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1489, tra il 21 gennaio e il 5 febbraio
L’Ordine de le Imbandisone è il menù del Banchetto nuziale in onore di Gian Galeazzo Sforza e Isabella d'Aragona, il banchetto che si tenne a Tortona, nella residenza del Conte Bergonzio Botta .
La cronaca dei festeggiamenti ci è stata lascita da Tristano Calco
Chi era Tristano Calco?
Tristano Calco de la Scala è stato un membro della famiglia nobile dei della Scala, che ha governato la città di Verona durante il Medioevo. La famiglia dei della Scala, chiamata anche “degli Scaligeri”, è stata una delle dinastie più importanti e potenti del Nord Italia durante il XIII e il XIV secolo, molto vicina alla famiglia milanese degli Sforza, con la quale ebbero rapporti eccellenti.
Tristano Calco de la Scala è noto principalmente per essere stato coinvolto in eventi storici legati alle vicende politiche della sua epoca. Tuttavia, le informazioni specifiche su di lui potrebbero essere limitate, poiché era un personaggio minore rispetto ad altri membri della famiglia Scala, come ad esempio Cangrande della Scala o Mastino II della Scala.
La famiglia Scala ha avuto un ruolo significativo nella storia di Verona e dell'Italia settentrionale durante il periodo medievale, e Tristano Calco de la Scala potrebbe aver partecipato agli eventi politici e militari della sua epoca in qualità di membro della famiglia.
Proprio Tristano Calco lascia traccia in qualità di testimone, degli accadimenti della cerimonia, cosi come riportato successivamente in un testo stampato nel 1644 a Milano. Lui annota così l'evento:
“Nuptiae Mediolanesium Docum sive Iannis Galeacij cum Isabella Aragona, Ferdiandi Neapolitanorum Regis nepote, in Redidua“, ovvero tradotta in italiano è "Documentazione delle nozze di Milano, o meglio delle nozze di Gian Galeazzo con Isabella d'Aragona, nipote del re Ferdinando di Napoli, a Ridolfo".
Ci sono altre testimonianze?
Un'altra testimonianza ritenuta attendibile, fu quella di Stefano Dulcino che lo scrisse in "Nuptiae Ducis Mediolani", ovvero locuzione latina che significa "Le nozze del Duca di Milano" nello stesso anno.
Cronaca della cerimonia
Secondo fonti storiche, in occasione dell’arrivo dei due sposi, il conte Bergonzio Botta di Tortona ospitò nel suo castello una cena che sembrò superare ogni altra in sfarzo e ricchezza. Tutti i “cronisti” del luogo ne fecero cenno.
Chi era Bergonzio Botta di Tortona?
Nobile pavese, nacque verso il 1454 da Giovanni. Con l'aiuto del fratello Giacomo, che fu per lungo tempo ambasciatore sforzesco presso la corte di Roma, il B. dovette guadagnarsi presto il favore di Ludovico il Moro, del quale passava già per uno dei protetti in una lettera del nunzio pontificio Giacomo Gherardi a Innocenzo VIII in data del 6 ag. 1489. Entrato anch'egli al servizio sforzesco in data imprecisata, nel 1491 figura come titolare di un'importante carica dell'amministrazione finanziaria del ducato. Come maestro delle entrate ordinarie è ricordato da un cronista del tempo tra i fidatissimi del Moro, che con il loro malgoverno mandarono in rovina lo Stato. Il suo castello non esiste più, se non alcuni ruderi sparsi per il colle.
Leonardo cerimoniere
Leonardo da Vinci si occupò personalmente di organizzare l'evento sia in ambito logistico che progettuale su richiesta esplicita di Ludovico il Moro, che volle essere sicuro di poter assistere a qualcosa di meraviglioso. Leonardo per lo stesso duca aveva in precedenza organizzato feste e banchetti sia per gli ospiti giunti alla corte degli Sforza a Milano, che in alcuni ricevimenti dei Gonzaga in città, destando sempre grande interesse da parte deli ospiti che, di volta in volta, vennero sorpresi dall'avanguardia organizzativa messa in scena ds Leonardo. Ludovico il Moro contava molto sulle capacità dello stesso Leonardo, a tal punto da chiedergli, per quanto riguarda l'organizzazione delle pietanze “non un semplice, per quanto opulento, banchetto, ma qualche cosa di più, qualcosa di mai visto prima, un trionfo non solo di vivande, ma anche di musica e di poesia”.
