PORTALE ITALIANO DI DIVULGAZIONE DELLA VITA E LE OPERE DI LEONARDO DA VINCI
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Mentre è accertato che la famiglia paterna di Leonardo traeva le sue origini dalle terre del Montalbano (il nonno era nativo di Vinci e la nonna originaria di Bacchereto), sulla madre non sono mai stati rinvenuti documenti in grado di fare luce sulla sua provenienza.
La documentazione giunta sino a noi identifica con chiarezza che la discendenza di Leonardo è costellata di avi facenti parte la categoria dei notabili e notai.
Tutta la genealogia della sua famiglia è costellata di notai con una grande attività, documentata a partire da ser Guido di Michele
1312.
Ser Guido di Michele
1359
Ser Giovanni, Impegnati presso lo Studio e le più alte Magistrature di Firenze.
1360
I figli ser Piero, Impegnati presso lo Studio e le più alte Magistrature di Firenze.
Da ser Piero nacque Antonio, marito di una figlia di notaio (Lucia di ser Piero Zosi) e padre dell'altro ser Piero che ebbe come figlio illegittimo Leonardo (nato il 15 aprile 1452).
1448, Marzo
Ser Piero, padre di Leonardo, cominciò a svolgere la sua attività, gravitando attorno alla Badia Fiorentina.
Abitò a Firenze nell'area poi occupata da palazzo Gondi, in piazza San Firenze.
1464
Ser Piero si risposò allora con la quindicenne Francesca di ser Giuliano Manfredini (1464), che pure morì senza progenie.
1468
Il monastero benedettino l'affittò a Ser Piero e al collega ser Piero di Carlo del Viva.
Ser Piero ebbe una lunga e prestigiosa carriera. Lavorò per i Medici, per la Badia Fiorentina, per il convento di San Pietro Martire e per la Santissima Annunziata, per la quale rogò l'atto di patronato delle cappelle della tribuna da parte del marchese di Mantova Ludovico Gonzaga il 7 settembre 1470.
1452
Ser Piero di Vinci contrae le nozze con con Albiera di Giovanni Amadori, dalla quale non ebbe figli che siano sopravvissuti alla primissima infanzia. La coppia accudì comunque amorevolmente il piccolo Leonardo, come testimoniano alcune note lasciate dal nonno Antonio. (non citato il documento) Albiera morì appena ventottenne nel 1464, quando la famiglia risiedeva già a Firenze, e venne sepolta in San Biagio.
1475
Con la terza moglie, Margherita di Francesco di Jacopo di Guglielmo (1475), morta nel 1486, ebbe finalmente sei figli.
(1478-1525)
Giuliano, freatello di Leonardo, esercitò come il padre l'arte del notaio , e fu l'ideatore dei costumi eseguiti in occasione del carnevale fiorentino del 1516, a cui fu presente Leone X.
1451
All’epoca in cui fu concepito Leonardo - secondo Barbara Prosperi - , il giovane si trovava all’inizio di una promettente carriera notarile, e fidanzandosi con Albiera aveva stretto un vantaggioso legame con la famiglia fiorentina degli Amadori, appartenente all’alta borghesia del capoluogo toscano. Nel frattempo, mentre si divideva tra la città del giglio e Vinci, in quest’ultima località aveva avuto con la suddetta Caterina – della quale non sappiamo che il nome – la relazione dalla quale era nato il bambino. Nonostante la sua condizione di illegittimo, egli venne immediatamente riconosciuto e calorosamente festeggiato, come testimonia ad esempio l’alto numero di padrini e madrine – addirittura dieci – presenti al rito del battesimo, ma non per questo ser Piero rinunciò all’imminente matrimonio, segno evidente che la condizione sociale della giovane da cui aveva avuto il figlio non era considerata consona ad un uomo di legge.
