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Firenze stava vivendo era all’epoca una delle città più ricche e potenti d’Italia; la cultura e le botteghe di artisti e artigiani fiorivano e con i grandi proventi delle banche e dei commerci prendevano vita i grandi monumenti e le grandi opere d’arte di Leonardo, Verrocchio, Botticelli e Ghirlandaio. Firenze era una Repubblica, ma a detenerne il potere politico era la famiglia Medici, i cui rappresentanti erano Lorenzo il Magnifico e suo fratello Giuliano.
Famiglia Pazzi
Originari di Fiesole, era una delle famiglie nobili più potenti ed influenti insieme ai Medici, dei quali erano parenti grazie al matrimonio del 1469 tra Guglielmo de' Pazzi e Bianca de' Medici, sorella di Lorenzo , nella città di Firenze. Grandi finanzieri e abili nelle relazioni politiche e militari, la loro storia risalirebbe a Pazzo di Ranieri, un cavaliere che partecipò alla Prima Crociata (1096–1099) e fu il primo a scalare le mura di Gerusalemme. Al ritorno della campagna di guerra portò con se le famose tre pietre provenienti dal Santo Sepolcro.
possedevano un lussuoso palazzo in città, progettato da Giuliano da Maiano, e la Villa La Loggia sulla via Bolognese, comprata dalla famiglia Latini; avevano un banco tra i più floridi della città, che dopo l'elezione di papa Sisto IV (1471) aveva ottenuto il governo delle finanze pontificie esautorando i Medici, che avevano tenuto questo incarico per quasi un secolo.I Pazzi, soprattutto alcuni fra loro come Jacopo e Francesco de' Pazzi si sentirono sempre più minacciati dal Magnifico e dalla sua famiglia, tanto da maturare l'idea di eliminare fisicamente quelli che loro ed altri a Firenze vedevano come pericolosi tiranni.
Famiglia dè Medici
Di origine umile e provenienti dalla regione geografica del Mugello, i Medici sono attestati almeno dal XII secolo; le attività delle loro prime generazioni riguardarono la mercatura, la tessitura, l'agricoltura e solo sporadicamente l'attività bancaria.
I Medici tuttavia iniziarono la loro ascesa al potere proprio grazie ad un banchiere, Giovanni di Bicci, che fece grande fortuna con il banco da lui fondato, il Banco dei Medici. In tal modo la famiglia acquistò nel tempo ricchezza e lustro, divenendo finanziatrice delle realtà più influenti nel panorama politico europeo, tanto da diventare i banchieri del Papa e a finanziare imprese quali la conquista del Ducato di Milano da parte di Francesco Sforza e la vittoria di Edoardo IV d'Inghilterra nella Guerra delle due rose.
La casata dei Medici è stata un'antica e potente famiglia nobile italiana di origine toscana, che divenne una delle dinastie protagoniste e di centrale importanza nella storia d'Italia e d'Europa a partire dal XV secolo e fino al XVIII secolo.
Il potere mediceo durò quasi ininterrotto, tranne qualche periodo di breve durata, dal 1434, con la signoria cittadina di Cosimo il Vecchio, fino al 1737 con la morte senza eredi del granduca Gian Gastone de' Medici, ultimo della sua dinastia.
La figura di Lorenzo il Magnifico (1449-1492), figlio di Piero, è stata alternativamente nel tempo oggetto di glorificazione o di ridimensionamento. Educato come un principe, era nato con il destino già segnato dalla sua blasonatura; salì al potere alla morte del padre, senza grandi stravolgimenti. Sposato alla nobile romana Clarice Orsini, fu il primo dei Medici a legare il proprio nome ad un personaggio di sangue blu. A 29 anni, dopo nove anni di governo, subì il più grave attacco nella storia medicea, la cosiddetta Congiura dei Pazzi, nella quale morì il fratello Giuliano e lui stesso venne ferito.
