PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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1494:
Nella prima, nella seconda e ancora nella terza parte del Ms. H di Parigi vi sono fogli datati dal gennaio di quest'anno. Il 2 febbraio Leonardo è alla Sforzesca di Vigevano; il 20 marzo vi osserva i vigneti.
Studia i caratteri, le passioni, le caricature, i "moti dell'animo"; menziona l'erbario di Giuliano da Marliano. Continua ad avere debiti con la Fabbrica del Duomo di Milano.
1494 2 febbraio - 20 marzo
Leonardo è alla Sforzesca di Vigevano e osserva i vasti vigneti prendendo appunti circa i sistema di idrocultura delle vigne. Costruirà alcuni progetti, come ad esempio, la sega pneumatica per il taglio dei tronchi, approfondirà ( inventando varianti ancora oggi utilizzate) il sistema di idrocoltura e sistemi meccanici di tarzione dei carichi.
Questo è il periodo storico nel quale Leonardo dipinge la Belle Ferronnière, molto probabilmente identificata come Lucrezia Crivelli . Appare infatti nel Codice Forster II in questa data nell'elenco delle spese effettuate da Leonardo, indicate come “ socterratura” di Caterina.Il termine "ferroniera" si riferisce a un tipo di gioiello indossato sul fronte delle donne nel Rinascimento, spesso composto da perle o gemme incastonate in oro o argento. Il nome "Bella Ferroniere" deriva proprio da questo ornamento.
Il dipinto, indipendentemente dal suo autore, è notevole per la sua resa realistica del soggetto e per l'atmosfera enigmatica che circonda la figura della donna. La sua espressione è pacata ma intensa, e ha suscitato interesse e ammirazione tra gli studiosi dell'arte e gli appassionati di storia dell'arte.
1494, 2 febbraio
Come ingegnere ducale, Leonardo affrontò il problema della regolamentazione delle acque nelle campagne verso il Ticino, proprio nel periodo in cui era impegnato a Milano nella realizzazione del Cenacolo.
All’interno del manoscritto H, al foglio 65 v., compare un’osservazione che permette di datare con certezza uno dei suoi passaggi: “Adì 2 di febraio 1494 alla Sforzesca ritrassi scalini 25 di 2/3 di braccio l’uno largo braccia 8”.
La scala d’acqua ivi, tuttora esistente nei prati della Villa Sforzesca di Vigevano, è testimonianza incontestabile del suo interesse verso le introduzioni idrauliche ed irrigue che, durante la signoria del Moro, hanno caratterizzato questa terra in grande evoluzione e fermento creativo.
La presenza di Leonardo, figura per antonomasia evocatrice del connubio tra tecnologia ed arte, rappresenta per noi un elemento ideale di raccordo tra un passato autorevole e un presente in pieno cambiamento che sceglie di fare della cultura e delle nuove tecnologie il proprio futuro.
1494
Leonardo ricevette però una nuova commissione, legata al convento di Santa Maria delle Grazie, luogo caro al Moro, destinato alla celebrazione della famiglia Sforza, in cui aveva da poco finito di lavorare Bramante. I lavori procedettero con la decorazione del refettorio, un ambiente rettangolare dove i frati domenicani consumavano i pasti. Si decise di affrescare le pareti minori con temi tradizionali: una Crocifissione, per la quale fu chiamato Donato Montorfano che elaborò una composizione tradizionale, già conclusa nel 1495, e un'Ultima Cena affidata a Leonardo.
In tale opera, che lo sollevò dai problemi economici imminenti, Leonardo riversò come in una summa tutti gli studi da lui compiuti in quegli anni, rappresentandone il capolavoro.
Il novelliere Matteo Bandello, che ben conosceva Leonardo, scrisse di averlo spesso visto «la matina a buon'hora a montar su'l ponte, perché il Cenacolo è alquanto da terra alto; soleva dal nascente Sole sino all'imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare et il bere, di continovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì, che non v'averebbe messo mano, e tuttavia dimorava talhora una o due ore al giorno e solamente contemplava, considerava et essaminando tra sé, le sue figure giudicava. L'ho anche veduto (secondo che il capriccio o ghiribizzo lo toccava) partirsi da mezzogiorno, quando il Sole è in Leone, da Corte Vecchia ove quel stupendo Cavallo di terra componeva, e venirsene dritto a le Gratie: et asceso sul ponte pigliar il pennello, et una o due pennellate dar ad una di quelle figure e di subito partirse et andare altrove».
Leonardo attinse alla tradizione fiorentina dei cenacoli, reinterpretandola però in maniera estremamente originale con una maggiore enfasi sul momento drammatico in cui Cristo afferma «Qualcuno di voi mi tradirà» e sui "moti dell'animo" degli apostoli turbati. Essi sono ritratti a gruppi di tre, come una serie di onde emotive successive, con al centro la figura isolata e dominante del Cristo.[58]
Leonardo cambiò l'iconografia tradizionale scegliendo di non rappresentare Giuda da solo su un lato del tavolo, ma accanto agli altri sul medesimo lato rivolto allo spettatore.
Come è noto Leonardo non si trovava a suo agio con la tecnica dell'affresco, poiché i veloci tempi di asciugatura dell'intonaco richiedevano un tratto deciso e rapido, non compatibile con i lunghi studi, le successive velature e la sua finissima pennellata. Per questo Leonardo inventò una tecnica mista di tempera e olio su due strati di intonaco, che rallentò le fasi di esecuzione dell'opera consentendogli di rendere una maggiore armonia cromatica e gli effetti di luce e di trasparenze a lui cari.
L'opera era conclusa nel 1498, quando fu ricordato nel De Divina Proportione di Luca Pacioli.
L'esperimento si rivelò però drammaticamente inadatto a un ambiente umido come il refettorio, con la parete comunicante con le cucine: già nel 1517 Antonio de Beatis annotò le prime perdite di colore, che all'epoca di Vasari erano già evidenti, da allora si susseguirono restauri e ridipinture, oltre a eventi estremamente drammatici durante l'occupazione napoleonica e la seconda guerra mondiale, che avevano consegnato un capolavoro estremamente compromesso, a cui ha posto rimedio, per quanto possibile, il capillare restauro concluso nel 1999.
1494, 1 novembre
ricorda i lavori eseguiti per lui da Giulio Tedesco e Maestro Tommaso, quest'ultimo quasi certamente da identificare con Zoroastro da Peretola.
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