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LEONARDO DA VINCI E LA SCAPIGLIATA

La scapigliata - Leonardo da Vinci

Titolo dell'opera: La scapigliata 

Data di produzione: 1508 circa

Dimensioni: 24,7 x 21 cm

Conservata presso: Galleria nazionale di Parma

Soggetto: giovane donna anonima

Tecnica: terra ombra, ambra inverdita e biacca su tavola

Attribuzione: Leonardo da Vinci

Quest'opera, dipinto su tavola, non ha ancora svelato con inequivocabile certezza il soggetto ritratto da Leonardo, e neppure l'effettiva datazione. Risalire alla sua storia, comporta un vero e proprio percorso ancora ignoto. Ciò che più ci colpisce osservano l'opera è la sua è la sua incompletezza, ma chiunque conosca Leonardo sa che questa non è l’unica opera a essere rimasta incompleta. Per questa ragione realizzò un gran numero di quelle che si chiamano “teste di carattere”, indugiando sui modi in cui il mondo interiore di un essere umano emerge in superficie rivelandosi agli occhi degli altri.

Descrizione dell'opera

 

È ritratta una testa femminile , voltata di tre quarti verso sinistra e reclinata verso il basso e i capelli scompigliati.

La Scapigliata ritrae l’abbozzo non finito di una giovane donna il cui volto guarda dolcemente verso il basso mentre i suoi capelli sciolti e scomposti ondeggiano nell’aria dietro di lei. 

 

Gli occhi della giovane donna sono leggermente socchiusi e completamente indifferenti al mondo esterno e all’osservatore, mentre la sua bocca è leggermente modellata in un sorriso ambiguo, evocativo della Monna Lisa.

Il viso occupa la maggior parte del dipinto, mentre il resto del dipinto è appena abbozzato, con uno sfondo preparato ma non dipinto. Le differenze tra il volto e il resto del dipinto sono efficacemente fuse dalla padronanza dello sfumato. Lo storico dell’arte Alexander Nagel osserva che lo sfumato fa sì che le ombre nascondano qualsiasi tratto, contribuendo al fascino enigmatico dell’opera.

 

I lineamenti sono dolcissimi, le palpebre socchiuse, il naso leggermente pronunciato, le labbra morbide serrate che vagheggiano un lieve sorriso e il mento è arrotondato. Il forte chiaroscuro steso sul viso con lumeggiature esalta il rilievo scultoreo del volto delicato dalla vibrante capigliatura, scomposta ad arte in ricci mossi. L'immagine rievoca gli studi di Leonardo sui “moti dell'animo”, uno dei principi chiave della sua poetica.

 

A metà strada tra la pittura su tavola e il disegno preparatorio, La Scapigliata o Testa di fanciulla è una delle opere più misteriose di Leonardo: non sappiamo esattamente che cosa rappresenti, quando sia stata realizzata e per chi, né attraverso quante mani sia passata nel corso della sua storia.

 

Tecnica e materiali utilizzati

 

Terra ombra

La "terra d'ombra" è un pigmento utilizzato in pittura per produrre tonalità di colore marrone scuro o bruno-rossastro. Deriva spesso da rocce contenenti ossidi di ferro e viene estratta da cave naturali. Il nome deriva dal fatto che tradizionalmente veniva ottenuta da depositi di argilla o terra vulcanica, in particolare dalla città italiana di Pozzuoli.

Ecco alcune caratteristiche della terra d'ombra:

La terra d'ombra ha una tonalità bruno-rossastra, che può variare leggermente a seconda della fonte e della purezza del pigmento. Può essere utilizzata da sola o mescolata con altri pigmenti per creare tonalità più scure o più chiare.

Può variare in opacità a seconda della sua forma e della tecnica di lavorazione. Può essere trasparente quando diluita con un medium o un solvente, o opaca se utilizzata in concentrazioni più elevate.

E' stata ampiamente utilizzata nella storia dell'arte, sia in pittura ad olio che in pittura ad acqua. Viene spesso impiegata per creare tonalità di marrone, grigio e nero, ed è utile per dipingere paesaggi, ritratti, nature morte e altre scene.

