sotto la guida di Brandi, avrebbe probabilmente assimilato molti dei concetti e degli approcci teorici sviluppati dal suo maestro. Questi includono la sua enfasi sull'importanza della conservazione del patrimonio artistico e architettonico, la sua teoria della "critica formale" che valorizzava l'analisi stilistica e formale delle opere d'arte, e il suo approccio alla restaurazione che metteva in risalto il rispetto dell'integrità storica e artistica delle opere. 

In merito a ciò le sue ricerche hanno portato all'evidenza del manoscritto leonardesco di sotto riportato:

 Leonardo da Vinci a Senigallia

«L’identificazione nelle carte 29 e 30 del Manoscritto L dell’inondazione leonardiana intorno alla Rocca, si fonda su considerazioni topografiche e dimensionali. Inequivocabile il riferimento al contesto idrologico senigalliese delimitato da due corsi d’acqua che scorrono parallelamente a una certa distanza: il fiume Misa e il rio La Penna.» 

In particolare la carta 30r ne reca traccia mostra una soluzione «probabilmente discussa in dettaglio da Leonardo con il duca Cesare. La ricerca di un ponte a sostegno dell’acqua che avrebbe alimentato con la sua platea l’inondazione del bacino scavato intorno alla rocca stessa, giustifica nel margine superiore della carta capovolta il disegno tecnico leonardiano della variazione della sezione nel corso d’acqua.»

 

Di fianco riportiamo la foto del foglio contenuto nel manoscritto L con la descrizione grafica della Rocca

 

L'opera, in conclusione, non verrà mai realizzata. 

Amelio Fara, Senigallia. La rocca prima e dopo Leonardo, Edizioni Polistampa per Leonardo Libri s.r.l., Firenze, 2021

 

Durante il Rinascimento, Senigallia e il fiume Misa, citati nel foglio Manoscritto L,  svolsero un ruolo significativo sia dal punto di vista economico che culturale. Questo periodo fu caratterizzato da una serie di sviluppi che influenzarono profondamente la città e le aree circostanti.

 

Il Fiume Misa

Il fiume Misa era essenziale per Senigallia durante il Rinascimento in quanto permetteva il trasporto di merci dall'entroterra al porto di Senigallia e viceversa. 

Le acque del Misa erano fondamentali per l'irrigazione delle terre agricole circostanti, favorendo la produzione di cereali, ortaggi e altre colture. Furono costruiti ponti e altre infrastrutture lungo il Misa per migliorare l'accessibilità e facilitare lo sviluppo urbano. La città si espanse e si abbellì con edifici rinascimentali e infrastrutture pubbliche.

 

Il Rio La Penna

noto anche semplicemente come La Penna, è un corso d'acqua minore che scorre nella regione delle Marche e ha un ruolo significativo nella storia di Senigallia, specialmente durante il periodo rinascimentale.

Durante il Rinascimento, l'energia idrica del Rio La Penna veniva sfruttata per alimentare mulini ad acqua. Questi mulini erano cruciali per la macinazione dei cereali, un'attività economica essenziale per la comunità locale.

Il Rio La Penna faceva parte di un sistema di gestione delle acque che comprendeva anche il fiume Misa. Questo sistema era importante per la prevenzione delle inondazioni e per garantire una fornitura idrica costante per la città e le sue attività produttive. Furono costruiti ponti e altre strutture sul Rio La Penna per migliorare la viabilità e l'accessibilità, facilitando lo sviluppo urbano di Senigallia.

La manutenzione e la regolazione del Rio La Penna erano attività cruciali. I Della Rovere investirono in opere idrauliche per migliorare il flusso del fiume e prevenirne l'esondazione, proteggendo così le aree urbane e agricole adiacenti.


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