PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Nel Rinascimento, il processo di produzione del vino era sostanzialmente simile a quello utilizzato oggi, con alcune variazioni dovute alla tecnologia e alle pratiche agricole dell'epoca. Ecco un'idea generale di come veniva fatto il vino nel Rinascimento:
Raccolta delle uve: La vendemmia avveniva manualmente, generalmente nei mesi di settembre e ottobre. Gli agricoltori raccoglievano le uve dai vigneti quando erano mature, selezionando attentamente i grappoli migliori.
Schiacciamento delle uve: Dopo la raccolta, le uve venivano schiacciate per estrarre il succo. Nel Rinascimento, questo processo avveniva spesso tramite il piedi degli uomini o tramite l'uso di macine manuali. Le uve venivano pigiate finché non usciva tutto il succo.
Fermentazione: Il succo delle uve, noto come mosto, veniva trasferito in grandi botti o tini di legno per fermentare. Durante la fermentazione, i lieviti naturali presenti sulla buccia delle uve convertivano gli zuccheri presenti nel mosto in alcol e anidride carbonica.
Invecchiamento e maturazione: Dopo la fermentazione, il vino veniva lasciato riposare e maturare nelle botti per un periodo di tempo variabile, che poteva durare da alcuni mesi a diversi anni, a seconda del tipo di vino e delle preferenze del produttore.
Imbottigliamento: Una volta che il vino aveva raggiunto il giusto grado di maturazione, veniva imbottigliato e sigillato con tappi di sughero o di cera per preservarne la freschezza e il sapore. Le bottiglie venivano quindi etichettate e pronte per la vendita o il consumo.
È importante notare che nel Rinascimento le tecniche di produzione del vino erano meno standardizzate rispetto a oggi e variavano da regione a regione e da produttore a produttore. Tuttavia, i principi di base del processo di produzione del vino erano simili e hanno costituito la base per lo sviluppo dell'industria vinicola moderna.
fonte: Luca Maroni
ingranaggio relativo alla macchina dell'uva e dello stappabottiglie
Descrizione della malvasia di Candia aromatica
Il vitigno Malvasia di Candia Aromatica presenta un corredo aromatico di profumi particolarmente ricco e complesso, che comprende un ampio spettro di aromi primari di arancio, cedro, limone, note fruttate di pesca, albicocca, e floreali (acacia, fresia, lavanda.
La Malvasia di Candia Aromatica viene coltivata principalmente in Emilia e, in particolare, nelle province di Piacenza, Parma e Reggio nell’Emilia, dove è la componente primaria di un certo numero di vini secchi e semidolci, nelle versioni fermo, leggermente frizzante, frizzante e passito.
Le uve sono anche la più importante componente della Malvasia dell’Oltrepo Pavese DOC in Lombardia. Anche quest’ultimo vino può essere secco, dolce, fermo, semi-spumante o spumante.
Con il nome Malvasia vengono indicati molti vitigni, la maggior parte a bacca bianca, geograficamente distribuiti un po’ in tutta Italia. Sebbene di origini diverse, tutti questi vitigni condividono alcune caratteristiche di base: infatti presentano tutti, anche se con diversi gradi di intensità, una fragranza piccante di muschio e di albicocca e residui zuccherini piuttosto alti.
Queste caratteristiche rendono i vitigni del gruppo delle Malvasie particolarmente adatti alla produzione di vini spumanti e di passiti.
Il loro nome “Malvasia” deriva da una variazione contratta di Monembasia, roccaforte bizantina abbarbicata sulle rocce di un promontorio posto a sud del Peloponneso, dove si producevano vini dolci che furono poi esportati in tutta Europa dai Veneziani con il nome di Monemvasia.
Il vino fatto con questa varietà era divenuto estremamente popolare, tanto che Venezia pullulava di osterie, chiamate Malvase, consacrate al suo consumo.
fonte: https://www.quattrocalici.it/
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