 La terra d'ombra è stata uno dei pigmenti più antichi utilizzati dagli artisti, ed è stata impiegata sin dai tempi antichi. La sua disponibilità naturale e la sua capacità di produrre tonalità terrose e calde hanno reso questo pigmento estremamente popolare nel corso dei secoli.

 

Ambra inverdita:

L'"ambra inverdita" è un termine che si riferisce a una particolare forma di ambra, una resina fossile di origine vegetale, che ha subito un processo di alterazione nel corso di milioni di anni. Questo processo di alterazione è noto come inverdimento.

L'ambra inverdita è così chiamata perché, a differenza dell'ambra tradizionale che ha un colore più arancione o giallo, ha assunto una tonalità verde o blu-verde. Questo cambiamento di colore è il risultato di diverse reazioni chimiche che avvengono durante il processo di fossilizzazione, che può includere l'interazione con sostanze organiche o minerali presenti nell'ambiente in cui la resina è sepolta.

L'inverdimento dell'ambra può avvenire in diverse fasi del suo sviluppo, e le condizioni ambientali e geologiche possono influenzare il risultato finale. Tuttavia, l'ambra inverdita è considerata particolarmente preziosa e affascinante per i collezionisti e gli studiosi, poiché è meno comune dell'ambra tradizionale e presenta spesso una bellezza e un fascino unici.

 

Biacca su tavola

La "biacca" è un termine che si riferisce a un pigmento bianco usato in pittura, noto anche come bianco di piombo. Era ampiamente utilizzato dagli artisti nel corso della storia per creare tonalità di bianco nelle loro opere d'arte.

La biacca veniva spesso utilizzata sotto forma di polvere finemente macinata e mescolata con un legante per formare una vernice bianca. Quando applicata su una superficie di tavola (come un pannello di legno), la biacca creava un fondo bianco brillante che fungeva da base per i colori successivi.

L'uso della biacca su tavola era comune soprattutto durante il periodo rinascimentale e barocco, ma è stato successivamente soppiantato da altri pigmenti bianchi più sicuri e meno tossici, come il bianco di zinco e il titanio.
 

1^ ipotesi:

Sembrerebbe che il quadro si stato presente nella camera di Margherita la Paleologa, moglie di Federico Gonzaga e nuora di Isabella d’Este. Margherita Paleologa, figlia di Guglielmo IX (1486-1518), marchese del Monferrato, e di Anna d'Alençon (1492-1562). Fu l'ultima della sua stirpe e succedette, insieme al consorte, allo zio Giovanni Giorgio del Monferrato.

All’inizio del XIX secolo la ritroviamo in casa del pittore parmense Gaetano Callani, artigiano intagliatore di legno  Verso i vent'anni viene iscritto all'Accademia di Belle Arti di Parma, il cui figlio la vendette all’Accademia di Belle Arti, poi Galleria Nazionale di Parma.

 

2^ ipotesi:

Secondo diversi studiosi potrebbe essere una evoluzione di un cartone preparatorio di “Leda col cigno”. Nella mitologia greca Leda era una donna, figlia di Testio e moglie di Tindaro, re di Sparta. Zeus, innamoratosi di lei, si trasformò in un cigno e si accoppiò con lei. Figlia di Testio e di Euritemi, sposò Tindaro e fu madre di due figli, i gemelli Castore e Polluce, e di cinque figlie, Elena, Clitennestra, Timandra, Filonoe e Febe. Secondo la tradizione, Elena e Polluce erano figli di Zeus piuttosto che di Tindaro. La versione più diffusa del mito narra che Leda si unì prima a Tindaro e poi a Zeus in forma di cigno, e in seguito depose due uova: dalla prima nacquero Castore e Clittemnestra, figli di Tindaro, e dalla seconda Polluce ed Elena, figli di Zeus.

 

3^ ipotesi:

E' anche probabile che il soggetto ritratto non sia una persona reale, piuttosto un'immagine di una madonna idealizzata di Leonardo. 

