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LEONARDO DA VINCI: ANNO 1484
La Madonna del Garofano, forse non è una delle opere più note di Leonardo da Vinci, ma è stata attribuita a lui in alcuni contesti. Il dipinto prende il nome dal garofano rosso che la Madonna tiene tra le dita. La storia di questo dipinto è avvolta da incertezza e dibattito tra gli studiosi.
Si crede che il dipinto sia stato realizzato intorno al 1478-1480 ed è stato attribuito a Leonardo da Vinci o alla sua scuola. Tuttavia, ci sono opinioni divergenti tra gli esperti sull'autenticità del dipinto e sull'effettiva mano che lo ha creato. Alcuni studiosi sostengono che potrebbe essere stato realizzato da uno dei suoi allievi o seguaci, mentre altri credono che potrebbe essere stato completato dallo stesso Leonardo. evidenzia l’evoluzione dello stile dell’artista, con una maggiore armonia tra i vari elementi del dipinto, lasciando intravedere sfumature e chiaroscuri tipici dello stile leonardesco.
1484, estate
Nell’estate del 1484 a Milano scoppia la peste.
La peste che colpì Milano nel 1484 fu una delle molte epidemie di peste che hanno flagellato la città nel corso dei secoli.
Ciò che sappiamo è che la peste era una malattia altamente contagiosa causata dal batterio Yersinia pestis, che si diffondeva principalmente attraverso le pulci dei ratti. La malattia causava febbre, bubboni e altri sintomi gravi, portando spesso alla morte delle vittime entro pochi giorni dall'infezione.
Vivere a Milano durante l'epoca della peste nel 1484 sarebbe stato estremamente difficile e spaventoso per la popolazione. La peste era una malattia altamente contagiosa e mortale, causata dal batterio Yersinia pestis, che si diffondeva rapidamente tra le persone e poteva portare alla morte entro pochi giorni dall'infezione.
Le condizioni di vita durante un'epidemia di peste erano estremamente precarie e insalubri. Le città come Milano sarebbero state affollate e sovraffollate, con scarsità di risorse e infrastrutture sanitarie insufficienti per affrontare una malattia così diffusa. Le abitazioni erano spesso sovraffollate e prive di igiene, facilitando la trasmissione della malattia.
La paura e il panico si diffondevano rapidamente tra la popolazione, e le persone avrebbero cercato di proteggersi evitando il contatto con gli altri e cercando rifugio nelle proprie case. Le autorità locali avrebbero probabilmente imposto misure di quarantena e restrizioni sugli spostamenti per cercare di contenere la diffusione della malattia, ma queste misure sarebbero state difficili da applicare in una città così densamente popolata.
Nel 1484, l'approccio alla cura della peste a Milano e in altre città era limitato e spesso inefficace, poiché non si conosceva la causa o il modo preciso di trasmissione della malattia. Tuttavia, esistevano alcune pratiche mediche e misure preventive che venivano impiegate nella speranza di combattere l'epidemia. Ecco alcuni degli approcci che potrebbero essere stati utilizzati:
Una delle principali misure preventive era l'istituzione di quarantene e l'isolamento delle persone infette o sospette di essere infette. Le persone colpite dalla peste venivano spesso separate dalle comunità e messe in quarantena per cercare di limitare la diffusione della malattia.
Anche se non si conosceva il modo preciso in cui la peste si diffondeva, venivano adottate misure di igiene e pulizia per cercare di prevenire l'infezione. Questo includeva lavarsi le mani, mantenere puliti gli ambienti abitativi e rimuovere i rifiuti e i materiali infetti.
I medici dell'epoca avrebbero probabilmente impiegato varie medicine tradizionali nel tentativo di trattare i sintomi della peste. Tuttavia, molti di questi rimedi erano inefficaci e basati su credenze popolari piuttosto che su prove scientifiche.
Di fronte a una malattia così devastante e spaventosa, molte persone si sarebbero rivolte alla religione e alla preghiera per cercare conforto e protezione. Le cerimonie religiose e le processioni sacre potrebbero essere state organizzate nella speranza di placare la collera divina e ottenere guarigione.
Poiché si credeva che i roditori fossero i vettori principali della peste, venivano adottate misure per controllare la popolazione di topi e ratti nelle città, come la pulizia delle strade e l'uso di trappole per roditori.
Le morti sarebbero state numerose, a Milano si pensa siano stati oltre 500.000, che per l'epoca era un numero terribile, con i corpi delle vittime ammassati in fosse comuni o abbandonati per strada. La peste avrebbe avuto un impatto devastante sull'economia locale, interrompendo le attività commerciali e riducendo la produzione agricola a causa della mancanza di manodopera.
Inoltre, la peste avrebbe avuto un impatto significativo sulla vita sociale e culturale della città, con eventi pubblici e riunioni spesso cancellati o posticipati per evitare la diffusione della malattia.
La disperazione e la tristezza sarebbero state diffuse, con molte persone che avrebbero perso amici e familiari a causa della malattia.
In breve, vivere a Milano durante l'epoca della peste nel 1484 sarebbe stato un'esperienza estremamente difficile e spaventosa, con la popolazione che lottava per sopravvivere in un periodo di grande incertezza e paura.
Questo fu uno dei motivi per i quali Ludovico il Moro, Signore di Milano, per evitare il contagio mortale, decide di trasferirsi con buona parte della sua corte, compreso Leonardo, presso la Sforzesca di Vigevano, la sua residenza estiva.
Leonardo si trasferisce a Vigevano
In questo periodo Leonardo, vedendo cosa stava succedendo a Milano, decide ad elaborare un progetto urbanistico volto a mettere il popolo maggiormente al riparo dai contagi. Prepara gli schizzi di una città ideale e li invia al Moro.
Il tutto deve essere provvisto di fognature e circolazione dell’aria. Per la prima volta nella storia viene disegnata una città che si può definire moderna. Ma proprio in quegli anni, dopo aver assistito alla tragedia, Leonardo si dedica con maggiore dedizione allo studio degli interrogativi eterni dell’umanità: chi siamo? dove andiamo? da dove veniamo? Eseguito a Milano intorno al 1490, il disegno “Studio di proporzioni del corpo umano” detto Uomo Vitruviano, rappresenta una ricerca sull’Uomo secondo i canoni dell’architetto romano Vitruvio da cui il disegno prende il nome. Nelle due figure geometriche del cerchio e del quadrato, ritenute perfette da Platone, Leonardo raffigura simultaneamente entrambe le potenzialità dell’essere umano, quella fisica e quella spirituale. In un gioco dinamico di mutazione, Leonardo dà vita all’equilibrio tra mente e corpo, tra cosmo e microcosmo.
L’Uomo Vitruviano rappresenta l’Uomo al Centro, in grado di dominare con l’intelletto e possedere con la conoscenza, con un’incancellabile aspirazione al futuro, pronto a reinventarsi ed a RIALZARSI! L’opera di Leonardo narra quindi di un aretè, la capacità di gestire le esperienze più difficili e stressanti della nostra vita, saperci adattare, tollerare il dolore e rialzarci. Non si tratta semplicemente di pensare positivo e convincerci che tutto andrà bene, si tratta invece di rimetterci AL CENTRO, e per farlo dovremmo agire come Leonardo che di fronte al dramma crea, innova e pensa al futuro. Difficile? Senza ombra di dubbio! Tuttavia questo non vuol dire che non sia possibile.
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