Antefatto
Il primato della Firenze dei Medici destò invidie e gelosie sia interne che esterne e prese così forma la terribile congiura che di fatto fu un tentativo di colpo di stato. Il burattinaio dell’operazione fu papa Sisto IV Della Rovere, che avrebbe voluto spodestare i Medici per mettere a signore di Firenze suo nipote Girolamo Riario. Si allearono con il pontefice le vicine potenze rivali di Firenze: la Repubblica di Siena, il Regno di Napoli e i ducati di Ferrara e di Montefeltro. All’interno della città parteciparono alla congiura Jacopo e Francesco, della famiglia dei Pazzi, potenti banchieri, cui si unì l’arcivescovo di Pisa Francesco Salviati.
Preparazione della congiura
Poco prima dell’attentato, consumatosi nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, i congiurati si erano accorti della mancanza di Giuliano, che era rimasto a casa per un malessere. Bernardo Bandini Baroncelli, insieme a Francesco de' Pazzi, si era allora recato al palazzo dei Medici per prendere Giuliano. Durante il percorso verso Santa Maria del Fiore continuava ad abbracciarlo fingendo una grande amicizia solamente per controllare se fosse armato di pugnale e munito di armatura, che, nella fretta di prepararsi, non aveva portato con sé.
La partita è cominciata e sia Cesare sia Giuliano sono trascinati in gioco. Giuliano viene letteralmente “trascinato”, anche se con modi amichevoli. I servi gli annunciano che due ospiti eccellenti sono giunti per scortarlo in chiesa: manco a dirlo, uno dei due è niente meno che Franceschino Pazzi, così prodigo d’abbracci (insoliti) e di lusinghe da convincere Giuliano a seguire lui ed il suo amico, Bernardo Bandini, alla messa.
Bernardo Bandini e Franceschino Pazzi affiancano Giuliano. Bandini sguaina una daga dal farsetto e la conficca nel petto della vittima. Il giovane de’ Medici barcolla e cade riverso sul pavimento.
Due preti convergono su Lorenzo: sono Antonio Maffei da Volterra e Stefano da Bagnone, il cappellano della famiglia Pazzi. Antonio appoggia una mano sulla spalla di Lorenzo, prima di calare la daga. Lorenzo reagisce d’istinto al tocco dell’avversario.
Fatto sta che schiva il colpo ferale, beccandosi una ferita di striscio al collo
Franceschino balza addosso a Giuliano con la foga di un ossesso. Lo crivella di pugnalate. Così tanti colpi e portati tanto scompostamente che finisce con il ferirsi alla gamba. Il suo sangue si mischia a quello che esce copioso dal corpo dell’odiato nemico i cui occhi già vitrei fissano il soffitto. Il servo di Giuliano, atterrito dall’orrore, è fuggito.
La possibilità di portare a termine il duplice omicidio si presentò in occasione di un viaggio a Firenze di Raffaele Riario, nipote del Papa. Dopo un primo tentativo sfumato per un’indisposizione di Giuliano, i congiurati decisero di agire durante la messa del 26 aprile 1478 in Santa Maria del Fiore. Giovan Battista da Montesecco, il congiurato che aveva il compito di uccidere Lorenzo il Magnifico, si rifiutò di commettere il delitto in un luogo sacro e fu sostituito da Stefano Bagnone e Antonio Maffei, mentre Bernardo Bandini e Francesco de’Pazzi assunsero il compito di uccidere Giuliano. Al momento dell’elevazione, Bandini colpì Giuliano con un pugnale all’altezza della nuca provocandone la morte immediata. Maffei e Bagnone provarono a fare la stessa cosa con Lorenzo, ma, non essendo esperti nell’uso delle armi, riuscirono soltanto a ferirlo lievemente ad una spalla. Grazie al sacrificio di Francesco Nori, che impedì agli assassini di portare a termine la loro azione, Lorenzo riuscì a fuggire nella sacrestia. Ai congiurati a quel punto non restò che sperare in una sommossa popolare, ma Jacopo, il capo della famiglia Pazzi arringò inutilmente la folla.
Bandini sferrò la prima pugnalata al fratello minore di Lorenzo, e, con Francesco Pazzi, terminò il suo compito portando il giovane alla morte.
Bernardo Bandini e Franceschino Pazzi affiancano Giuliano. Bandini sguaina una daga dal farsetto e la conficca nel petto della vittima. Il giovane de’ Medici barcolla e cade riverso sul pavimento.
