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LEONARDO DA VINCI E IL CAVALLO DI BRONZO

1482, Milano 

In questo periodo i  milanesi acclamano signore di Milano Francesco Sforza, riconoscendolo duca per il suo matrimonio con Bianca Maria Visconti figlia di Filippo Maria Visconti. A Francesco Sforza, condottiero già alle dipendenze dei Visconti, la neonata Repubblica ambrosiana affida il comando dell’esercito per difendere Milano dagli attacchi di Venezia.

 

Leonardo, si presentò al Duca di Milano con un omaggio consegnatogli direttamente da parte dei Medici.

Si trattava della lira, un preziosissimo strumento musicale lavorato e cesellato in puro argento a forma di teschio di cavallo con un timbro molto potente. Dello strumento realizzato da Leonardo da Vinci non se ne ha più traccia nei suoi documenti sopravvissuti. .

 

il Vasari racconta costruita dallo stesso Leonardo, abilissimo anche nella musica. A Milano, infatti, partecipò a una gara musicale alla corte del Moro, «laonde superò tutti i musici, che quivi erano concorsi a sonare».

Leonardo decise di fermarsi a Milano, la città sicuramente lo ammaliava per la sua apertura alla scienza e alla tecnologia.

In quel periodo, infatti, Leonardo era probabilmente poco entusiasta dell’ambiente fiorentino. Stava iniziando una nuova fase della sua ricerca e non trovava stimoli nel contesto culturale neoplatonico della corte dei Medici, denso di filosofia e letteratura. L’arte del da Vinci si stava allontanando sempre più da quella degli artisti fiorentini, era incuriosito da altro.

A Milano, Leonardo si ambientò con fatica, oltre all’accoglienza non troppo calorosa della corte aveva difficoltà pratiche, soprattutto linguistiche, che gli impedivano di farsi capire nella lingua del popolo. Nei primi anni fu ospite dai fratelli Ambrogio e Giovanni De Predis, entrambi artisti.

Leonardo da Vinci aveva un grande interesse per gli studi anatomici, compresi quelli sugli animali, compresi i cavalli. Tuttavia, non c'è un particolare riferimento specifico a un "cavallo di bronzo" nei suoi scritti o nei suoi progetti.

 

Il lavoro più famoso di Leonardo da Vinci associato ai cavalli è il progetto per una monumentale statua equestre di Francesco Sforza, un condottiero e duca di Milano. Leonardo iniziò a lavorare su questa statua equestre durante il suo periodo a Milano, ma il progetto non fu mai completato durante la sua vita. Il modello in argilla per la statua venne distrutto durante le guerre e le fasi di fusione in bronzo non furono mai portate a termine secondo i suoi progetti.

1482

Ludovico il Moro Duca di Milano, propose a Leonardo di costruire la più grande statua equestre del mondo: un monumento a suo padre Francesco, duca dal 1452 al 1466 (anno della sua morte), che era anche il fondatore della casata Sforza.

La commissione è testimoniata da un pagamento a titolo di anticipo per le spese per un modello, pagate per conto del Duca dal sovrintendente all'erario di corte, Marchesino Stanga. Si sa inoltre che la bottega di Leonardo, in Corte Vecchia (sul sito dell'attuale Palazzo Reale), era stata rifornita degli strumenti e dei materiali necessari per la fusione di bozzetti.

 

L'impresa era colossale, non solo per le dimensioni previste della statua, ma anche per l'intento di scolpire un cavallo: nell'atto di impennarsi ed abbattersi sul nemico.

 

1488

Leonardo iniziò a lavorare sul progetto del cavallo producendo diversi preparatori nonchè alcuni modelli in argilla. Aveva ben chiaro in mente come doveva essere il suo cavallo: maestoso, imponente, che potesse rappresentare la forza e la potenza. In questo periodo quindi, inizia a lasciare traccia della sua idea e diversi bozzetti sono giunti sino a noi ma, purtroppo, molti altri sono andati smarriti

 

cavallo disegnato da Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci, Studio per monumento equestre (1485-1490 circa; punta metallica su carta preparata azzurra, 152 x 188 mm; Windsor, The Royal Collection, inv. 12358)

1489, 22 luglio

Ludovico il moro, tramite Pietro Alamanni,  collaboratore di Lorenzo de' Medici, ottenendo il podestato a Pistoia nel 1478, poi di San Gimignano  e la carica di capitano del Popolo a Pisa nel 1485, nonchè ambasciatore di Firenze a Milano presso Francesco Sforza, fece pervenire una lettera indirizzata a Lorenzo il magnifico  per chiedere la collaborazione di fonditori in bronzo fiorentini: «un maestro o due apti a tale opera et benché gli abbi commesso questa cosa in Leonardo da Vinci, non mi pare molto la sappia condurre». 

