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Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, conosciuto col nome d'arte di Sandro Botticelli (Firenze, 1º marzo 1445 – Firenze, 17 maggio 1510), è stato un pittore italiano inquadrabile nella corrente artistica del Rinascimento. Nasce in Firenze in via Nuova (oggi via del Porcellana)
L'origine del soprannome “Botticelli” è da ricercare: o nello stretto rapporto che legava Sandro al fratello Giovanni, chiamato “Botticello" (basso, grosso, colorito e ripieno di vino), o nell'attività dell’altro fratello Antonio che batteva l'oro (battigello).
Sandro è ultimo di quattro figli maschi, e crebbe in una famiglia modesta ma non povera, mantenuta dal padre, Mariano di Vanni Filipepi, che faceva il conciatore di pelli e aveva una sua bottega nel vicino quartiere di Santo Spirito. Numerosi erano infatti nella zona di Santa Maria Novella (dove si trova via del Porcellana) i residenti dediti a tale attività, facilitata dalla prossimità delle acque dell'Arno e del Mugnone.
Prima di avviarsi alla pittura, a spese dei familiari, andò “a leggere” in una scuola, poi secondo il Vasari frequentò le botteghe di fra Filippo Lippi e del Verrocchio. Botticelli partecipò al raffinato clima umanistico promosso dai Medici, immortalando la natura con grandi scenari ricchi di colori e fiori (es. La Primavera e La nascita di Venere).
La sua arte subì anche l'influenza di Andrea del Verrocchio e dei fratelli Antonio e Piero del Pollaiolo.
Chi erano i fratelli Pollaiolo?
Antonio e Piero del Pollaiolo, noti anche come i fratelli Pollaiolo, sono stati due importanti artisti italiani del Rinascimento, attivi a Firenze nel XV secolo. Sono noti principalmente per le loro opere nel campo della pittura e della scultura, nonché per la loro abilità nel trattare temi legati all'anatomia e al movimento.
Antonio del Pollaiolo (1429-1498)
Fu un pittore, scultore e incisore di grande talento. La sua opera è caratterizzata da una forte attenzione alla rappresentazione anatomica e al movimento dinamico dei corpi. È noto soprattutto per opere come "Ercole e Anteo" e "San Sebastiano", che mostrano una notevole padronanza tecnica e una resa dettagliata delle figure umane.
Piero del Pollaiolo (1443-1496)
Fu anch'egli un pittore di talento e un eccellente incisore. Il suo stile è caratterizzato da una maggiore attenzione ai dettagli decorativi e alla composizione formale. È noto soprattutto per il suo lavoro sulla serie di sette Virtù cardinali, ora disperse tra diverse collezioni, e per opere come "La Fede" e "San Sebastiano", dove mostra una maestria nella rappresentazione delle forme umane e dei tessuti.
I fratelli Pollaiolo lavorarono insieme in diversi progetti, compresi affreschi e opere d'arte sacra, e la loro collaborazione contribuì alla diffusione di nuove tecniche e idee nell'arte rinascimentale fiorentina. La loro influenza si estese anche oltre i confini fiorentini, influenzando altri artisti italiani e europei del tempo.
1458
I primi documenti sull'artista sono costituiti dalle dichiarazioni catastali (dette "portate al Catasto"), vere e proprie denunce dei redditi in cui i capifamiglia erano obbligati a comunicare il loro stato patrimoniale, elencando i propri beni, le rendite e le spese da essi sostenute nel corso dell'anno. troviamo citati i quattro figli maschi Giovanni, Antonio, Simone e Sandro: quest'ultimo, di tredici anni, viene definito "malsano", con la precisazione che "sta a leggere", da cui alcuni studiosi hanno voluto desumere un'infanzia malaticcia che avrebbe portato a un carattere introverso, riflesso poi in alcune sue opere dal tono malinconico e assorto.
Sebbene entrambi fossero attivi a Firenze durante lo stesso periodo storico, Botticelli e Leonardo seguirono percorsi artistici diversi. Botticelli si distinse per la grazia delle sue figure e la sua interpretazione mitologica, mentre Leonardo fu celebrato per la sua versatilità e la sua capacità di unire l'arte e la scienza. Entrambi hanno lasciato un'impronta indelebile sulla storia dell'arte rinascimentale italiana.
1469
Botticelli lavorava già da solo, come dimostra la portata al Catasto del 1469, in cui è segnalato come operante in casa propria.
1469, 9 ottobre
Filippo Lippi morì a Spoleto
1470
Sandro mise bottega per conto proprio.
1472
Botticelli s'iscrisse alla Compagnia di San Luca, la confraternita degli artisti a Firenze, e spinse a fare altrettanto il suo amico quindicenne Filippino Lippi, figlio del suo maestro Filippo. Filippino, oltre che caro amico, divenne presto il suo primo collaboratore.