La Cattedrale è lunga 153 metri, larga 90 alla crociera ed alta 92 metri dal pavimento all'apertura della lanterna della cupola. L’intitolazione a Santa Maria del Fiore è una chiara allusione al nome della città, “Florentia”, e al suo emblema, il “giglio”.
Il 26 aprile1478
La Congiura dei Pazzi fu un complotto politico avvenuto a Firenze il 26 aprile 1478, ultima domenica di Pasqua, nella Cattedrale di Firenze avvenne un terribile fatto di sangue che minacciò la libertà di Firenze. La congiura coinvolgeva membri della famiglia Pazzi, alleati con il Papa Sisto IV e il condottiero Girolamo Riario, e aveva l'obiettivo di rovesciare il governo mediceo a Firenze e assassinare i fratelli Lorenzo e Giuliano de' Medici.
La congiura raggiunse il suo apice durante la messa nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Giuliano de' Medici fu assassinato durante la messa, ma Lorenzo riuscì a sfuggire. Tuttavia, l'attentato non ebbe successo nel rovesciare il governo mediceo, e i congiurati furono perseguiti e giustiziati.
La Congiura dei Pazzi è un evento significativo nella storia di Firenze e del Rinascimento italiano, poiché rappresentò un tentativo di cambiare il corso politico della città e influenzò la storia successiva delle dinastie Medici e del governo fiorentino.
Ma dov'era Giuliano?
La messa era iniziata e del più giovane dei Medici non c'era traccia: ancora dolorante, si trovava nella residenza di famiglia in via Larga. Francesco dei Pazzi e Bernardo Bandini Baroncelli presero allora la via di palazzo Medici, dove convinsero Giuliano ad accompagnarli fino a Santa Maria del Fiore per assistere alla messa celebrata da Raffaello Riario, il nipote del papa appena nominato cardinale. Uno dei due lo abbracciò ripetutamente. Ma quello che sarebbe potuto sembrare un gesto d'affetto, non lo era affatto: era invece solo un modo per sincerarsi che Giuliano non indossasse l'armatura, che solitamente portava per precauzione.
Mentre i tre arrivano in chiesa, l’arcivescovo di Pisa Francesco Salviati si recava a palazzo Vecchio con un seguito di circa cinquanta persone, presentati come fuoriusciti da Perugia che richiedevano protezione. In realtà erano tutti congiurati, e dovevano dare una mano a Salviati a impadronirsi del palazzo del governo non appena sarebbe arrivato il segnale convenuto, che comunicava all'arcivescovo che l'omicidio dei Medici era stato perpetrato.
Uccisione di Giuliano de Medici
L'attentato avvenne durante la messa nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze. I dettagli dell'assassinio sono descritti nei resoconti storici dell'epoca.
Durante la messa, mentre Giuliano stava pregando, i congiurati Francesco de' Pazzi e Bandini Baroncelli.
Lorenzo era seduto probabilmente in prima fila, mentre Giuliano nella seconda panca alla destra dell'altare; nulla faceva presagire il peggio.
Al momento dell’elevazione dell’ostia da parte del sacerdote, Bandini Baroncelli, alle spalle di Giuliano nella panca dietro la sua, Giuliano fu preso alle spalle e non ebbe nemmeno il tempo di reagire che benne colpito alla gola e alla schiena facendolo letteralmente crollare al suolo immerso nel suo stesso sangue: Lorenzo vide tutto e , se pur colpito dio striscio al collo, riuscì a correre verso la sagrestia che si trovava dalla parte opposta della chiesa.
Prestarono soccorso a Giuliano, oramai in fin di vita, e lo portarono di corsa fuori dalla chiesa dove la gente lo vide insanguinato. La voce si sparse rapidamente in città, in ogni vicolo e in ogni angolo di Firenze.