Molto probabilmente lo stesso Duca di Milano, intendeva procedere con la creazione della statua equestre, con maggior solerzia e precisione rispetto a quanto vedeva fare dal maestro fiorentino.

Ludovico il Moro lamentava la sua scarsa attitudine.

Purtroppo la richiesta del Duca venne disattesa in quanto, in quel di Fireze, gli scultori e i fabbri erano molto richiesti per le numerose commesse che erano già incorso e , suo malgrado, dovette informare lo stesso duca di Milano, della sua impossibilità di inviare personale qualificato per concludere il suo cavallo. Questo fu uno dei motivi che indusse da li a poco lo stesso Lorenzo il Magnifico a prendee in considerazione la creazione di una vera e propria apertura della scuuola delle arti e dei mestieri che, da li a poco nascerà, col nome di giardino di San Marco.

 

La fusione in bronzo 

L'idea di Leonardo era di procedere con un unica grande fusione del cavallo e la sua idea, o almeno dai suoi calcoli effettuati con grande precisione, avrebbe impiegato all'incirca non meno di 70 tonnellate di bronzo e altre leghe. Si trattava quindi di una complessa organizzazione che avrebbe comportato l'impiego di fabbri e carpentieri, falegnami e fuochini altamente preparati in grado di operare all'unisono e con grande precisione. di fondere un monumento gigantesco in una gettata singola, impiegando circa settanta tonnellate di bronzo.

 

L’artista aveva pensato anche alla tecnica di fusione dell’opera in bronzo: ricaviamo notizie in merito da un altro foglio della Royal Collection dove, scrive lo studioso Andrea Bernardoni, “apprendiamo come Leonardo avesse già maturato l’idea di fondere il monumento con un impianto a forni multipli con la forma del cavallo collocata in verticale ma capovolta all’interno della fossa di fusione. Sempre nella stessa carta, in basso a sinistra, troviamo anche il disegno del cavallo visto in sezione in cui è posta in evidenza la centina intorno alla quale si costruisce la struttura portante interna della statua. 

La morfologia e la postura del cavallo di questo disegno si discostano dai bozzetti del monumento e sembrano richiamarsi a uno studio datato una decina di anni prima che presenta un cavallo rampante molto slanciato, come se fosse in procinto di spiccare un salto, il quale è stato interpretato come uno studio dei monumenti antichi, vedendone la probabile fonte nei colossi di Monte Cavallo a Roma”. Leonardo tuttavia abbandonò ben presto l’idea di un monumento con un cavallo rampante, quasi sicuramente per gli spinosi problemi di natura statica, ma anche per ragioni tecniche (l’Archivio di Stato di Firenze conserva una lettera in cui Ludovico il Moro scrive a Lorenzo il Magnifico per chiedergli di mandare, da Firenze a Milano, due fonditori perché l’artista vinciano non si riteneva capace di completare il progetto).

 

1489 -1490

“Per realizzare la fusione in un’unica colata”, leggiamo ancora da Andrea Bernardoni, “si rese necessaria l’ideazione di un metodo alternativo di tipo indiretto, che prevedeva la realizzazione della forma in più sezioni distinte da assemblare all’interno della fossa di fusione". 

 

Il processo specifico per la fusione del "Cavallo di bronzo" di Leonardo da Vinci non è stato completamente documentato, poiché Leonardo non è mai riuscito a completare il progetto durante la sua vita. Tuttavia, ci sono alcuni indizi su come avrebbe potuto procedere.

 

Modello in argilla

Leonardo avrebbe probabilmente iniziato creando un modello dettagliato del cavallo in scala ridotta utilizzando l'argilla. Questo modello sarebbe servito come base per la creazione del calco.