Leonardo conosceva “Platina” e prese spunto dai suoi scritti
Chi era Platina?
Platina, il cui vero nome era Bartolomeo Sacchi, fu un umanista e uno scrittore italiano del Rinascimento. Nato nel 1421 a Piadena, nei pressi di Cremona, Platina divenne uno dei più influenti studiosi del suo tempo.
E' noto soprattutto per il suo lavoro "De honesta voluptate et valetudine" ("Sulla vera gioia e la buona salute"), pubblicato nel 1474. Questo libro è un trattato culinario che contiene ricette e consigli su come preparare e consumare cibi sani e gustosi. È considerato uno dei primi libri di cucina stampati in Europa.
Inoltre, Platina scrisse diverse opere storiche e biografiche, tra cui "Historia Baetica" e "Vite di Papa Leone X" ("Vitae Pontificum"). Fu anche coinvolto nella politica del suo tempo e svolse un ruolo importante come segretario pontificio durante il pontificato di Papa Sisto IV.
Platina fu arrestato nel 1487 dall'Inquisizione spagnola per le sue opinioni considerate eretiche e fu imprigionato per alcuni anni. Tuttavia, fu rilasciato nel 1490 e continuò la sua carriera letteraria fino alla sua morte, avvenuta nel 1481 a Roma.
Il lavoro di Platina riflette gli interessi e le preoccupazioni del Rinascimento italiano, compresa l'importanza della cultura umanistica, della storia e della gastronomia.
Forte di queste letture e convinto assertore di una cucina del gusto, Leonardo pensava ad una cucina di grande qualità e di piaceri del palato. I suggerimenti che dava erano quelli di dedicare il giusto tempo alla masticazione, non solo per una corretta digestione, piuttosto far emergere i gusti e gli odori, decritti come “risvegliare i succhi” e “suscitare piacere”.
Va ricordato che Leonardo riteneva l'alimentazione molto di più che cibare il corpo, piuttosto la riteneva un vero e proprio stile di vita che l'uomo avrebbe dovuto perseguire fino alla sua morte.
Cosa prevedeva il banchetto creato da Leonardo?
L’apertura del banchetto fu fatta da Giasone e dagli Argonauti.
Chi erano Giasone e gli argonauti?
Giasone e gli Argonauti sono protagonisti di una famosa leggenda della mitologia greca. Giasone era un eroe greco che guidò un gruppo di valorosi compagni, noti come gli Argonauti, in una avventurosa spedizione alla ricerca del leggendario Vello d'Oro.
La leggenda narra che Giasone, desiderando riconquistare il regno di Iolco, che era stato usurpato da suo zio Pelia, accettò l'incarico di recuperare il Vello d'Oro, un prezioso manto di un ariete alato, dal regno di Colchide, situato sul Mar Nero. Con l'aiuto della maga Medea, figlia del re di Colchide, Giasone e gli Argonauti si imbarcarono sulla nave Argo per affrontare numerose prove e pericoli lungo il viaggio.
Durante la loro avventura, Giasone e gli Argonauti affrontarono molte sfide, tra cui il passaggio per le Sirti, l'incontro con i Sireni e il superamento delle Clupea, le onde generate da un insidioso mostro marino. Grazie all'aiuto di Medea, Giasone riuscì a superare con successo queste prove e ad ottenere il Vello d'Oro.
Tuttavia, il ritorno di Giasone a Iolco portò con sé nuove tragedie, compresa la vendetta di Medea contro Pelia e la successiva tragedia familiare che seguì. La storia di Giasone e degli Argonauti è stata oggetto di numerose opere letterarie, tra cui il poema epico "Argonautiche" di Apollonio Rodio, e ha ispirato molte rappresentazioni artistiche e culturali nel corso dei secoli.
il cui vello d’oro servì da tovaglia per la tavola degli sposi;
Il Vello d'Oro è un elemento leggendario della mitologia greca. Si tratta di un prezioso manto ricavato dal vello di un ariete alato, noto come ariete di Crisomallus, che era stato sacrificato da Frixo, figlio di Atamante, per evitare di essere ucciso dal patrigno. Frixo e sua sorella, Elli, si imbarcarono sul dorso dell'ariete e volarono via, attraversando il Mar Nero fino a raggiungere la terra di Colchide, dove il re Eete accolse Frixo come un eroe e lo ospitò.
Entrò in scena Mercurio, il messaggero degli dei, che sospinsi un vitello ripieno di uccelli vivi che cantavano.