1452
Piero da Vinci dunque celebrò le sue nozze con Albiera degli Amadori l’anno stesso in cui venne alla luce Leonardo, mentre Caterina si sposò due anni più tardi con Antonio di Piero Buti detto l'”Accattabriga”, un fornaciaio che possedeva alcuni terreni a pochi chilometri di distanza dal centro del villaggio. Si trattò quasi sicuramente di un matrimonio combinato dal padre di ser Piero, che intese in tal modo riparare alla condotta poco ortodossa tenuta dal figlio assicurando alla ragazza una sistemazione decorosa. Il fatto che Caterina avesse atteso due anni prima di maritarsi si può giustificare considerando che a quei tempi l’allattamento di un neonato durava in media diciotto mesi, dunque è del tutto plausibile che la giovane avesse atteso il momento dello svezzamento per consegnare il piccolo alla famiglia paterna, che da quel momento si occupò di allevarlo ed educarlo. Poiché Piero trascorreva insieme ad Albiera la maggior parte dell’anno a Firenze, dove era assorbito dagli impegni professionali, il compito di crescere il bambino dovette spettare soprattutto ai nonni, ed in particolar modo a monna Lucia. Per il resto non è dato sapere se e quanto Leonardo riuscisse a vedere e a frequentare la madre, che peraltro partorì cinque figli in un breve volgere di anni e fu sicuramente molto impegnata nell’accudire la prole.
1504
Secondo gli studi del professore statunitense Louis A. Waldman, vice direttore di Villa 'I Tatti' a Firenze, sede dell'Harvard Center for Italian Renaissance Studies e di un carteggio che rappresenta l'inventario dell'abitazione del padre biologico, ser Piero, risalente al 1504, Leonardo da Vinci sarebbe stato cresciuto da due 'padri', quello naturale e lo zio.
I grossi volumi dei suoi protocolli sono conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze e si chiudono con un atto del giugno 1504, che precede la morte. Sono largamente interessanti per la storia delle arti, la rilevanza dei personaggi che ne sono protagonisti, per la rarità del contenuto. Ser Piero da Vinci infatti fu anche un uomo di grande cultura artistica. Come testimonia l'aneddoto del Vasari sulla vendita con notevole profitto della famosa Medusa dipinta da Leonardo, capì il talento del figlio e scelse per lui la bottega del Verrocchio.
Altri sei figli ne ebbe con il quarto e ultimo matrimonio, con Francesca Lanfredini.
Leonardo ebbe così dodici tra fratellastri e sorellastre, tutti molto più giovani di lui (l'ultimo nacque quando Leonardo aveva quarantasei anni), con i quali ebbe pochissimi rapporti, ma che gli diedero molte grane dopo la morte del padre nella contesa sull'eredità.
Anche due altri figli (legittimi) di ser Piero furono uomini di talento e cultura.
Lorenzo fu autore di un Confessionale, ora conservato presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze.
Accuratissimo calligrafo, è ricordato anche come possessore ed esecutore di uno dei più belli e complessi segni notarili conosciuti - un intreccio di tre anelli diamantati con rami cosparsi di fogliami d'alloro - per il quale è stato fatto il nome, almeno come ispiratore, dello stesso Leonardo.
1504
Allo stesso modo, una lettera «I» apre l'unico suo protocollo superstite e in essa sono disegnati profili umani.
Muore il giorno 9 luglio del 1504, l'evento è così annotato dal figlio Leonardo:
"A dì 9 di luglio 1504, mercoledì a ore 7 morì Ser Piero da Vinci, notaio di Palazzo del Podestà, mio padre a ore 7..."
Già alcuni scritti dell'artista avevano messo in evidenza il forte legame con il fratello del padre, Francesco da Vinci, che lo crebbe mentre il genitore era Firenze. Il Vasari, nel celebre 'Vite', commise un errore chiamando Ser Piero l'affezionato zio da cui fu cresciuto, cosa che dimostrerebbe quanto stretta fosse la relazione con il fratello del padre.
Leonardo Da Vinci: il nuovo albero genealogico
abbraccia 21 generazioni, 690 anni, trova 14 discendenti maschi viventi.