Calco in gesso o cera: Una volta completato il modello in argilla, avrebbe creato un calco intorno ad esso utilizzando materiali come il gesso o la cera.

 

Preparazione del calco

Il calco avrebbe dovuto essere accuratamente preparato per sopportare il calore del bronzo fuso senza danneggiarsi.

 

Fusione del bronzo

Il bronzo, una lega di rame e stagno,  con l'aggiunta di altri metalli. La composizione esatta può variare a seconda delle proprietà desiderate, come la resistenza, la duttilità e il colore. È importante selezionare una lega di bronzo adatta alle esigenze specifiche del progetto. È necessario un forno ad alta temperatura  in grado di raggiungere temperature superiori ai 1000°C per fondere efficacemente il metallo. E' molto probabile che Leonardo abbia utilizzato una fossa di fusione, cioè una brande buca nel terreno dove preparare con bracieri ad altra temperatura, la preparazione del metallo liquido che, una volta giunto alla giusta temperatura di colaggio, veniva versato all'interno degli stampi creati in precedenza.

 

Versamento del bronzo nel calco

Una volta fuso, il bronzo sarebbe stato versato nel calco preparato, riempiendo lo spazio vuoto lasciato dal modello in argilla.

 

Raffreddamento e rimozione del calco

Dopo il raffreddamento, il calco sarebbe stato rotto o rimosso per rivelare la fusione del cavallo di bronzo.

 

Finitura e rifinitura

La fusione sarebbe stata rifinita e levigata per rimuovere eventuali imperfezioni e per aggiungere dettagli finali.

È importante notare che il processo specifico utilizzato da Leonardo avrebbe potuto variare a seconda delle sue sperimentazioni e dei materiali disponibili durante il Rinascimento. Gli artisti moderni che hanno tentato di realizzare il "Cavallo di bronzo" hanno spesso seguito procedure simili, adattando e modificando il processo in base alla loro esperienza e alle tecnologie contemporanee.

 

1^ ipotesi - fusione militare

 

Per sviluppare questo processo operativo è molto probabile che Leonardo si fosse ispirato alla tecnica di fusione per le artiglierie nella quale era prevista la costruzione della forma di fusione in più sezioni. Non crediamo sia un caso, infatti, che proprio in quegli anni Leonardo intensificasse i suoi studi sulle armi da fuoco. 

La particolarità del metodo di Leonardo consisteva nell’impiego dei tasselli utilizzati per calcare il modello, oltre che come matrici per la costruzione del nucleo di fusione, anche come controforma esterna; la matrice negativa, che nel metodo tradizionale si plasmava direttamente sulla superficie del modello in cera, veniva in questo modo ripensata trasformandola in una complessa ricomposizione dei tasselli utilizzati per il calco, assemblati con robuste legature di ferro e saldature in gesso”. I diversi tasselli erano stati progettati in modo che resistessero alla pressione del bronzo fuso e ne impedissero le fuoriuscite durante la colata. La forma, una volta assemblata, sarebbe stata poi completata con i canali per la gettata.

 

Leonardo aveva già cominciato a realizzare la fossa di fusione (in orizzontale, perché la conformazione del territorio milanese non consentiva la consueta progettazione in verticale nel terreno) ma la situazione politica dell’Italia cambiò le esigenze di Ludovico il Moro: in previsione della discesa di Carlo VIII in Italia (e il ducato di Milano aveva aderito alla lega antifrancese di cui facevano parte lo Stato della Chiesa, la Repubblica di Venezia, l’Impero, la Spagna e l’Inghilterra), Ludovico il Moro fu costretto a destinare il bronzo agli armamenti e in particolare alle artiglierie. La situazione non mutò dopo la sconfitta di Carlo VIII, dato che di lì a poco sarebbe scoppiata la guerra di successione del ducato di Milano che avrebbe sancito la caduta degli Sforza: il progetto fu pertanto abbandonato.

lettera di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci, Studi per la fusione del monumento Trivulzio (1508-1510 circa;

 gessetto nero su carta, 198 x 140 mm; Windsor, The Royal Collection, inv. 12347)