Subito dopo fu il turno di Apollo che entrò in scena con due vitelli farciti di fagiani cotti e pernici;
Atalanta portò il cinghiale e Diana il cervo arrostito; due pavoni trainarono il carro di Iride, mentre Giunone e Orfeo portarono diverse specie di volatili. Infinite serie di portate minori fecero da contorno a quelle principali che terminarono con Po, Adda e Ticino e la cena di magro a base di pesci. Bacco ed Ebe per tutto il tempo servirono vino e distribuirono anfore.
Nessuna portata fu servita senza l’accompagnamento di attori, mimi, cantanti e ballerini.
Leonardo iniziò a pensare ai “servizi di credenza”.
Ma cos'erano i “servizi di credenza”?
Durante il Rinascimento, i servizi di credenza svolgevano un ruolo importante nelle corti nobiliari e nelle dimore dei ricchi mercanti. La credenza era un mobile o una stanza adibita a conservare e servire cibi e bevande durante i pasti, oltre a essere utilizzata per l'esposizione di oggetti di valore come argenteria, porcellane e cristallerie.
I servizi di credenza erano particolarmente elaborati nelle corti dei sovrani e dei nobili, dove il banchetto era un importante momento di rappresentanza e di potere. Durante i banchetti, i cibi e le bevande venivano disposti su tavole lunghe e abbondantemente decorate, mentre i servitori della credenza si occupavano di servire gli ospiti, assicurandosi che avessero tutto ciò di cui necessitavano.
I servizi di credenza del Rinascimento includevano una vasta gamma di piatti, posate, bicchieri e oggetti di servizio, spesso realizzati con materiali preziosi come argento, oro e porcellana. Questi servizi erano talvolta ornati con stemmi nobiliari, emblemi familiari o scene mitologiche e allegoriche, dimostrando il prestigio e il potere del padrone di casa.
Nelle dimore dei mercanti e della borghesia emergente, i servizi di credenza potevano essere meno elaborati ma comunque riflettevano lo status sociale e l'aspirazione alla raffinatezza dei loro proprietari. In entrambi i casi, i servizi di credenza erano un elemento essenziale della cultura materiale del Rinascimento, testimonianza del gusto estetico e della ricchezza della società del tempo.
Cosa comprendevano?
Per questa cerimonia Leonardo inserì alcuni piatti freddi, probabilmente come i nostri attuali antipasti, e tra questi vi erano le insalate verdi, rosse e bianche, formaggi di vacca e capra insalate, ma l’unico formaggio selezionato per i palati fini dei commensali fu il Montebore, caratterizzato da tre diverse forme sovrapposte, una sopra l'altra, che ricordano una torre o un obelisco. Questa forma particolare è tradizionalmente attribuita alla necessità di conservare il formaggio in modo efficiente durante il trasporto e lo stoccaggio ed prodotto sulle valli tortonesi e alessandrine.
Seguivano salcizzoni di bue e maiale ( o salicizze de bove), una serie di torte di sale e biscotti di imbevere, cioè da inzuppare nel vin dolce e malvasia.
I primi
Per quanto riguarda i primi, pensò “carni preparati in anticipo e serviti freddi”. In questo caso è possibile pensare che si trattasse di carne lavorata e marinata il giorno prima, cosa che piaceva fare a Leonardo, servita il giorno appresso tiepida.
Le carni erano diverse cosi come lo erano le numerose portate, tutte decorate finemente con frutta e spezie colorate, quasi a crear scultura. La stessa cosa avveniva per le portate di pesce.
I “servizi di cocina”,
Va ricordato che durante il Rinascimento, i servizi di cucina erano molto elaborati, specialmente nelle dimore dei nobili e nelle corti reali, dove la preparazione e la presentazione del cibo erano considerate importanti manifestazioni di potere e status sociale. Gli utensili e le attrezzature da cucina potevano essere realizzati con materiali preziosi come argento, oro e rame, e talvolta erano ornati con decorazioni elaborate e stemmi nobiliari.
Includevano una vasta gamma di strumenti e attrezzature progettati per soddisfare le esigenze di cucina dell'epoca, che spaziavano dalla cottura alla griglia, dalla pasticceria alla macinazione e altro ancora. Questi servizi riflettevano il gusto estetico e la ricchezza della società rinascimentale e costituivano un elemento essenziale della cultura materiale del tempo.
ognuno come un atto teatrale: piatti trionfali, riccamente decorati seguiti da una ventina di piatti di carne e pesce. I servizi di credenza sono stati realizzati dalle migliori cucine e ristoranti del territorio.