Uno di loro, Bartolomeo della Stufa, salendo dalla scala interna sulla Cantoria di Luca della Robbia osservò il corpo martoriato di Giuliano e comunicò agli altri quando poter nuovamente uscire. Intanto, i congiuranti cercarono di sollevare il popolo contro la fazione medicea al grido di “Libertà! Libertà!”; ma non avevano fatto i conti con il vero sentimento dei fiorentini... Il popolo non solo non seguì gli assassini, ma anzi li assalì e cominciò contro di loro una vera e propria caccia all’uomo. Uccisi dalla folla o condannati a morte tutti i congiurati persero la vita e i loro nomi furono dannati dalla memoria della città. Così, non solo Firenze non perse la sua libertà, ma cominciò anzi la sua stagione forse più bella, quella ricordata come l’epoca d’oro di Lorenzo il Magnifico.
La reazione della gente fu immediata: “i palleschi”, ovvero il partito che dominava la città, sostenitore della famiglia Medici che prendeva il nome dallo stemma della famiglia Medici composto dalle “palle” sullo scudo di famiglia. Al contrario, i sostenitori della famiglia Pazzi e dei loro alleati erano noti come "piagnoni" o "arrabbiati". La reazione dei “palleschi” fu violentissima. Al fallimento della congiura seguì una rapida e feroce repressione. I morti furono ben duecentosettanta.
I fiorentini, aizzati dalla fazione medicea, accorsero a palazzo Pazzi per trascinare Francesco, ferito, a palazzo Vecchio, dove lui e l'arcivescovo Salviati vennero impiccati a una finestra. La stessa sorte sarebbe toccata ai due sacerdoti che avevano cercato di uccidere Lorenzo, mentre quest'ultimo sarebbe rimasto chiuso nella sua residenza per diversi giorni, in modo da non essere direttamente coinvolto nel massacro.
La magistratura cittadina agì con brutalità contro coloro che avevano attentato alla vita dei Medici. Antonio Maffei e Stefano da Bagnone, rifugiatisi nella Badia Fiorentina, furono catturati una decina di giorni dopo. E' recentissimo il ritrovamento nell'Archivio di stato di Firenze, da parte dello storico Marcello Simonetta della New York University, della confessione autografa di Antonio Maffei, che fu interrogato, torturato, e rivelò (anche per sgravarsi la coscienza) tutti i dettagli del piano, in cui disse di avere avuto poca fiducia fin dall'inizio. Vi aveva partecipato in odio a Lorenzo dei Medici per la sanguinosa spedizione contro la sua Volterra avvenuta cinque anni prima. Maffei e Stefano da Bagnone, a cui furono tagliati naso e orecchie, furono impiccati il 13 maggio e appesi a Palazzo Vecchio.
Oltre a loro, nel giro di pochi giorni, un'ottantina di persone tra cui quasi tutti i membri della famiglia Pazzi furono messe a morte. Solo Bandini riuscì a fuggire nascondendosi a Costantinopoli, ma poco più di un anno dopo sarebbe stato consegnato dai turchi ai Medici e impiccato. Così lo avrebbe ritratto un giovane Leonardo Da Vinci, alle prese con i suoi studi di anatomia. Intanto Lorenzo il Magnifico si era sbarazzato in un colpo solo di quasi tutti i suoi nemici, potendo diventare, come avrebbe affermato Guicciardini, l'autentico «ago della bilancia d'Italia».
Misero a fuoco e ferro la città, suddivisi per squadre alla ricerca degli attentatori: ogni locanda o cantina veniva controllata, ogni casa o palazzo, sino ai tetti. Nel giro di qualche ora Francesco de’ Pazzi, Jacopo Bracciolini e l’arcivescovo Francesco Salviati vennero catturati e trascinati davanti al Palazzo della Signoria per poi essere portati al piano alto del palazzo e appesi alle grate in ferro delle finestre con un cappio al collo, lasciati penzolare davanti a tutta la folla. Dopo alcuni giorni Jacopo e Renato de’ Pazzi furono gettati in Arno. Le ricerche dei fiancheggiatori della congiura continuarono giorno e notte in tutta la città e, nelle settimane successive, venne catturato Giovan Battista da Montesecco, che venne decapitato, seguirono Antonio Maffei e Stefano da Bagnone, impiccati anche loro. Bernardo Baroncelli riuscì a scappare da Firenze e successivamente, rintracciato a Costantinopoli, grazie ad una segnalazione del Sultano turco con i quali gli stessi dè Medici avevano un ottimo rapporto, dopo un lungo periodo di clandestinità, portato a Firenze al Palazzo del Bargello dove mediante impiccagione, venne giustiziato in quanto ritenuto il primo responsabile della morte di Giuliano de Medici.