MANOSCRITTO DI LEONARDO DA VINCI

Leonardo da Vinci, Studi per la fusione del monumento a Francesco Sforza, I progetto

 (1490 circa; penna e inchiostro, 278 x 191 mm; Windsor, The Royal Collection, inv. 12351)

disegno del cavallo di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci, Studio sulle zampe anteriori di cavallo 

(1488-1490 circa; punta metallica e lumeggiature di biacca su carta preparata azzurra, 154 x 205 mm; Torino, Biblioteca Reale, inv. 15580)

muscoli del cavallo - disegno di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci, Profilo e fronte di cavallo

 (1490 circa; punta metallica su carta preparata azzurra, 212 x 160 mm; Windsor, The Royal Collection, inv. 12321r)
 

Il cavallo e Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci, Studio del profilo sinistro di un cavallo 

(1490 circa; punta metallica, biacca su carta preparata azzurra, 85 x 147 mm; Windsor, The Royal Collection, inv. 12289r)

DESCRIZIONE DELL'ARMATURA DI FUSIONE PER IL CAVALLO DEGLI SFORZA - LEONARDO DA VINCI

Leonardo da Vinci, Forma di fusione della testa del cavallo

 (1493 circa; gesso rosso su carta, 210 x 300 mm; Madrid, Biblioteca Nacional, Codice di Madrid 8936, f. 157v)

 

1491, Studio per il secondo progetto

 

Il progetto si rivelò troppo difficile da realizzare  presentò una seconda versione, realizzata con un modellino in creta, con il cavallo che avrebbe dovuto poggiare su tre zampe. Le dimensioni erano comunque enormi: oltre sette metri di altezza e 10 tonnellate di bronzo previste per la fusione.


Nel frattempo, il progetto era cambiato. Il cavallo rampante probabilmente creava eccessivi problemi di equilibratura. Inoltre il monumento venne ripensato di forme colossali, fino a quattro volte più grande del naturale. Un simile progetto, quindi, rese necessario ridisegnare il cavallo al passo, ed entro il maggio 1491 l'artista aveva approntato un nuovo modello in creta, in occasione del matrimonio della nipote del duca con l'imperatore d'Austria.

Leonardo, con questo monumento, voleva realizzare un'opera che oscurasse tutte le precedenti statue equestri, in particolare quelle del suo maestro Verrocchio e di Donatello, dedicate rispettivamente al Colleoni e al Gattamelata. A Leonardo interessava, in realtà, più il cavallo che il cavaliere; il suo cavallo doveva essere il più grande di tutti, superare i 7 metri di altezza, una sfida mai tentata prima. Proprio per questo Leonardo riempì fogli e fogli di schizzi di anatomia, studiando muscolatura e proporzioni del cavallo e passando moltissimo tempo a progettare e calcolare quest'opera gigantesca che, per la sua fusione, avrebbe richiesto ben 100 tonnellate di bronzo.

CAVALLO E CAVALIERE - DISEGNO LEONARDO DA VINCI

Leonardo sapeva perfettamente che la qualità del cavallo era molto importante per sottolineare l'importanza del personaggio e quindi studiò a fondo, nelle scuderie ducali, tutti i dettagli anatomici dell'animale, realizzando disegni preparatori usando come modelli alcuni cavalli già famosi per la loro bellezza. I disegni ritraevano le parti più belle di ciascun cavallo, con l'intenzione di farne una specie di "montaggio" per ottenere il cavallo ideale e attribuire quindi il meglio ai personaggi che, in vario modo, voleva onorare; tra le sue note si trovano appunti del tipo: «Morel Fiorentino è grosso e ha un bel collo e assai bella testa», oppure «Ronzone, bianco, ha belle cosce, e si trova a Porta Comasina». S'interessò molto anche riguardo al rilassamento ed alla tensione dei muscoli durante l'azione, per dare espressività alla statua.

 

La lentezza dei lavori, interrotti anche per la preparazione delle nozze di Anna Maria Sforza e Alfonso I d'Este (programmate nel 1490 e rimandate al 1491) e per quelle di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este (1494), dovettero preoccupare il Moro. 

