PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Codice di madrid
Un numero di codici imprecisato venne ereditato da Francesco Melzi per volere di Leonardo da Vinci. Nel 1523 il Melzi tornò a Milano portando con sé le carte.
«Fu creato de Leonardo da Vinci et herede, et ha molti de suoi secreti, et tutte le sue opinioni, et dipinge molto ben per quanto intendo, et nel suo ragionare mostra d’haver iuditio et è gentilissimo giovane. [...] Credo ch'egli habbia quelli libricini de Leonardo de la Notomia, et de molte altre belle cose.»
(da una lettera da Milano ad Alfonso I d'Este, duca di Ferrara, 6 marzo 1523.
Alla morte di Francesco Melzi, i manoscritti conservati nella villa di Vaprio d'Adda furono affidati al figlio Orazio e successivamente presero strade diverse a causa di sottrazioni e cessioni.
Grazie a una breve cronaca lasciata da Giovanni Ambrogio Mazenta, è possibile ricostruire, anche se in modo vago, le vicende di parte dei testi.
La famiglia Melzi aveva come insegnante Lelio Gavardi d'Asola, che attorno al 1587 sottrasse 13 libri di Leonardo per portarli a Firenze al granduca Francesco. Essendo però morto il granduca, il Gavardì si trasferì a Pisa insieme ad Aldo Manuzio il Giovane, suo parente; qui incontrò il Mazenta, al quale lasciò i libri affinché li restituisse alla famiglia Melzi. Il Mazenta li riportò a Orazio Melzi, che però non si interessò del furto e gli donò i libri; il Mazenta li consegno al fratello.
Lo scultore Pompeo Leoni, informato della presenza di manoscritti di Leonardo, li chiese a Orazio Melzi per il re Filippo II;[4] ottenne la restituzione anche di sette volumi dai Mazenta, ai quali ne rimasero sei. Di questi sei, tre furono da loro donati rispettivamente all'arcivescovo Federico Borromeo (oggi Manoscritto C di Francia), al pittore Ambrogio Figino e a Carlo Emanuele I di Savoia, mentre gli altri tre in seguito furono ottenuti da Pompeo Leoni, che entrò così in possesso di un numero imprecisato di manoscritti e carte.
Lingua utilizzata: italiano rinascimentale
Attribuzione: Leonardo da Vinci
dimensione: 22 x 15 cm
Anno di riferimento:
Fogli contenuti: 112
Stato di conservazione: buono
Attualmente: Biblioteca Nazionale di Spagna
Il Leoni negli anni successivi organizzò i codici in suo possesso, riportando una sigla su ognuno di essi; sulla base di queste segnature, si è calcolato che fosse in possesso di almeno 46 manoscritti diversi.Nel 1589, impegnato in lavori al monastero dell'Escorial, si trasferì in Spagna; qui utilizzò il materiale di Leonardo in suo possesso (probabilmente smembrando anche codici già rilegati) per formare nuove raccolte come il Codice Atlantico e la Raccolta Windsor. Diversi manoscritti furono poi riportati in Italia, forse da Leoni nel 1604.
Il Leoni morì nel 1608 e furono suoi eredi i due figli maschi, Michelangelo († 1611) e Giovanni Battista († 1615), morti pochi anni dopo.
In seguito i codici passarono alla Biblioteca nazionale di Spagna, ma per un errore di catalogazione nell'Ottocento se ne erano perse le tracce (i codici avevano segnatura "Aa 119" e "Aa 120", ma vennero erroneamente indicati nell'inventario come "Aa 19-20") e si temeva fossero scomparsi.
Nuove ricerche furono eseguite su richiesta di vari studiosi, in particolare di André Corbeau, e i codici furono ritrovati nel 1965, ma la notizia venne tenuta riservata. Il 13 febbraio 1967 in una conferenza stampa Jules Piccus (1920-1997), docente di lingue romanze all'Università del Massachusetts, si attribuì il merito del ritrovamento, ma la sua ricostruzione fu in seguito smentita.
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