Chi era Francesco dè Pazzi
Francesco de' Pazzi era un membro della famiglia Pazzi, una delle famiglie aristocratiche di Firenze nel Rinascimento. tirato in giro per le strade di Firenze, e poi venne appeso a testa in giù dalla finestra di Palazzo Vecchio, sede del governo fiorentino. Successivamente, il corpo fu preso e tagliato a pezzi. La testa di Francesco de' Pazzi fu posta su una picca e issata sulla torre di Palazzo della Signoria, il simbolo del potere mediceo.
Questo atto crudele e spettacolare era un segno di avvertimento per coloro che avrebbero osato sfidare il governo mediceo a Firenze. La famiglia Pazzi perse il suo prestigio e il suo potere politico a causa del coinvolgimento nella congiura, e questo episodio contribuì a consolidare il dominio dei Medici sulla città.e la sua famiglia fu colpita da confische di beni e perdita di potere. L'evento ebbe un impatto duraturo sulla politica di Firenze e sulla fortuna della famiglia Pazzi.
Chi era Bernardo Bandini Baroncelli
Baroncelli fu uno degli assassini di Giuliano de' Medici. fu catturato, processato e condannato per il suo coinvolgimento nella congiura. La pena inflitta a Baroncelli fu estremamente severa. Morì mediante esecuzione. Il metodo utilizzato fu quello della decapitazione, che era una delle forme di pena capitale comuni durante quel periodo. Dopo la sua morte, il suo corpo potrebbe essere stato soggetto a ulteriori indignità, come accadde ad altri congiurati, come la mutilazione del corpo o l'esibizione pubblica dei resti. Questi atti erano spesso utilizzati per intimidire e punire coloro che si ribellavano contro il governo stabilito.
Giuliano de' Pazzi
Fratello di Francesco, coinvolto nella pianificazione e nell'esecuzione dell'attentato contro i Medici. Tuttavia, non ci sono resoconti storici che indichino che Giuliano de' Pazzi sia stato realmente coinvolto in modo diretto nell'assassinio di Giuliano de' Medici.
Jacopo de' Pazzi
Zio di Francesco e Giuliano, coinvolto nella pianificazione della congiura. Fu catturato, processato e giustiziato per il suo coinvolgimento nel complotto.
Girolamo Riario
Nipote di Papa Sisto IV, alleato dei Pazzi nella congiura. Era un membro della potente famiglia della Rovere, ed era il nipote di Francesco della Rovere, che divenne Papa Sisto IV. La famiglia della Rovere ottenne notevole potere e influenza durante il pontificato di Sisto IV. Girolamo Riario si sposò con Caterina Sforza, una delle donne più influenti e dinamiche del Rinascimento, ed ebbe un ruolo significativo nella politica dell'Italia centrale.
Papa Sisto IV
(Francesco della Rovere): Papa della Chiesa cattolica che sostenne attivamente i Pazzi nella loro congiura.
Salviati: Altra famiglia coinvolta nella congiura, con membri come Jacopo Salviati. La famiglia Salviati era alleata dei Pazzi nel complotto per rovesciare il governo mediceo assassinandone i principali esponenti, Lorenzo e Giuliano de' Medici.
La testimonianza del 29 dicembre 1479 di Leonardo da Vinci
Abbiamo la testimonianza autentica che Leonardo fu presente all'impiccagione alla finestra del Palazzo del Bargello di Bernardo Bandini Baroncelli
Leonardo era presente nella piazza, cosi come centinaia di sostenitori dei Medici. Tutti stavano aspettando di vedere penzolare dalla finestra il corpo dell'imputato.
