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Nel Rinascimento la città viene concepita come l'ambiente ideale della vita dell'uomo. Luogo di convivenza civile, armonia e bene comune. Per questo il tema della città è al centro degli interessi dei maggiori teorici e artisti del XV e XVI secolo.
La città ideale
Nel Rinascimento con il formarsi delle signorie in Italia una particolare attenzione da parte degli umanisti si concentra sulla forma della città. La città doveva rispecchiare l'ideale politico delle signorie e garantire convivenza civile, armonia e bene comune. L'autonomia della città e il benessere dei cittadini garantiva un miglior controllo, poneva le condizioni per un miglior governo e la solidità della signoria. Doveva rispondere alle esigenze di una collettività che, rispetto al medioevo stava cambiando, orientandosi verso una nuova mentalità, nuove prospettive e nuovi stili di vita. La città doveva essere riprogettata secondo un modello ideale umanistico: quindi nasce il pensiero di una città fatta per l'uomo, a misura d'uomo, rispondente in ogni aspetto alle sue esigenze di vita.
L’ideale della città a misura d'uomo, basata su criteri razionali e geometrici è uno dei temi centrali del Rinascimento si è formato attraverso gli studi prospettici e urbanistici riportati dai trattatisti quattrocenteschi, soprattutto Leon Battista Alberti. E' soprattutto dalle riflessioni riportate da Alberti, grande intellettuale umanista e architetto di primo livello, che nasce l'idea che la forma della città, con le sue strade, i suoi spazi e le sue costruzioni deve riflettere l'ordine politico, la potenza della signoria e le virtù civili della comunità.
Un tratto nuovo ed essenziale dell'architettura rinascimentale fu l'elaborazione teorica circa la forma da dare alla città. Tali riflessioni, espresse in scritti, schemi e trattati, sono genericamente riassunti sotto la definizione di "città ideale" e identificate nello schema radiale a simmetria centrale in rapporto con le ricerche sulla pianta centrale che, con le conseguenti simbologie, caratterizza le esperienze architettoniche più avanzate tra XV e XVI secolo.
L'idea di dare alla città una forma ordinata e razionale, facendone un simbolo della concezione artistica e filosofica di tutto il Rinascimento, maturò lentamente nelle opere dei trattatisti del XV secolo, a partire da Leon Battista Alberti.
Il primo a dare uno schema geometrico rigoroso per una città utopica e fantastica fu Filarete che, nel suo trattato, disegna la pianta di Sforzinda, con uno schema di tipo radiale che caratterizzerà tutte le teorizzazioni successive. Tuttavia in Sforzinda la scala dimensionale della città è enorme rispetto alle città dell'epoca e non consente a Filarete una chiara definizione degli spazi urbani e del tessuto edilizio per il quale non da alcuna indicazione, forse non riuscendo a conciliare la struttura radiale delle principali strade con la maglia ortogonale implicita della rappresentazione del centro della città.
Francesco di Giorgio Martini propone un repertorio di forme simmetriche e rigorose, combinando impianti radiocentrici ed a scacchiera e tenendo conto delle nuove esigenze di difesa bastionata dalle artiglierie. Fu proprio l'evoluzione delle tecniche di fortificazione "alla moderna", dovuta all'introduzione, a partire dal Quattrocento, delle armi da fuoco, che darà, all'idea rinascimentale di città radiocentrica, la possibilità di materializzarsi in concrete realizzazioni.
Dopo di lui anche Sebastiano Serlio, Andrea Palladio e Vincenzo Scamozzi affrontano il tema della città definita geometricamente e perfetta nella sua forma centrale
Nei dieci libri del De re Aedificatoria, iniziato intorno al 1450, ma al quale l'Alberti lavorò per tutta la vita con aggiunte e ridefinizioni, Alberti afferma che la città deve essere innanzi tutto un insieme organico, armonioso e funzionale. Devono essere garantiti spazi per le funzioni pubbliche, civili e sacre, produttive e residenziali, ma anche quelli per lo svago, per il piacere e per la vita sociale.
Alberti indica alcuni principi fondamentali a cui la città deve conformarsi:
inserirsi nel suo luogo geografico nella maniera migliore. Fare in modo di mantenere un ambiente salubre, un buon clima, agevolare un buon rifornimento idrico, dotarsi di un buon sistema di difesa, ecc.
Urbanistica rinascimentale
l'urbanistica delle città subì significative trasformazioni, in particolare in Italia, dove il movimento rinascimentale ebbe origine e si diffuse ampiamente. Ecco alcuni aspetti chiave dell'urbanistica delle città durante questo periodo:
Pianificazione cittadina
Le città rinascimentali furono spesso progettate con una pianificazione urbana più razionale rispetto al disordine tipico delle città medievali. Architetti e urbanisti, ispirati dai principi dell'antichità classica, cercavano di organizzare lo spazio urbano in modo geometrico e ordinato, con strade larghe e rettilinee, piazze regolari e quartieri distinti per funzione.
Sviluppo delle piazze
Le piazze divennero elementi centrali nella pianificazione urbana delle città rinascimentali. Esse erano spesso circondate da edifici importanti come chiese, palazzi pubblici e residenze nobiliari, creando luoghi di incontro sociale e politico. Le piazze rinascimentali erano spesso progettate con una forma regolare e simmetrica, come ad esempio la Piazza del Duomo a Firenze o Piazza San Marco a Venezia.
Strade e vie
Le strade nelle città rinascimentali tendevano ad essere più larghe e ordinate rispetto a quelle delle città medievali, consentendo una migliore circolazione del traffico e una maggiore accessibilità. Molte città rinascimentali furono dotate di strade principali ampie e rettilinee che collegavano i principali monumenti e luoghi di interesse.
Architettura civica e religiosa
Durante il Rinascimento, furono costruiti numerosi edifici pubblici e religiosi che contribuirono a definire il carattere delle città. Architetti rinascimentali come Brunelleschi, Alberti e Palladio progettarono chiese, palazzi e opere pubbliche caratterizzate da proporzioni armoniose, simmetria e dettagli classici, contribuendo a creare un paesaggio urbano distintivo.
Fortificazioni
Nonostante il Rinascimento fosse un periodo di rinnovamento culturale e artistico, molte città mantennero o rinnovarono le loro fortificazioni, poiché la difesa rimaneva una preoccupazione importante in un'epoca di instabilità politica e conflitto militare.
Giardini e spazi verdi
Gli spazi verdi e i giardini pubblici divennero parte integrante delle città rinascimentali, influenzati dalla tradizione dei giardini dell'antica Roma. Questi giardini, spesso situati all'interno di cortili di palazzi nobiliari o monasteri, offrivano un rifugio dalla frenesia della vita cittadina e servivano come spazi per la contemplazione e il piacere estetico.
Complessivamente, l'urbanistica delle città durante il Rinascimento rifletteva un nuovo interesse per l'ordine, la razionalità e l'estetica classica, che si manifestava attraverso la pianificazione regolare dello spazio urbano e la creazione di monumenti e spazi pubblici di grande bellezza e raffinatezza architettonica.
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