Tavolo degli sposi
Oltre agli sposi, Isabella D’Aragona e Gian Galeazzo Maria Sforza, vi erano Ludovico il Moro, il Conte Bergonzio Botta e consorte, la Coppia di ospiti ungheresi, la Dama di camera di Isabella e l’ambasciatore Trotti ( non si conosce dove fosse seduto Leonardo, ma certamente era presente alla cerimonia in qualità di organizzatore e “controllore”).
Si diede così vita al più sfarzoso banchetto di fine quattrocento che fu il preludio della festa del Paradiso dell’anno successivo al Castello Sforzesco di Milano.
Cerimonia-spettacolo
Leonardo non volle limitarsi ad un banchetto, seppur straordinario , piuttosto decise di abbinare al momento di convivialità degli sposi e degli ospiti, qualcosa che potesse allegramente intrattenerli in un clima di spensieratezza e divertimento: pensò di introdurre ,lo spettacolo nel banchetto.
In effetti, mai prima di allora, un banchetto importante o una cerimonia di corte, prevedeva uno spettacolo durante il consumo del cibo e, proprio per questo, Leonardo decise di creare un tutt'uno al fine di “inventarsi” musica, goliardia, saltimbanchi e cibo, quello che in quegli anni nessuno inventò e che a lui si attribuisce la scoperta: la cerimonia-spettacolo.
Lo spettacolo era previsto diverse volte, tra una portata e l'altra per poi concludersi con lo spettacolo finale raggiungendo cosi l'apice della scenografia, della musica e degli “effetti speciali”.
Proprio Tristano Calco de la Scala parla di questo : “Tolte le mense fu rappresentato uno spettacolo adattissimo alla circostanza“.
Oggi l’unica copia ritrovata del poemetto-menù di quel giorno: l”Ordine de le Imbandisone” è conservata a Lugano presso la Fondation Bing (Bibliothèque Internationale de Gastronomie).
1489, 2 aprile
Leonardo continua i suoi studi sull'anatomia umana, riprendendo nel dettaglio , i singoli aspetti della muscolatura degli arti superiori e inferiori, nonchè lo studio dinamico del cranio e gli studi dei carichi sulla colonna vertebrale. Una testimonianza del suo lavoro appare in uno dei fogli di Winsor 19059r dove annota:
“ Addì 2 d'aprile 1489, Libro titolato de figura umana".
vai alle tavole anatomiche di Leonardo
1489, luglio
Pietro Alamanni scrive in luglio, da Milano, a Lorenzo il Magnifico.
Chi era Pietro Alamanni?
fu un nobile italiano del Rinascimento, nato intorno al 1440 e morto nel 1505. Egli era un membro della famiglia Alamanni, una delle famiglie nobili più influenti di Firenze.
Pietro Alamanni ricoprì diverse cariche politiche e diplomatiche nella Repubblica di Firenze. Fu ambasciatore a Roma e in diverse città italiane ed europee, svolgendo un ruolo importante nelle relazioni diplomatiche della città-stato fiorentina con altri stati e potenze europee.
fu coinvolto nelle vicende politiche e militari del suo tempo, partecipando a varie campagne militari condotte dalla Repubblica di Firenze. La sua famiglia aveva legami con le famiglie Medici e de' Pazzi, e Pietro stesso fu coinvolto nelle lotte di potere interne a Firenze. Sebbene non sia una figura così nota come alcuni dei suoi contemporanei, Pietro Alamanni fu un esempio tipico dei nobili fiorentini che giocarono un ruolo significativo nella politica e nella società del Rinascimento italiano.
Nella lettera inviata al Magnifico, il Moro gli richiede fonditori per il Monumento Sforza commissionato a Leonardo e sembra dubitare del buon fine dell'opera.
1489
Tra la sua bottega milanese e la corte degli Sforza, inizia il ritratto di Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro.
Un opera considerata a tutti gli effetti "definita" da Leonardo, ovvero curata dall'inizio alla fine ( cosa piuttosto arra per lui). Un dipinto che racchiude la storia di una donna assai colta, multilingue e amante delle arti e delle lettere, donna che affascinò proprio per la sua cultura lo stesso Leonardo. Universalmente riconosciuta come “Dama con ermellino” ,' oggi e visibile presso il Museo di Cracovia
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