PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Lionardo di ser Piero da Vinci nasce «sabato 15 aprile alle ore 3 di notte» ad Anchiano, una piccola frazione a nord del comune di Vinci, poco meno di 50 km da Firenze.
Il padre è Piero, di professione notaio, e la madre è una donna di estrazione modesta, Caterina (Caterina di Meo Lippi o Caterina Buti del Vacca), forse una contadina, amante di Piero.
Una memoria del nonno paterno, Antonio Da Vinci, precisa i nomi del prete di Vinci che lo battezza e di ben cinque padrini e cinque madrine, tutti indicati con il relativo patronimico: sono i vicini di casa che festeggiano la nascita di quello che è un «figlio di grande amore e gran desiderio», come direbbe Leonardo, e quindi «di grande intelletto e spirituoso e vivacie e amorevole».
Egli è figlio illegittimo del notaio Ser Piero, che nello stesso anno sposa Albiera Amadori, di una famiglia fiorentina relativamente benestante, essendo lei senza dote. La madre, invece, è una misteriosa Caterina, per la leggenda una contadinella o una serva di osteria, ma secondo una recentissima ipotesi una schiava orientale che non potrà vantare alcun diritto e che entro l'anno seguente si sposerà con Antonio di Piero Buti del Vacca detto "l'Achattabriga", con cui vivrà nelle campagne di Vinci, a San Pantaleo. Leonardo viene, così, accolto nella casa paterna, «nel borgo di Vinci».
Già dal XIII secolo il cognome degli avi di Leonardo era Da Vinci; l'origine più attendibile del toponimo di Vinci, e quello del torrente Vincio che ne attraversa il territorio, sembra essere legato al termine latino vincus, vinci, da cui deriva anche il nome dei salici dai ramoscelli flessibili, diffusi in queste campagne, che venivano e sono tuttora usati per realizzare canestri o legare le viti. Forse da questa consuetudine traggono origine i "nodi vinciani", che saranno emblema di Leonardo e della sua Accademia.
È posta alle pendici del Montalbano a circa 200 metri sopra il livello del mare, ed è definita dai corsi d'acqua di Balenaia e delle Quercete, che ai tempi di Leonardo alimentavano i diversi mulini sparsi per il territorio.
Già dal primo catasto fiorentino del 1427, ad Anchiano c'è notizia di ben nove fabbricati, aventi piccoli e grandi appezzamenti di terreni coltivati.
Casa Natale di Lionardo da Vinci
Oggi, malgrado le informazioni siano innumerevoli e a tratti discordanti, non possiamo indicare con assoluta certezza la casa di nascita.
Tra questi documenti si può citare senz'altro l'estratto cartaceo redatto da Ser Tomme, che indicava nei dettagli le su proprietà immobiliari:
«Uno poderetto posto nel comune di Vinci luogo detto Anchiano con chase da lavoratore e Infrantoio et cholombaia sanza colombi corte et orti et terre lavoratie ulivate vignate et fructate boscate et sode fra sua vochaboli et chonfini apartenenti a detto poderetto el quale tenne Inpegno set lodovico di sel duccio da samminiato ...»
(Ser Tomme di Marco di Tommaso da Isola, 1470)
Questa descrizione coincide con le parole di ser Piero da Vinci, padre di Leonardo:
«Un podere chon chasa da lavoratore quasi ruinata, et una chasetta principiata da oste, et chon terre lavoratie
ulivate fructate et boschate et ogni sua appartenenza, posto nel popolo di Sancta lucia a paterno comune di Vinci
chontado di Firenze luogo detto Anchiano ...»
(Ser Piero Da Vinci, 1495)
da questo momento ha inizio la storia di
LIONARDO DI ANCHIANO DI SER PIERO DI VINCI
conosciuto universalmente con il nome di
LEONARDO DA VINCI
1449
secondo le informazioni catastali, adiacente alla casa, era presente un piccolo frantoio, non di proprietà dei Vinci ma preso in affitto, probabilmente in forma cooperativistica con altri produttori della zona, dove vi lavorava Antonio Da Vinci.
1452
Tomme di Marco di Tommaso da Isola, un notaio, proprio come il padre di Leonardo.
Allora il fabbricato era diviso in due parti ben distinte, sorte in periodi differenti. La parte più antica veniva usata dal lavoratore del podere, mentre l'altra era la parte padronale. Anche se costruita da poco, quest'ultima parte venne unita all'altra formando un unico agglomerato.
La casa è composta da tre ampi vani: una sala d'ingresso con camino quattrocentesco ornato da uno stemma scolpito sul frontone, una camera e una stanza adibita a servizi vari. Nel restauro del 1952 non è stato possibile ricostruire le varie disposizioni e riadattamenti dei piani sopraelevati, perciò fu deciso di riportare alla luce solamente i muri maestri, dando allo stesso tempo una corretta fisionomia della struttura originaria.
Nascita di Leonardo
Il nonno Antonio, padre di Piero e anch'egli notaio, decide di scrivere su un antico libro notarile trecentesco, destinato alla scrittura dei ricordi familiari, dove viene indicato espressamente:
«Nachue un mio nipote figliuolo di ser Piero mio figliuolo ,
a dì 15 d’aprile in sabato a ore 3 di notte"
[secondo il calendario gregoriano il 23 aprile alle ore 21:40]
“Ebbe nome Lionardo.”