“L'uomo dei ravanelli” o "Ritratto di un Impiccato"
Leonardo, probabilmente defilato in un angolo della piazza dove poteva vedere bene lòa finestra, ritrasse in odo lucido e preciso sul suo taccuino, uno dei tanti che usava, il Baroncelli impiccato, cosi come lui lo vide. Nel disegno, l'uomo è raffigurato con le braccia incrociate dietro la schiena e le gambe allacciate, appeso per il collo. La particolarità del disegno è la sua attenzione al realismo anatomico, con Leonardo che esplora la resa dettagliata delle forme del corpo. Descrisse il suo abbigliamento e il colore, annotando le sue considerazioni. Il termine "Uomo dei Ravanelli" è una denominazione colloquiale e popolare derivata dal fatto che il corpo sembra avere una forma simile a quella di un ravanello.
Cosa accadde dopo la congiura?
L'assassinio di Giuliano de' Medici segnò uno degli eventi più drammatici della storia politica fiorentina e ebbe un impatto significativo sulle vicende della famiglia Medici e sulla politica della città nel Rinascimento italiano.
Documento riportato alla luce dopo oltre cinque secoli
Ritrovato all'Archivio di Stato di Firenze dallo storico Marcello Simonetta, Classe 1968 - storico di fama internazionale, è autore di una trilogia sui Medici tradotta in varie lingue che ha vissuto per 25 anni fra gli Stati Uniti e la Francia, dove ha insegnato e curato mostre. A Firenze dove è un senior scholar del Medici Archive Project - ha presentato il 3 maggio 2023, un importante documento inedito riguardante la "Congiura dei Pazzi" del 1478.
Il documento, "confessione" di Antonio Maffei da Volterra, il sicario scelto per uccidere Lorenzo de' Medici, rivela gli antefatti e i retroscena della congiura. La confessione, riportata alla luce dopo più di cinque secoli, è manoscritta su due carte, con una scrittura fitta e vergata con mano nitida e nervosa.
Il complotto fu architettato dalla famiglia Pazzi, potenti banchieri fiorentini, e da Francesco Salviati, arcivescovo di Pisa, contro Lorenzo e Giuliano esponenti della famiglia Medici che da lungo tempo deteneva il controllo della città. Il vero responsabile di questa operazione fu, però, papa Sisto IV della Rovere che avrebbe voluto affidare al nipote, Girolamo Riario, il ricco territorio fiorentino. Si allearono con il pontefice il Regno di Napoli e il Ducato di Urbino, potenze rivali di Firenze.
Antonio Maffei era stato convocato a Firenze da Francesco de' Pazzi. Egli nutriva un profondo risentimento per Lorenzo de' Medici in seguito a un'azione militare che, anni prima, era stata mossa contro Volterra. Venuto a conoscenza del progetto omicida si mostrò, però, timoroso e titubante pensando che questa azione avrebbe potuto rappresentare la "manifesta ruina nostra". Ma, a causa di una accelerazione degli eventi, Maffei fu frettolosamente scelto come sicario di Lorenzo. Nella sua confessione sono chiaramente riportate le parole che Francesco de' Pazzi gli rivolse: "È venuto el tempo di por fine a' vostri e nostri danni passati et provedere al ben futuro".
L'attentato avvenne in Duomo, durante la messa del 26 aprile 1478, ultima domenica di Pasqua: Giuliano fu pugnalato e ucciso da Francesco de' Pazzi mentre, Lorenzo, lievemente ferito da Maffei, ordinò una spietata repressione dei congiurati scatenando una vera e propria caccia all'uomo.
Maffei, che intanto si era rifugiato nella vicina Badia Fiorentina, fu arrestato il 3 maggio e, sottoposto a un duro interrogatorio, fu costretto a scrivere, di proprio pugno, la confessione oggi riportata alla luce.
Questo efferato atto criminoso, avvenuto entro il perimetro di un luogo sacro, anziché indebolire l'influenza dei Medici servì, invece, a radicare maggiormente il loro potere nel tessuto sociale e politico della città.
fonte: Firenzetoday.it
Palazzo Vecchio
Tomba di Giuliano dè Medici
Commissionata da Papa Leone X e dal cardinale Giulio de' Medici (futuro Clemente VII), Michelangelo Buonarroti la realizzò partendo dalla stessa pianta della Sagrestia Vecchia del Brunelleschi fu edificata da Michelangelo a più riprese tra il 1521 ed il 1534
Tomba di Giuliano de Medici, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo, Firenze
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