I sorprendenti risultati di un'indagine decennale condotta da Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato forniscono una solida base per portare avanti un progetto di ricerca sul DNA di Leonardo da Vinci.
Il loro ampio studio , pubblicato dalla rivista Human Evolution (Pontecorboli Editore, Firenze), documenta con nuova certezza la linea maschile continua, di padre in figlio, della famiglia Da Vinci (poi Vinci), dal capostipite Michele (nato nel 1331) al nipote Leonardo (6a generazione, nato nel 1452) fino ad oggi – 21 generazioni in tutto, inclusi cinque rami familiari – e identifica 14 discendenti viventi.
Il lavoro colma le lacune e corregge gli errori nelle precedenti ricerche genealogiche sulla famiglia di Leonardo, offrendo al contempo nuove scoperte e aggiornamenti sull'albero genealogico.
Questo testo approfondisce e amplia enormemente la scoperta annunciata a Vinci, in Italia, nel 2016 dagli stessi Vezzosi e Sabato di numerosi discendenti viventi ma indiretti tra cui solo due maschi in linea diretta, fino alla 19a generazione, da un unico ramo della famiglia Vinci .
Fornisce inoltre per la prima volta i dati documentari e le fonti informative di oltre sette secoli all'attuale anagrafe, mentre sono in corso lavori su ulteriori rami familiari.
I ricercatori Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato
Lo stesso Leonardo aveva almeno 22 fratellastri ma nessun figlio; un nuovo documento inedito dimostra che Paolo di Leonardo da Vinci da Firenze era un caso di omonimia. I cinque rami familiari fanno risalire al padre di Leonardo, ser Piero (5a generazione), e al fratellastro Domenico (6a). Dalla 15a generazione , sono stati raccolti dati su oltre 225 individui. Lo studio, con la collaborazione dei discendenti viventi, contribuisce al lavoro dell'Associazione Leonardo Da Vinci Heritage.
Questa straordinaria e autorevole indagine genealogica di 690 anni è fondamentale per il lavoro scientifico affiliato che Vezzosi e Sabato hanno portato avanti con il progetto internazionale Leonardo da Vinci DNA, sostenuto dalla Richard Lounsbery Foundation. Il progetto coinvolge il J. Craig Venter Institute di La Jolla, California e diverse altre università e centri di ricerca di alto profilo, tra cui il Dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze, diretto da David Caramelli.
È noto che il cromosoma Y, trasmesso ai discendenti maschi, rimane pressoché invariato per 25 generazioni. Confrontando il cromosoma Y dei parenti maschi di oggi con quello dei loro antenati nei luoghi di sepoltura antichi e moderni si verificherebbe la linea familiare ininterrotta e si certificherebbe il marcatore del cromosoma Y di Leonardo.
Le domande che potrebbero essere indagate una volta confermato il DNA di Leonardo includono le ragioni del suo genio, informazioni sulle origini geografiche dei suoi genitori, la sua prestanza fisica, l'invecchiamento precoce, la mancinità , la dieta, la salute e eventuali malattie ereditarie, e la sua straordinaria visione, sinestesia e altri aspetti sensoriali. percezioni.
Il confronto dei dati biologici potrebbe anche potenzialmente aiutare a verificare l’autenticità delle opere d’arte e dei materiali trattati da Leonardo, aprendo così la strada a collegamenti tra biologia e arte con ampie implicazioni per il mercato dell’arte mondiale in termini di attribuzione artistica e materiali.
Il celebre leonardista americano delle Università del Texas e Harvard ipotizza, sulla scorta dell'inventario inedito, anche una nuova identificazione per il celebre 'Autoritratto' di Leonardo conservato nella Biblioteca Reale di Torino. Secondo il professor Waldman, in quel ritratto sarebbe raffigurato il 'secondo padre di Leonardo, cioè lo zio Francesco, e non l'autore della 'Gioconda' come finora si è sempre sostenuto. Nell'inventario della casa del padre naturale ser Piero da Vinci si cita una 'testa', cioè il ritratto dello zio Francesco realizzato nell'ultimo decennio del '400, che sarebbe poi andato perduto. Waldman sostiene che l'uomo raffigurato in quello che viene definito l'Autoritratto appare troppo vecchio per poter essere Leonardo all'epoca in cui lo dipinse.