La storia

 

1501

Ci si riferisce alla tavola in una lettera della nobildonna a Pietro da Novellara, datata 27 maggio, in cui la marchesa richiedeva a Leonardo una Madonna per il suo studiolo privato.

 

1531

Probabilmente era la stessa opera che Ippolito Calandra, consigliò di appendere in camera di Margherita Paleologa, moglie di Federico Gonzaga e nuora di Isabella d'Este.

 

1627

Viene citata per la prima volta in un inventario di casa Gonzaga come "un quadro dipintovi la testa di una donna scapigliata, bozzata, [...] opera di Leonardo da Vinci".

 

1800, inizi

Il dipinto si trovava nella raccolta privata del pittore parmense Gaetano Callani, il cui figlio Francesco la vendette in seguito all'Accademia di Belle Arti, poi Galleria Nazionale.

 

1839

Si trova nella Galleria parmense

 

1896

Corrado Ricci, direttore della Galleria Nazionale che, avanzò l'ipotesi che fosse opera dello stesso Callani,

 

1929

Wilhelm Suida è stato uno storico dell'arte e collezionista d'arte austriaco, direttore del dipartimento di storia dell'arte della Kress Foundation  di New York e affermò che l'opera e lo stile de “La scapigliata”, è da attribuirsi certamente a Leonardo ad Vinci.
 

La scapigliata Galleria Nazionale di Parma, Leonardo da Vinci
i dettagli della scapigliata di Leonardo da Vinci

bibliografia

Tiziano Marcheselli, Le strade di Parma, vol. I, Tipografia Benedettina editrice, Parma 1988
Paola Lavagetto Ceschi, Gaetano Callani, Dizionario Biografico degli Italiani, 1973

(EN) Apollodoro, Biblioteca, I, 7.10, su theoi.com. 
Scholi a Apollonio Rodio, Le Argonautiche, 201
(EN) Apollodoro, Biblioteca, III, 11.2, su theoi.com.
(EN) Ovidio, Eroidi III, 77, su theoi.com. URL consultato il 21 giugno 2019.

Giovanni Agosti e Iacopo Stoppa (a cura di), Bernardino Luini e i suoi figli, catalogo mostra, Milano Palazzo Reale, Officina Libraria, Milano, 2014, ISBN 978-88-97737-35-3.
Leonardo da Vinci: l'uomo universale, catalogo mostra, GAMM Giunti Firenze; Milano 2013. ISBN 9788809788244
Léonard de Vinci: dessins et manuscrits, catalogo mostra, Paris, Musée du Louvre, 5 mai-14 juillet, 
Milena Magnano, Leonardo, in I Geni dell'arte, Milano, Mondadori Arte, 2007, ISBN 978-88-370-6432-7.
Lucia Fornari Schianchi (a cura di), Dall'Antico al Cinquecento, in Galleria Nazionale di Parma, Catalogo delle opere, Milano, Franco Maria Ricci, 1997, ISBN 88-216-0934-0.
Carmen C. Bambach (a cura di), Leonardo Da Vinci, master draftsman, New York, Metropolitan Museum of Art, 2003, ISBN 0-300-09878-2.
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Mario Pomilio e Angela Ottino Della Chiesa (a cura di), L'opera completa di Leonardo pittore, Milano, Rizzoli, 1967.
Alessandro Vezzosi (a cura di), Leonardo e il leonardismo a Napoli e a Roma, Firenze, Giunti-Barbèra, 1983.
Leonardo: il codice Hammer e la mappa di Imola presentati da Carlo Pedretti : arte e scienza a Bologna in Emilia e Romagna nel primo Cinquecento : Bologna, Palazzo del Podestà, 30 maggio-14 settembre 1985, Firenze, Giunti-Barbèra, 1985.
Pietro C. Marani, Simone Verde (a cura di), La fortuna della Scapiliata di Leonardo da Vinci : catalogo della mostra, Parma, Palazzo della Pilotta, 18 maggio – 12 agosto 2019, Nomos, 2019.

la scapigliata di Leonardo da Vinci

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