Al seguito vengono riportati i dettagli del battesimo con le persone presenti:
«Batezzollo prete Piero di Bartolomeo da Vinci»,
molto probabilmente si fa riferimento al parroco Piero di Bartolomeo Cecci
della Parrocchia di Santa Croce di Vinci
Vengono indicati i presenti:
«Papino di Nanni Banti, Meo di Tonino, Piero di Malvolto, Nanni di Venzo,
Arigho di Giovanni Tedescho, monna Lisa di Domenicho di Brettone, monna Antonia di Giuliano,
monna Niccolosa del Barna, monna Maria, figlia di Nanni di Venzo, monna Pippa di Previcone».
Per certo si sa che ne la madre ne il padre di Lionardo furono presenti al battesimo, semplicemente per il fatto che non si erano mai congiunti in matrimonio
1453
La madre naturale, Caterina, si sposa con Piero del Vaccha da Vinci, conosciuto in Paese col nome di l’Attaccabriga ( altri affermano accattabriga), un contadino della zona di Vinci.
1479
Ser Tomme di Marco di Tommaso da Isola donò le sue proprietà immobiliari terreni, al Convento dei Frati dei Servi di Maria di Firenze in cambio di un vitalizio.
1482
Ser Piero da Vinci dopo aver saputo della donazione immobiliare al Convento dei Frati dei Servi di Maria, decise di acquistarla e decise fi inserire sulla facciata esterna lo stemma di famiglia scolpito in pietra, ancora oggi visibile.
1952
La casa è composta da tre ampi vani: una sala d'ingresso con camino quattrocentesco ornato da uno stemma scolpito sul frontone, una camera e una stanza adibita a servizi vari. non è stato possibile ricostruire le varie disposizioni e riadattamenti dei piani sopraelevati, perciò fu deciso di riportare alla luce solamente i muri maestri, dando allo stesso tempo una corretta fisionomia della struttura originaria.
Fu proprio in questo anno che lo stemma originale venne spostato all'interno dell'abitazione, in una sala posta al piano terra, collocando invece una copia identica all'esterno, ancora oggi visibile
1642
Guglielmo da Vinci, nipote di Guglielmo, fratello carnale di Leonardo, frate nel convento di S. Lucia a Firenze, lasciò i suoi beni alla suddetta struttura.
1645
al conte Francesco Antonio da Bagnano, che sposò nel 1640 Maria di Lorenzo Ridolfi, i cui discendenti, i Masetti da Bagnano, la tennero sino al 1932, quando fu venduta al conte Giovanni Rasini di Castel Campo che acquistò la struttura per destinarla al restauro e alla memoria collettiva di Leonardo. Il conte donò il fabbricato al comune di Vinci il 10 ottobre 1950.
1629
In questo La peste bubbonica diffusasi in Italia nel periodo tra il 1629 e il 1633 che colpì diverse zone del Settentrione,
La casa “ di Leonardo ”passò attraverso una permuta immobiliare ai beni della corona granducale di Toscana della famiglia Medici che, con bolla emessa da papa Pio V, Guglielmo de Medici venne ufficialmente riconosciuto Granducha di Toscana
1645
risulta di proprietà del conte Francesco Antonio da Bagnano, i cui discendenti, i Masetti da Bagnano, la tennero sino al 1932, quando fu venduta al conte Giovanni Rasini di Castel Campo che acquistò la struttura per destinarla al restauro e alla memoria collettiva di Leonardo. Il conte donò il fabbricato al comune di Vinci il 10 ottobre 1950.
1932
i Masetti da Bagnano, discendenti diretti del conte Francesco Antonio da Bagnano, la vendettero al conte Giovanni Rasini di Castel Campo.
1950, 10 ottobre
Il conte Giovanni Rasini di Castel Campo decise nel 1932 di donare al comune di Vinci il fabbricato acquistato in precedenza, per dar modo di intervenire sul restauro immobiliare e garantirne una continuità storica alla memoria del grande uomo Leonardo.
per visitare la casa natale di Leonardo, clicca qui
Bruno Casini, "I 'Libri d'oro' della nobiltà fiorentina e fiesolana", Firenze, Arnaud, 1993, 23-24
AGLIETTI Marcella, Le tre nobiltà. La legislazione del Granducato di Toscana (1750) tra Magistrature civiche, Ordine di Santo Stefano e Diplomi del Principe, Pisa, ETS, 2000, 227
Gustavo Uzielli e Telemaco Signorini, Gita a Vinci, trascrizione del manoscritto della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, Fondo Uzielli, Striscia 82 a cura di Francesca Dini; in appendice: scelta di lettere dal Fondo Uzielli della Biblioteca nazionale centrale di Firenze a cura di Monica Taddei, Fucecchio, Edizioni dell'Erba, 1999 [1872], ISBN 88-86888-30-9.
Renzo Cianchi, Sulla casa natale di Leonardo: risposta al prof. Emil Möller, Empoli, Ed. Arti Graf. Dei Comuni, Ditta Caparrini e C, 1952, SBN IT\ICCU\CUB\0189026.
Romano Nanni e Elena Testaferrata, Vinci di Leonardo: storia e memorie, Vinci, Pacini Editore, 2004, ISBN 88-7781-559-0.
Roberta Barsanti, Leonardo a Vinci: alle origini del genio; catalogo della mostra tenuta a Vinci nel 2019, Firenze/Milano, Giunti, dicembre 2019, ISBN 978-88-09-88525-7.
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