Da qui l'ipotesi che il dipinto a matita rossa sanguigna vada identificato con il ritratto perduto dello zio di cui parla l'inventario dei beni di ser Piero da Vinci. Waldman illustrerà la sua scoperta nel corso della 'XLIX Lettura Vinciana' in programma domani, sabato 18 aprile, alle ore 10.30, alla Biblioteca Leonardiana di Vinci (Firenze).
2006
Uno studio dattiloscopico del 2006 sulla base di una impronta di Leonardo ipotizzò che Caterina potesse essere di origine mediorientale. Questa ipotesi è smentita da Simon Cole, professore associato di criminologia, diritto e società all'Università della California a Irvine, perché non si può prevedere l'origine etnica di una persona da questo tipo di studi dattiloscopici.
2017
Secondo Martin Kemp, professore emerito all'Università di Oxford e uno dei massimi conoscitori della vita di Leonardo, non c'è alcuna prova che Caterina fosse una schiava di origine mediorientale. Dopo aver scavato in archivi e documenti trascurati in Italia, nel 2017 Kemp, insieme al ricercatore italiano Giuseppe Pallanti, ha trovato documenti che proverebbero che la madre di Leonardo fosse una giovane donna locale di nome Caterina di Meo Lippi, di circa 16 anni e di umili origini. Conosciuta come Buti del Vacca solo dopo il matrimonio con Antonio di Pietro Buti del Vacca, avvenuto dopo la nascita di Leonardo.
Bibliografia
R. Cianchi, Vinci, Leonardo e la sua famiglia (con appendice di documenti inediti), Milano, Industrie Grafiche Italiane Stucchi, s.d. (1952).
Anonimo, L'abitazione della famiglia di Leonardo a Firenze, in Raccolta Vinciana, IX, 1913-17.
G. Uzielli, Ricerche intorno a Leonardo da Vinci, G. Pellas, Firenze, 1872.
F. Moeller, Ser Giuliano di ser Piero da Vinci e le sue relazioni con Leonardo, in Rivista d'Arte, XVI, 1934.
R. Casarosa e Alessandro Guidotti, Notariato e storia delle arti a Firenze nel Medioevo, in Il notaio nella civiltà fiorentina, Vallecchi, Firenze, 1984, scheda 278 (A. Guidotti).
Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Mondadori Arte, Milano 2007. ISBN 978-88-370-6432-7
Elisabetta Ulivi, Le residenze del padre di Leonardo da Vinci a Firenze nei quartieri di Santa Croce e di Santa Maria Novella, Pisa 2007.
Elisabetta Ulivi, Per la genealogia di Leonardo : matrimoni e altre vicende nella famiglia Da Vinci sullo sfondo della Firenze rinascimentale, Firenze 2008
Angelo Paratico, "Leonardo Da Vinci. A Chinese Scholar Lost in Renaissance Italy" Lascar Publishing, 2015.
Alberto Malvolti, Alla ricerca di Piero di Malvolto. Note sul battesimo di Leonardo da Vinci ,in "Erba d'Arno" n. 141-142, 2015, pp. 37-70
Enrica Crispino, Leonardo, Firenze, Giunti, 2002, ISBN 88-09-02547-4.
Martin Kemp e Giuseppe Pallanti, Mona Lisa: The People and the Painting, Oxford, Oxford University Press, 2017, ISBN 978-0-19-874990-5.
Martin Kemp, 50 anni con Leonardo: lucidità e follie attorno all'opera di un genio, traduzione di Maria Carla Dallavalle, Milano, Rizzoli, 2019, ISBN 978-88-918-2133-1.
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