1493

Il colossale modello in creta venne esposto pubblicamente, nel 1493, suscitando l'ammirazione generale. Era infatti "12 braccia alto la cervice" (più di sette metri). A quel punto l'opera doveva solo essere ricoperta di uno spesso strato di cera e quindi della "tonaca" in terracotta, in cui versare il metallo fuso. Tutto era pronto per realizzare davvero l'opera, ma le 100 tonnellate di bronzo necessarie alla realizzazione del monumento non erano più disponibili, essendo state utilizzate per realizzare dei cannoni utili alla difesa del ducato di Milano dall'invasione dei francesi di Luigi XII. Leonardo abbandonò il progetto e partì da Milano.

All'arrivo delle truppe francesi nella città lombarda nel 1499, al comando di Gian Giacomo Trivulzio, acerrimo nemico degli Sforza, l'artista era già riparato a Mantova. Il modello lasciato a se stesso nel Castello Sforzesco venne preso di mira dalla soldataglia, che lo usò come un tiro a segno per esercitare le balestre, frantumandolo e distruggendolo completamente.

 

1506

Leonardo tornato a Milano accettò l'incarico dal Trivulzio di realizzare la sua tomba monumentale sormontata da una statua equestre bronzea. Leonardo riprese i suoi studi e nuovamente pensò a due versioni con il cavallo impennato e con il cavallo al passo, ma anche questa scultura non venne mai realizzata.

 

1519

dopo la morte di Leonardo, i suoi disegni e i modelli rimasero dispersi e il progetto fu abbandonato per molti anni. Nel corso dei secoli, ci sono stati vari tentativi di completare o reinterpretare la statua equestre basandosi sui progetti di Leonardo. Uno dei più noti è stato il tentativo di rendere omaggio al genio di Leonardo da parte della scultrice Nina Akamu, che ha realizzato una replica a grandezza naturale della statua equestre, conosciuta come "Il Cavallo," e inaugurata nel 1999 a Milano.

La storia della statua equestre di Leonardo da Vinci è una testimonianza delle sfide artistiche e logistiche affrontate durante il Rinascimento, oltre a rappresentare il genio e la visione innovativa dell'artista.

tomba monumentale di Gian Giacomo Trivulzio

 

L’artista si trovò tuttavia solo pochi anni dopo a lavorare su di un nuovo monumento equestre, quello per la  (Milano, 1440 - Arpajon, 1518), che il condottiero commissionò a Leonardo nel 1506, quando il toscano ebbe modo di tornare a Milano. Anche in questo caso conosciamo diversi studi, dove notiamo sia il cavallo impennato sulle zampe posteriori, sia il tradizionale cavallo al passo. Sempre la Royal Collection conserva un foglio con gli appunti di Leonardo per la fusione: qui vediamo il monumento con il cavallo al passo, e poiché si parla già di fusione è ipotizzabile che, alla fine, l’artista vinciano si fosse risolto per un’iconografia più tradizionale. Lo studio più avanzato è quello del foglio 12356 della Royal Collection: qui Leonardo, scrive la studiosa Maria Teresa Fiorio, “ha raggiunto la soluzione definitiva: non più il cavallo impennato, ma la più classica posizione del cavallo al passo [...] in linea con le moderne interpretazioni del monumento equestre di Donatello e del Verrocchio. Tale tipologia, del resto, era già stata prescelta per il colossale cavallo Sforza e dava maggiori garanzie di stabilità, anche se nel caso del monumento Trivulzio il gruppo era ‘grande al naturale’”.

 

La progettazione del monumento a Trivulzio proseguì sino al 1511, ma l’impresa venne nuovamente bloccata per via del mutato ordine politico: nel 1512, infatti, il potere sforzesco venne restaurato, e il filofrancese Trivulzio, che peraltro nel 1499 era stato nominato Maresciallo di Francia ed era sempre rimasto fedele al re Francesco I, fu cacciato da Milano. La circostanza rese pertanto impossibile il completamento del progetto.

 

Dove si può vedere il cavallo di Leonardo?

Nel 1999, in Piazza della Scala a Milano, è stata inaugurata una replica in bronzo a grandezza naturale della statua equestre di Leonardo da Vinci, realizzata dallo scultore italiano Nina Akamu. Questa replica è conosciuta come "Il Cavallo," ed è stata realizzata seguendo i disegni preparatori di Leonardo.


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