Le frequentazioni di Botticelli nella cerchia della famiglia dei Medici furono indubbiamente utili per garantirgli protezione e le numerose commissioni eseguite nell'arco di circa vent'anni.
1480, 27 ottobre
Botticelli, Cosimo Rosselli, Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino e i rispettivi collaboratori partirono per Roma per affrescare le pareti della Cappella Sistina. Il ciclo prevedeva la realizzazione di dieci scene raffiguranti le Storie della vita di Cristo e di Mosè
Botticelli partecipò al raffinato clima umanistico promosso dai Medici, immortalando la natura con grandi scenari ricchi di colori e fiori (es. La Primavera e La nascita di Venere).
"La Primavera" e "La nascita di Venere" sono due celebri dipinti del pittore rinascimentale italiano Sandro Botticelli. Entrambe le opere sono esempi classici del periodo rinascimentale e riflettono l'interesse dell'artista per la mitologia classica e la bellezza ideale.
La Primavera (c. 1482):
"La Primavera" è uno dei capolavori più noti di Botticelli ed è considerato uno dei più grandi dipinti rinascimentali.
Il dipinto raffigura un gruppo di figure mitologiche in un giardino primaverile. Al centro si trova Venere, la dea dell'amore, circondata dalle Tre Grazie e da Mercurio. L'opera è ricca di simbolismo, con elementi come gli aranci in fiore, le rose e le figure mitologiche che rappresentano la rinascita della natura e l'amore divino. La composizione è caratterizzata dalla grazia delle figure, dai delicati colori e dal senso di armonia, tutti elementi distintivi dello stile di Botticelli.
La nascita di Venere (c. 1484-1486):
"La nascita di Venere" è un'altra opera iconica di Botticelli, che raffigura la nascita della dea Venere dal mare, spinta verso la riva da Zefiro, il vento dell'ovest, e accompagnata da Ora, la dea delle ore.
La figura di Venere è rappresentata in una posizione simile a quella della Venere pudica, un'iconografia classica.
Anche in questo dipinto, Botticelli utilizza simbolismi e richiami alla mitologia classica per creare un'opera di straordinaria bellezza e suggestione. Come in "La Primavera", la composizione è caratterizzata dalla grazia delle figure, dai colori delicati e dalla fusione di elementi mitologici e simbolici.
Entrambe le opere sono attualmente esposte alla Galleria degli Uffizi a Firenze, Italia. Esse sono considerate tra i capolavori più emblematici del Rinascimento italiano e hanno influenzato numerosi artisti successivi.
1502, 16 novembre
Una denuncia anonima lo accusò di sodomia. Nel registro degli Ufficiali di Notte, è riportato come il pittore "si tiene un garzone"... In ogni caso sia quest'episodio sia quello di dodici anni prima si risolsero apparentemente senza danni per l'artista.
La sua fama era ormai in pieno declino anche perché l'ambiente artistico, non solamente fiorentino, era dominato dal già affermato Leonardo e dal giovane astro nascente Michelangelo. Dopo la Natività mistica Botticelli sembra rimanere inattivo.
1502
Scrisse una lettera a Isabella d'Este offrendosi, libero da impegni, per lavorare alla decorazione del suo studiolo.
Sandro Botticelli e Leonardo da Vinci , dopo il loro incontro nella bottega del Verrocchio, avrebbero cementato l’amicizia aprendo l'osteria Tre rane.
bibliografia:
Giorgio Vasari, Vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, Giunti, Firenze 1568.
Bruno Santi, Botticelli, in I protagonisti dell'arte italiana, Scala Group, Firenze 2001. ISBN 88-8117-091-4
G. Cornini, Botticelli, in Art e Dossier, n. 49, settembre 1990, pp. 3–47.
F. Strano, Botticelli, in Gedea Le Muse, VI, Novara, Ist. Geografico De Agostini, 2004.
Sandro Botticelli e la cultura della cerchia medicea, Storia dell'arte italiana, II, diretta da Carlo Bertelli, Giuliano Briganti e Antonio Giuliano, Milano, Electa, 1990, pp. 292–299.
Ilaria Taddei, Botticelli, Firenze, Ministero per i Beni e le Attività culturali, 2001.
AA.VV., Galleria degli Uffizi, collana I Grandi Musei del Mondo, Roma 2003.
Chiara Garzya,"Zephiro torna, e 'l bel tempo rimena; a proposito della Primavera di Botticelli", in "Critica letteraria", 130, anno XXXIII, fasc. II, N.127/2005.
L'opera completa del Botticelli, Classici dell'Arte Rizzoli, Milano, 1978.
M. Horak, "Piacenzia, è terra di passo come Fiorenza", Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, f.887 r-v, Il Tondo di Botticelli e la Madonna dei fusi, ambasciatori piacentini d'arte e cultura in Giappone, LI.R. - Piacenza, 2015, ISIN 978-88-95153-53-7.
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